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Mutui, i tassi non scendono: perché i tagli della BCE non riducono ancora le rate nel 2025

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Mutui, i tassi non scendono: perché i tagli della BCE non riducono ancora le rate nel 2025

Il 2025 si apre con una realtà che pesa sui bilanci di milioni di famiglie italiane: i mutui restano costosi, nonostante l’avvio di una fase di riduzione dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea. Le aspettative di un alleggerimento rapido delle rate si stanno scontrando con un quadro più complesso, nel quale gli effetti delle decisioni di politica monetaria faticano a tradursi in benefici immediati per chi ha già un finanziamento in corso o sta valutando l’acquisto di un’abitazione.

Mutui, i tassi non scendono: perché i tagli della BCE non riducono ancora le rate nel 2025

Il nodo centrale riguarda il meccanismo di trasmissione dei tagli BCE all’economia reale. Le scelte della Banca Centrale Europea incidono sui mercati finanziari con tempi non automatici e spesso differiti. Gli istituti di credito continuano a muoversi con cautela, mantenendo condizioni prudenziali sul fronte dei prestiti, anche alla luce di un contesto macroeconomico ancora segnato da incertezza, crescita debole e tensioni geopolitiche persistenti.

A incidere sulle rate dei mutui, in particolare quelli a tasso variabile, è la tenuta dell’Euribor su livelli ancora elevati rispetto al periodo precedente alla stretta monetaria. Per molte famiglie questo significa continuare a sostenere una spesa mensile significativamente più alta rispetto a pochi anni fa, con effetti diretti sulla capacità di consumo e di risparmio. Anche sul fronte dei mutui a tasso fisso, le condizioni offerte dalle banche restano lontane dai minimi storici che avevano caratterizzato il mercato fino al 2021.

Il rallentamento del credito è un dato strutturale. Le statistiche del settore bancario mostrano una domanda di mutui ancora debole, frenata dal costo del denaro e da criteri di accesso più selettivi. Le banche privilegiano profili considerati solidi, mentre una parte crescente di famiglie incontra difficoltà nel soddisfare i requisiti richiesti. Un elemento che si riflette anche sull’andamento del mercato immobiliare, dove le compravendite mostrano segnali di raffreddamento, soprattutto nelle aree meno dinamiche del Paese.

Secondo gli analisti, il percorso di discesa dei tassi sarà graduale e non lineare. La BCE resta vincolata all’andamento dell’inflazione e alla necessità di evitare nuovi squilibri finanziari. Anche in presenza di ulteriori tagli nel corso dell’anno, l’impatto sulle rate dei mutui potrebbe risultare limitato nel breve periodo, soprattutto per i contratti indicizzati a parametri che reagiscono lentamente ai cambiamenti della politica monetaria.

Il tema dei mutui assume così una valenza più ampia, diventando un indicatore chiave dello stato di salute dell’economia reale. Finché il costo del credito resterà elevato, famiglie e imprese tenderanno a rinviare investimenti e spese importanti, contribuendo a una crescita più debole. In questo scenario, la politica monetaria da sola rischia di non essere sufficiente a rilanciare la domanda.

Per il 2025, il messaggio che emerge è quindi improntato alla prudenza. I tagli dei tassi rappresentano un segnale importante, ma non ancora risolutivo. Per vedere un impatto concreto sulle rate dei mutui sarà necessario attendere una fase più avanzata di allentamento monetario e un miglioramento complessivo del contesto economico, condizioni che al momento restano ancora in costruzione.

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