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Meyerowitz, l’occhio che ha reinventato il colore: a lui il premio Sony per il contributo alla fotografia

- di: Giulia Caiola
 
Meyerowitz, l’occhio che ha reinventato il colore: a lui il premio Sony per il contributo alla fotografia

FOTO: Hps-PollCC BY-SA 3.0

Joel Meyerowitz, 86 anni, è il nuovo vincitore del titolo Outstanding Contribution to Photography dei Sony World Photography Awards 2026. Un premio che non celebra una singola opera, ma un percorso che ha ridefinito la grammatica visiva del secondo Novecento. Un riconoscimento alla carriera, certo. Ma più ancora un atto di restituzione: al fotografo che ha trasformato il colore in un linguaggio autonomo, capace di raccontare il mondo con una profondità fino ad allora riservata al bianco e nero.

Meyerowitz, l’occhio che ha reinventato il colore: a lui il premio Sony per il contributo alla fotografia

Annunciato da Roma, il premio sarà consegnato il 16 aprile 2026 a Londra, durante la serata di gala in cui saranno proclamati i vincitori assoluti del concorso internazionale.

Dalla street photography al racconto del trauma
New York, anni Sessanta. Il caos, la velocità, le improvvisazioni della strada. Qui nasce l’occhio di Meyerowitz: curioso, mobile, affamato di storie. Le sue prime fotografie street, scattate insieme ai giganti del genere, diventeranno il fondamento di un’estetica basata sul colpo d’occhio, sull’istante rivelatore che scivola via mentre lo si osserva.

Negli anni, il suo sguardo si spalanca. Passa dai viali di Manhattan ai paesaggi marini di Cape Cod, dalle geometrie dei colori agli oggetti che sembrano parlare dentro l’inquadratura. Poi arriva l’11 settembre, la ferita di Ground Zero. Meyerowitz diventa l’unico fotografo con accesso completo all’area: un privilegio e un peso. Documenta tutto, giorno dopo giorno, trasformando la tragedia in una memoria collettiva visiva che ancora oggi è riferimento per musei e studiosi.

La rivoluzione del colore
Il suo contributo più profondo sta però altrove: nel coraggio di credere che la fotografia a colori potesse essere arte quando molti la relegavano al regno dell’effimero. Meyerowitz non solo ne sperimenta le possibilità, ma la legittima nel dibattito internazionale, diventando di fatto il padre della sua diffusione globale come pratica artistica autonoma.

La sua carriera dagli anni Sessanta a oggi è un continuo esercizio di attenzione: momenti che sfuggono, trame nascoste dentro la quotidianità, relazioni invisibili tra persone, oggetti, spazi. Una ricerca che lega tutta la sua opera, indipendentemente dai luoghi e dai tempi.

La retrospettiva alla Somerset House
Per celebrare il premio, la Somerset House di Londra ospiterà una grande retrospettiva nell’ambito della mostra dei Sony World Photography Awards. Un percorso immersivo che ripercorre oltre sessant’anni di carriera, rivelando l’evoluzione del suo sguardo e della sua poetica.

Accanto alle serie storiche, ci saranno installazioni video e audio realizzate con il regista Chris Ryan: nuove opere che mostrano il dietro le quinte del processo creativo, le riflessioni del fotografo davanti a immagini che hanno segnato epoche, la traiettoria personale e professionale che lo ha condotto fino a oggi. È una sorta di viaggio guidato nella sua mente visiva, pensato per far rivivere allo spettatore la meraviglia del “prima sguardo”.

Tra memoria, luce e futuro
La mostra includerà i lavori europei degli anni Settanta, i pannelli sul colore, i paesaggi di Cape Cod, le sequenze di Ground Zero: un archivio vivo, costruito come una lunga conversazione con il mondo.
Il 21 aprile Meyerowitz incontrerà il pubblico in un evento speciale: un dialogo aperto su come si costruisce una visione fotografica, su come si conserva nel tempo e su come si trasforma.

La sua storia continua a insegnare che la fotografia non è solo un mezzo tecnico, ma una forma di coscienza: un modo per vedere ciò che gli altri ignorano. E forse è proprio questo, più del premio, il contributo che Joel Meyerowitz lascia alla fotografia contemporanea.

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