L’ex capo dell’Fbi accusato di false dichiarazioni e ostruzione. Il gran giurì respinge un terzo capo legato a Hillary Clinton. Trump aveva chiesto a Pam Bondi di colpire i suoi nemici, ora esulta: “Giustizia in America”. Comey: “Sono innocente, la paura è lo strumento dei tiranni”.
(Il presidente Trump con la Segretaria alla Giustizia, Pam Bondi).
Il fatto
Per la prima volta un ex direttore dell’Fbi è stato formalmente incriminato. Il gran giurì federale della Virginia ha approvato due capi d’accusa contro James Comey: false dichiarazioni e ostruzione. Un terzo, relativo a Hillary Clinton, è stato respinto. L’atto porta la sola firma della nuova procuratrice Lindsey Halligan, nominata da Trump dopo la rimozione del precedente capo ufficio.
Ma al di là del diritto penale, il caso è segnato dal peso politico: Trump stesso, pochi giorni fa, ha dichiarato di aver chiesto a Pam Bondi di colpire i suoi nemici. Ora uno di questi, James Comey, si trova davanti alla giustizia federale.
Il contesto delle accuse
Le contestazioni risalgono alla testimonianza resa da Comey nel 2020 davanti alla Commissione Giustizia del Senato. L’ex direttore avrebbe negato di aver autorizzato la diffusione di documenti riservati legati all’inchiesta sul Russiagate. La mancata firma di altri procuratori sull’atto è interpretata come un segnale di dissenso interno in un Dipartimento sempre più spaccato.
La reazione di Comey
Comey ha diffuso un videomessaggio: “Non ho paura, e spero che anche voi non ne abbiate. Sono innocente: ho fiducia nel sistema giudiziario federale”. Ha aggiunto: “Io e la mia famiglia sapevamo che ci sarebbero stati costi per essersi opposti a Trump. La paura è lo strumento dei tiranni. Il mio cuore è distrutto per il Dipartimento di Giustizia, ma credo ancora nelle istituzioni”. Se condannato rischia fino a cinque anni di carcere.
Trump canta vittoria
Trump esulta su Truth: “Giustizia in America! Uno degli esseri umani peggiori che questo Paese abbia mai conosciuto è James Comey”. Le sue parole confermano che per lui non si tratta di giustizia neutrale, ma di una resa dei conti con i propri avversari.
Bondi difende l’operazione
La procuratrice generale Pam Bondi commenta: “Nessuno è al di sopra della legge. L’atto d’accusa riflette l’impegno del Dipartimento di Giustizia a ritenere responsabili coloro che abusano del potere”. Ma la difesa istituzionale non basta a dissipare il sospetto di una giustizia piegata alla volontà presidenziale.
Cosa succede adesso
Il processo si aprirà con la prima udienza e le mozioni difensive. Al di là dell’esito, il caso ha già inciso profondamente: segna il passaggio da giustizia imparziale a strumento di vendetta politica, con conseguenze che rischiano di travolgere la credibilità dello Stato di diritto negli Stati Uniti.