OFI Invest AM, outlook 2024: guardare al futuro con un occhio al passato

- di: Eric Bertrand, Deputy Chief Executive Officer di Ofi Invest AM
 

Fatta eccezione per le commodity e l’azionario cinese, le maggiori asset class hanno performato bene nel 2023, cancellando di fatto molti brutti ricordi risalenti al 2022 e impartendoci alcune importanti lezioni.

Le principali banche centrali hanno fatto ciò che avevano annunciato, ovvero attuare una politica di rialzo dei tassi molto aggressiva fino a quando l’inflazione non fosse tornata sotto il livello di guardia del 2%, e oggi questo obiettivo appare finalmente a portata di mano, tanto che gli Stati Uniti dovrebbero riuscire a centrarlo per la fine di quest’anno e l’Unione Europea nel prossimo.

Da questo possiamo trarre la prima delle lezioni menzionate in precedenza, ovvero che, a differenza di quanto preventivato, le economie dei mercati sviluppati non sono scivolate in una profonda recessione, mostrando invece una crescita sorprendentemente resiliente, soprattutto nel caso degli USA. Tuttavia, resta comunque probabile un rallentamento di quest’ultima nel 2024, un aspetto che è opportuno monitorare attentamente per stabilire la traiettoria dei tassi di interesse a breve termine quest’anno.

Nel 2023, le banche centrali hanno ottenuto anche un secondo importante risultato: garantire in modo rapido ed efficiente la stabilità finanziaria sui mercati durante periodi di stress come quello attraversato durante la crisi del sistema bancario statunitense e dei fondi pensione britannici. Da qui deriva anche la seconda lezione che ci portiamo dietro dall’anno scorso, ovvero che l’azione degli istituti di credito sta ancora facendo sentire i suoi effetti ed è sicuramente alla base dei premi a termine nelle sezioni a lungo delle curve dei rendimenti.

Pertanto, nonostante i recenti dati sull’inflazione USA si siano rivelati superiori alle attese, noi di Ofi Invest AM ci aspettiamo comunque un taglio dei tassi a breve, ma non prima della fine del primo semestre del 2024. Infatti, sia la Fed, sia la Bce, hanno comunque registrato un calo. Nello specifico, ci aspettiamo 3-4 tassi dell’istituto americano, seguito poi da quello di Francoforte, dato che riteniamo che le aspettative del mercato saranno nuovamente superate.

Infine, è opportuno dire due parole anche sui corporate bond per coprire l’intero spettro dell’obbligazionario. Questa categoria ha performato bene nel 2023, ma non ci aspettiamo una replica di questi risultati anche per il 2024, nonostante la qualità dei rendimenti si manterrà comunque alta. Tuttavia, è bene ricordare che in questo segmento la capacità di essere selettivi è fondamentale, vista la politica monetaria attualmente in vigore e l’arco temporale necessario per far sì che gli effetti di questa si trasmettano all’economia reale.

Il 2023 si è concluso con una nota positiva anche per le azioni, che hanno vissuto un rally agganciato all’andamento dei tassi d’interesse; ma anche altri fattori hanno contribuito al successo del comparto equity, come la solidità delle imprese che si sono rivelate in grado di mantenere i propri margini e, in alcuni casi, anche di accrescerli, nonostante l’inflazione e le condizioni di accesso al credito più stringenti. Tuttavia, come per le obbligazioni corporate, è improbabile che ciò si ripeta anche quest’anno. Infatti, non dobbiamo dimenticarci che per tutto il 2023 le azioni hanno sofferto e che solo nel quarto trimestre le variazioni dei tassi hanno consentito la ripresa; una dinamica che difficilmente si ripeterà. Piuttosto, nel 2024 riteniamo che ci saranno due fasi per l’equity: la prima, che interesserà il primo semestre, sarà caratterizzata dalla volatilità, a sua volta causata dal rallentamento della crescita economica degli Stati Uniti; la seconda, a partire dal secondo semestre, sarà più positiva, con le banche centrali che manterranno la parola data tagliando i tassi.

Un ultimo punto fondamentale che bisogna prendere in considerazione è lo scenario geopolitico, che anche quest’anno si manterrà teso a causa dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, ma anche per gli sviluppi in Corea del Nord, a Taiwan e nel Mar Rosso. Si potrebbe obiettare che tutte queste frizioni si sono sviluppate nel corso del 2023 e che non hanno avuto particolari ripercussioni sui mercati, ma il 2024 sarà un caso particolare anche per le variazioni che le elezioni politiche in programma, una su tutte quella negli USA, potrebbero portare, anche a livello economico.

Alla luce di quanto visto sopra, l’outlook per il 2024 di Ofi Invest AM si può riassumere come segue:

  • Obbligazionario: le banche centrali hanno alzato i tassi d’interesse nel corso del 2023, ma non sempre ciò si è tradotto anche in rendimenti più alti. Per fare un esempio, l’anno si è chiuso con il Bund tedesco al 2% - meno rispetto a come aveva iniziato. Nel 2024 ci aspettiamo che i maggiori istituti di credito centrali (Fed e Bce) intraprenderanno il percorso inverso, dato che l’inflazione si sta avviando (seppur lentamente) verso l’obiettivo del 2% su entrambe le sponde dell’Atlantico. Dopo i risultati eccezionali conseguiti lo scorso anno, riteniamo che anche in questo i bond potrebbero offrire rendimenti simili al carry, soprattutto in caso di soft landing dell’economia. Per questo abbiamo optato per una sovraesposizione (anche se non particolarmente marcata) verso l’asset class, in particolar modo verso le obbligazioni corporate e il mercato monetario.
  • Azionario: solitamente, il mercato azionario traccia quelle che sono le aspettative per il futuro e i rendimenti attesi delle obbligazioni, nonché, ovviamente, le valutazioni al momento presente. Seguendo questo principio, le previsioni sugli utili ci dicono che la crescita globale attesa si attesterà attorno al 2,5% quest’anno, il che non comporterebbe significative variazioni per i mercati europei e solo un lieve rialzo in quelli americani. Le valutazioni attuali non sembrano eccessive e sono coerenti con un obiettivo di inflazione prossimo al 2,5% entro fine anno. In questo contesto, prevediamo lievi guadagni sui mercati azionari, seppur con episodi di forte volatilità guidati dal contesto geopolitico e con poche differenze tra aree geografiche. È vero che le azioni europee hanno un prezzo inferiore rispetto alle loro controparti statunitensi, ma queste ultime possiedono un pool di titoli tecnologici che potrebbero riservare ulteriori sorprese, a seconda delle tendenze dell’intelligenza artificiale. Infine, riteniamo che l’Asia, Cina esclusa, sia una delle regioni a forte crescita da non trascurare. Per questo, scegliamo di mantenere un’esposizione al comparto equity, ma monitorando molto attentamente la volatilità.
  • Valute: Il nostro scenario di riferimento tende ad escludere un collasso dell’economia statunitense o una sostenuta risalita dell’inflazione; pertanto, non prevediamo un rally del dollaro quest’anno, che dovrebbe rimanere vicino al livello presente, riflettendo le attuali aspettative di taglio dei tassi dei mercati. Rimaniamo ottimisti sullo yen nel 2024, sulla base dell’idea che la politica monetaria giapponese probabilmente continuerà a normalizzarsi, dati i buoni trend dell’inflazione interna in questa fase.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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