• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Paris Internationale debutta in Italia: la fiera di ricerca arriva a Milano

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Paris Internationale debutta in Italia: la fiera di ricerca arriva a Milano

Dopo dieci anni di sola presenza parigina, Paris Internationale decide di aprire una seconda sede stabile e la sceglie in Italia, a Milano. L’esordio è fissato per aprile 2026, durante l’art week di miart. È un passaggio simbolico: una delle rassegne europee più influenti nell’arte di ricerca sceglie Milano non come ospite temporaneo ma come città-satellite. Non si sposta “per fare presenza”, ma per duplicare la propria identità.

Paris Internationale debutta in Italia: la fiera di ricerca arriva a Milano

Paris Internationale è la controparte “sottotraccia” delle mega-fiere internazionali. È nata proprio per dare spazio alle gallerie che lavorano sulla prima linea dell’emergenza artistica: autori che sperimentano linguaggi, materiali, formati e politiche dello sguardo non sempre compatibili con i padiglioni ufficiali.
Non è una fiera commerciale nel senso classico; è un luogo in cui il mercato e la pratica curatoriale si toccano. Piccola per scelta (non oltre le 70 gallerie), ma ad alto tasso di novità.

L’avanguardia: non solo gli artisti, ma il modo di esporli
L’altra caratteristica è il rapporto tra opere e spazi. Paris Internationale non sceglie “location”, ma frammenti di città: palazzi in attesa di recupero, ex studi, redazioni dismesse, architetture con una biografia incompleta. L’avanguardia sta anche qui: non basta portare artisti nuovi, bisogna mettere il pubblico in condizioni di attraversare un contesto che non è neutro.
È un esperimento permanente sul concetto di “fiera”: più vicino a una mostra diffusa, senza però perdere il rapporto con la compravendita.

Perché proprio Milano
La spiegazione ufficiale degli organizzatori è limpida: Milano offre oggi un pubblico che sembra già predisposto a questo tipo di proposta. Un pubblico che non cerca solo l’opera finita ma il processo. E soprattutto una scena culturale intrecciata — arte, moda, design, architettura, editoria visuale — che la rende attrattiva per progetti nati fuori dall’Italia.
La scelta, dicono, non è stata “opportunistica”. È stata ecologica: la fiera si è mossa dove le condizioni di sopravvivenza culturale sono migliori.

Una presenza che vuole radicarsi
La direzione resta a Parigi, ma la macchina organizzativa milanese sarà autonoma e stabile. L’idea è costruire comunità, non turismo fieristico. Significa: un pubblico che torna, relazioni permanenti tra gallerie italiane e straniere, e la capacità di farsi punto di riferimento anche nei mesi in cui non c’è la fiera.

Effetto Milano
Per la città è un riconoscimento ulteriore. Milano attrae perché non è più semplicemente vetrina, ma terreno di produzione culturale. Lo conferma anche la posizione istituzionale: l’assessore Tommaso Sacchi parla di “certificazione” del percorso avviato negli ultimi anni, dove le fiere non vengono solo ospitate ma adottate.

Che cosa cambia nel panorama italiano
L’arrivo di Paris Internationale incide sulla geografia delle rassegne: sposta l’asse verso un modello europeo in cui la sperimentazione non è periferica ma strutturata. Fa convivere due anime della stessa art week: quella istituzionale (miart) e quella indipendente-supervisionata (Paris Internationale).
Milano diventa la città in cui l’avanguardia non ha una “tenda” temporanea, ma una porta di ingresso stabile.

Notizie dello stesso argomento
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720