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Schlein alza la posta: regionali trampolino verso Palazzo Chigi

- di: Bruno Coletta
 
Schlein alza la posta: regionali trampolino verso Palazzo Chigi
Schlein alza la posta: regionali trampolino verso Palazzo Chigi
Campagna rovente in Campania, Puglia e Veneto: la leader dem lancia la sfida, il centrodestra schiera tutti i big a Bari, Zaia corre da capolista e scuote gli equilibri. Sullo sfondo il braccio di ferro su patrimoniale, salario minimo, sanità e casa.

Il conto alla rovescia

Mancano due settimane al voto e la corsa si fa tutta politica. Elly Schlein, davanti ai giovani dem, mette il traguardo nel mirino: “Le uniche due Regioni che si sono spostate in questi anni si chiamano Umbria e Sardegna e le abbiamo vinte noi… Sarà l’antipasto di quando nel 2027 andremo a battere queste destre”. Il messaggio è chiaro: regionalizzare la sfida per nazionalizzare il risultato.

Sull’altro fronte, Giorgia Meloni guida il centrodestra in Puglia con i vicepremier e gli alleati: appuntamento a Bari per spingere la candidatura di Luigi Lobuono. Una prova di forza che mira a trasformare la piazza in traino mediatico per l’ultima curva di campagna.

Campania, laboratorio del “campo largo”

Qui i dem scommettono su Roberto Fico per consolidare l’eredità di governo regionale e aprire una fase nuova. Schlein rilancia i temi identitari: salario minimo legale, sanità pubblica, istruzione, case popolari e affitti brevi regolati. Nella stessa cornice, Fico sintetizza il perno sociale: “Chi ha di più deve dare a chi ha di meno per far crescere tutto il Paese”. Il centrodestra, però, non molla: Edmondo Cirielli si muove da capofila di un fronte che punta a ribaltare i pronostici.

Puglia, il palco dei leader

La Puglia diventa vetrina nazionale. L’arrivo congiunto di premier e vicepremier, insieme ai leader della coalizione, mira a ricompattare i blocchi e polarizzare la contesa. Nel frattempo, il centrosinistra moltiplica le tappe sul territorio: tour, comizi, incontri con categorie, per non lasciare metri di vuoto nella narrazione finale.

Veneto, il caso Zaia agita la Lega

Luca Zaia ha scelto la via più visibile: presentarsi da capolista in tutte le province, pur senza correre per la presidenza. È una mossa che pesa sul confronto tra Lega e Fratelli d’Italia per il primato della coalizione. Il governatore uscente non le manda a dire: “Prima non si è voluta la lista Zaia. Poi il mio nome non poteva stare nel simbolo della Lega… Eccomi in pista e vedremo a urne chiuse quale sarà il mio apporto”. Traduzione politica: conteggio dei voti personali e nuova leva di influenza “dopo”.

Il nodo patrimoniale e la frattura a sinistra

Nel cantiere programmatico del centrosinistra si apre il dossier più sensibile: patrimoniale. Giuseppe Conte la tiene fuori dall’agenda immediata e insiste su tasse più leggere per chi lavora e recupero risorse da extraprofitti in settori strategici, dalle armi all’energia, fino al credito e alle assicurazioni. Angelo Bonelli la definisce una misura di equità sociale. Schlein non pronuncia la parola “tassa”, ma marca la linea: “La redistribuzione delle ricchezze deve stare al centro del dibattito”. È il punto di frizione che, nel tavolo di coalizione post-voto, richiederà un linguaggio comune.

Dall’altra parte, la replica è netta: Meloni stoppa l’ipotesi con un “Mai patrimoniali con la destra”. Sullo sfondo, economisti e politici del centrodestra rinnovano lo scetticismo: la patrimoniale viene dipinta come misura inefficace in un’economia dove la ricchezza è mobile.

Le proposte che accendono la campagna

Oltre al fisco, la sfida si gioca su dossier concreti. Nel perimetro progressista prendono quota salario minimo, congedo paritario, matrimonio egualitario, ricerca e università con paghe migliori ai ricercatori, piano per le case popolari e una legge sugli affitti brevi. La contro-narrazione del centrodestra insiste su crescita, attrazione di investimenti e stabilità di governo nazionale come garanzia di affidabilità internazionale.

Perché queste regionali contano davvero

Campania, Puglia e Veneto sono uno specchio demografico ed economico del Paese. Un risultato netto in una o più di queste Regioni ridisegna rapporti di forza, seleziona leader e narrazioni, alimenta o deprime coalizioni. Se il centrosinistra riuscisse a fare cappotto al Sud e a competere in Veneto, la segretaria dem si presenterebbe al 2027 con un capitale politico inedito. Se il centrodestra consolidasse Puglia e Veneto, e mettesse la freccia in Campania, la premier trasformerebbe il test amministrativo in mandato politico esteso.

Lo scenario del “dopo”

Dopo le urne, si aprirà il tavolo di coalizione a sinistra: perimetro, programma, leadership territoriali e sintesi su fisco e lavoro. A destra, il conteggio interno tra Lega e Fratelli d’Italia – con la variabile Zaia – dirà molto delle gerarchie nella prossima stagione. Nel frattempo, la campagna corre: “Possiamo cambiare le cose, ma possiamo farlo solo guardando in faccia la realtà, contrastandola con proposte mirate”, insiste Conte. Il resto lo diranno le schede.

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