Mps torna a marciare con passo deciso e numeri in doppia cifra. L’utile netto dei primi nove mesi del 2025 sale a 1,366 miliardi di euro, in crescita del 17,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel terzo trimestre l’utile si attesta a 474 milioni, con un aumento del 16,5% anno su anno.
Mps, utile a 1,36 miliardi nei nove mesi
La banca senese conferma così il rafforzamento della redditività e chiude un trimestre che segna anche un cambio di fase: il consolidamento di Mediobanca, completato il 30 settembre, dà vita a un nuovo polo bancario italiano, patrimonialmente solido e competitivo.
L’integrazione con Mediobanca: una svolta di sistema
Dalla fusione tra due storici nomi del credito nasce un gruppo da oltre 291 miliardi di raccolta complessiva e 125 miliardi di impieghi. Un colosso che – con un CET1 fully loaded al 16,9% e 53 miliardi di counterbalancing capacity – si posiziona come uno degli attori più robusti del sistema bancario nazionale.
L’integrazione con Mediobanca segna un cambio di passo: non solo un’operazione finanziaria, ma un atto politico e industriale che ridisegna l’architettura del credito italiano.
Il bilancio Mps, spiega il comunicato, “recepisce gli effetti patrimoniali dell’acquisizione e del consolidamento delle controllate”, con un avviamento provvisorio da 4,2 miliardi di euro, in attesa della definizione finale del processo di Purchase Price Allocation entro settembre 2026.
Ricavi solidi e modello di business diversificato
Sul fronte dei conti, il gruppo tocca 3,054 miliardi di ricavi complessivi, stabili (+0,5% su base annua) ma con una composizione che conferma il cambio di modello operativo. Le commissioni nette raggiungono 1,185 miliardi (+8,5%), grazie soprattutto al contributo del wealth management e advisory (+12,8%).
Il margine di interesse, pari a 1,638 miliardi, flette del 7,4% rispetto all’anno scorso, risentendo della politica monetaria più morbida della Bce. Tuttavia, la tenuta dei ricavi da servizi e delle componenti finanziarie (+35%) compensa la riduzione.
A Siena spiegano che la priorità resta “il consolidamento di un business mix bilanciato e sostenibile”. Nella nuova struttura Mps-Mediobanca, il credito tradizionale e l’investment banking diventano complementari: “Un gruppo più diversificato, resiliente e vicino ai clienti”.
Costi sotto controllo e qualità degli attivi in miglioramento
L’efficienza resta uno dei punti di forza: oneri operativi pari a 1,411 miliardi (+1,4%), con un cost/income stabile al 46% e una riduzione dei costi non HR del 5%.
Il costo del rischio scende a 42 punti base, confermando la qualità del portafoglio. Il Gross NPE ratio si attesta al 3,7%, quello netto al 2%, con copertura complessiva dei deteriorati al 48,7%.
A questo si aggiunge una dinamica commerciale positiva: i mutui ipotecari ai privati più che raddoppiati su base annua, e un +17% nel credito al consumo. Gli impieghi performing crescono a 65,3 miliardi (+6,2%), segno di una banca tornata attiva sul territorio.
Capitale, dividendi e remunerazione degli azionisti
Dal punto di vista patrimoniale, Mps consolida la posizione di solidità: CET1 ratio fully loaded al 16,9%, Total Capital ratio al 19,3%, LCR al 161%, NSFR al 122%.
Il gruppo punta su un ROTE al 14% e un pay-out fino al 100% dell’utile netto, in linea con la politica di piena remunerazione per gli azionisti.
Il patrimonio netto consolidato sale a 29,1 miliardi (contro gli 11,6 miliardi di fine 2024), anche grazie all’aumento di capitale a servizio dell’offerta pubblica su Mediobanca, che ha generato 10,5 miliardi di euro di nuovo capitale e 3,2 miliardi di sovrapprezzo di emissione.
Le prossime tappe: il piano industriale 2026
Il nuovo Piano industriale 2026-2028, previsto per il primo trimestre del prossimo anno, dovrà definire il posizionamento del gruppo integrato.
L’obiettivo è massimizzare le sinergie, migliorare la redditività ricorrente e consolidare la presenza nei segmenti a maggiore valore aggiunto — risparmio gestito, consulenza, servizi alle imprese.
Nel frattempo, il gruppo prosegue il processo di razionalizzazione: oneri di ristrutturazione scesi a 21 milioni (da 58 nel 2024) e accantonamenti per rischi e oneri ridotti a 28 milioni (da 37).
A Siena e Milano si lavora alla costruzione di una macchina più snella, con un equilibrio tra efficienza interna e crescita commerciale.
Una banca tornata centrale
L’operazione Mps-Mediobanca — dicono fonti di settore — “chiude un cerchio aperto oltre dieci anni fa con la crisi del Monte”.
Da istituto salvato dallo Stato, oggi Mps si ripresenta come player sistemico in grado di competere e generare utili sostenibili. Per il Tesoro, ancora azionista, la trasformazione segna un passo decisivo verso l’uscita graduale dal capitale.
“Il Monte — si legge nel comunicato — è oggi una banca solida, efficiente e pronta a sostenere famiglie e imprese italiane nel nuovo ciclo economico.”
Il percorso, tuttavia, non è concluso: l’integrazione con Mediobanca aprirà nei prossimi mesi un cantiere industriale complesso, tra armonizzazione delle strutture, governance e gestione dei portafogli.
Ma, per la prima volta dopo anni, la traiettoria è chiara: una banca risanata, patrimonialmente forte, con un progetto di lungo periodo.
E a Siena, stavolta, si parla di futuro con tono diverso.