Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha lanciato un messaggio netto e inequivocabile dalla conferenza stampa congiunta tenutasi a Helsinki con il premier finlandese Patteri Orpo: “Noi siamo minacciati e ci difendiamo. Non deve esserci alcun dubbio su questo”. Le sue parole, pronunciate nel cuore dell’Europa settentrionale, suonano come un campanello d’allarme per le cancellerie del continente.
Merz: "Siamo minacciati e dobbiamo difenderci", la Germania alza il tono sulla sicurezza europea
Non è solo un’affermazione di principio, ma una presa di posizione concreta in un momento in cui i rapporti con la Russia attraversano una nuova fase critica. Il riferimento implicito è al conflitto in Ucraina, alla crescente pressione militare sul fronte orientale e alla necessità, sempre più percepita, di rafforzare la difesa europea sotto l’ombrello della NATO ma con iniziative autonome e coordinate.
Il gelo con Mosca e il fallimento della mediazione vaticana
Merz ha citato esplicitamente il tentativo del Vaticano di favorire un negoziato tra Russia e Ucraina, giudicandolo ormai superato dai fatti: “Se Putin non accetta neanche la mediazione della Santa Sede, significa che non mostra alcun interesse a una tregua”. La dichiarazione è un atto d’accusa diretto a Mosca, colpevole – secondo il cancelliere tedesco – di voler continuare il conflitto a oltranza, senza aperture reali al dialogo. La constatazione è amara, soprattutto alla luce del ruolo storico della diplomazia vaticana nei processi di pacificazione. Ma il fallimento di questa strada, sottolinea Merz, impone un cambio di passo. La Germania, in questo contesto, si propone come leader di una strategia più assertiva, non escludendo nuove forniture militari all’Ucraina e un rafforzamento dei dispositivi di deterrenza nei Paesi baltici e nell’area scandinava.
Uno scenario europeo sempre più militarizzato
Le parole di Merz non sono isolate, ma si inseriscono in una crescente retorica securitaria che coinvolge diversi governi dell’Unione Europea. La Finlandia, recentemente entrata nella NATO, condivide pienamente la linea tedesca, come dimostrato dall’accordo di cooperazione rafforzata siglato nelle scorse settimane. Helsinki rappresenta oggi uno dei partner più attivi nella ridefinizione delle strategie di difesa dell’Alleanza atlantica. L’obiettivo dichiarato è quello di garantire una protezione più efficace contro possibili manovre aggressive provenienti dalla Russia. La presenza tedesca in Finlandia, anche simbolicamente, rafforza l’asse nordico e conferma la volontà di Berlino di esercitare una leadership forte in materia di sicurezza.
Gaza come contraltare morale
Durante la stessa conferenza stampa, Merz ha toccato un altro nodo geopolitico, apparentemente distante ma in realtà connesso nella percezione pubblica: la crisi umanitaria a Gaza. “È arrivato il momento di dire che non è più comprensibile quello che sta accadendo”, ha dichiarato, aggiungendo di essere “sconvolto dalla spaventosa sofferenza della popolazione civile”. È una dichiarazione che segna un parziale scostamento dal tradizionale allineamento filo-israeliano del governo tedesco. Pur senza mettere in discussione il diritto di Israele alla difesa, Merz pone l’accento sulla necessità di proteggere i civili, aprendo la strada a un nuovo approccio tedesco basato sull’equilibrio tra sicurezza e diritti umani. La duplice condanna – della Russia per l’aggressione all’Ucraina e di Israele per l’eccessiva risposta militare – suggerisce una visione più articolata della politica estera tedesca, in bilico tra realismo strategico e tensione etica.
L’eco interna e le tensioni nella coalizione
Le affermazioni di Merz avranno inevitabili ripercussioni anche sul piano interno. La SPD, partner di governo, ha spesso assunto una postura più cauta, temendo un’escalation irreversibile. Anche i Verdi, fortemente attenti alle implicazioni umanitarie dei conflitti, potrebbero reagire con preoccupazione all’adozione di una linea dura. Tuttavia, Merz sembra deciso a imprimere una svolta, convinto che l’opinione pubblica tedesca – scossa dal deterioramento della situazione internazionale – sia pronta ad accettare un rafforzamento del ruolo militare della Germania. L’immagine di una nazione minacciata, unita alla volontà di proteggere i propri valori fondamentali, rappresenta il cardine narrativo attorno al quale ruota questa nuova fase dell’esecutivo tedesco.