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L'Intervento/ La politica economica di Trump: banane, dazi e deliri

- di: Bruno Chiavazzo, giornalista e scrittore
 
L'Intervento/ La politica economica di Trump: banane, dazi e deliri

Una deputata mostra una banana al Congresso per smascherare l’assurdità della politica economica di Trump. E la mangia in faccia al ministro.

(Foto: fotomontaggio)
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Mi è capitato sott’occhio il verbale di un’audizione della Commissione Bilancio della Camera degli Stati Uniti. A un certo punto la deputata democratica Madeleine Dean tira fuori dalla sua borsetta una banana e la mostra al ministro del Commercio dell’amministrazione Trump, Howard Lutnick, per poi rivolgergli una semplice domanda a proposito dei dazi: “Qual è la tariffa sulle banane?”.
Il ministro rimane interdetto e la deputata, sempre agitando la banana, continua: “A proposito, gli americani adorano le banane. Ne compriamo miliardi l’anno. Io stessa adoro le banane. Quant’è il dazio previsto sulle importazioni di banane?”.
E ancora: “Lei sa, signor Ministro, quanto costa oggi una banana? Sa quanto pesa il nuovo dazio sulle famiglie americane? Per sua informazione, la informo che la catena Walmart ha già aumentato i prezzi dell’8%”.
La risposta balbettante di Lutnick è stata: “In generale il dazio è del 10%. Ma comunque non ci sarebbe problema se le producessimo qui”.
E la deputata, sempre con la banana in mano: “Ma, signor Segretario, il costo ricade ora esclusivamente sui consumatori americani!”.
Lutnick, ormai in preda al panico, ribatte: “Non c’è incertezza se costruisci nel Paese. Il concetto è molto semplice: se costruisci in America, non paghi dazi”.
La deputata, allibita, gli ripete per tre volte, come si fa con un bambino testardo: “Ma non possiamo costruire banane in America!”.
A quel punto Madeleine Dean passa alle cifre, con sommo scorno del Segretario al Commercio. E spiega: per coprire la domanda interna, gli USA dovrebbero convertire oltre 685.000 acri di terra fertile (cioè quasi 280.000 ettari) a piantagioni di banane. Attualmente, ne usano appena 16.000.
Vorrebbe dire stravolgere interi ecosistemi, investire miliardi e comunque non riuscire a reggere la concorrenza con Guatemala, Ecuador e Costa Rica.
Senza contare che il clima statunitense non è adatto. Le poche banane che si coltivano alle Hawaii e in Florida sono un prodotto di nicchia.
È tutta qui la politica commerciale di Trump. Si organizza una conferenza stampa, si sventolano proclami nazionalisti e tutto è risolto.
Cosa rischia l’economia globale con l’amministrazione Trump? Ricordatevi questa scena che ho descritto: basta proclamare l’autarchia sulle banane, ma poi basta sventolarne una al Congresso per far cascare tutto giù per terra.
D’altra parte, anche qui da noi non è che manchino i “bananieri”. Abbiamo avuto i banchi con le rotelle, l’abolizione della povertà, i ministri che fermano i treni. Non ci siamo fatti mancare nulla e non è finita.
A proposito, alla fine, la deputata la banana se l’è mangiata. Alla faccia del Ministro.


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