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Tentato avvelenamento in Ecuador, il presidente denuncia il complotto

- di: Bruno Legni
 
Tentato avvelenamento in Ecuador, il presidente denuncia il complotto
Tentato avvelenamento in Ecuador: cioccolatini e marmellata per il presidente
Un tranquillo evento pubblico si trasforma in thriller politico alimentare: il presidente annuncia che tre sostanze chimiche ad alta concentrazione sono state trovate nei doni ricevuti.

È un vero e proprio allarme quello che scuote Daniel Noboa e l’intera scena politica ecuadoriana: durante un evento pubblico il presidente denuncia di essere stato vittima di un tentativo di avvelenamento. Il mezzo? Una cesta regalo contenente cioccolatini e marmellata, all’apparenza ordinari, ma risultati contaminati da tre “sostanze chimiche in alte concentrazioni”.

La dinamica dell’episodio

Il 24 ottobre 2025, in una serie di interviste riprese anche da agenzie internazionali, Noboa ha dichiarato di aver ricevuto cioccolatini e marmellata durante un evento pubblico, che poi le analisi hanno evidenziato contenere tre composti chimici in dosi elevate. “Non può essere stato involontario”, ha affermato il presidente, aggiungendo che è stata formalizzata una denuncia e che sono state presentate prove della concentrazione delle sostanze. :contentReference[oaicite:1]{index=1}

In parallelo, un rapporto distintamente del 21 ottobre 2025 segnalava che in una delle borse regalo consegnate al presidente durante una visita a Babahoyo erano state trovate tre delle otto specialità artigianali contaminate: marmellata di tamarindo, liquore di cacao e cioccolatini/jam di cioccolato, con tracce di thionyl chloride, chloroethanol e anthracene. :contentReference[oaicite:3]{index=3}

Le implicazioni politiche e di sicurezza

Se confermato, l’episodio non è solo un attacco personale al presidente, ma un segnale gravissimo sulla vulnerabilità della presidenza ecuadoriana e più in generale della classe politica nel Paese latino-americano. Un gesto che si inscrive all’interno di un contesto già segnato da instabilità, potere delle organizzazioni criminali e infiltrazioni nella sfera istituzionale.

Il fatto che il presunto attentato si sia realizzato tramite alimenti consegnati in un evento pubblico solleva interrogativi sulla filiera della sicurezza, sui controlli logistici e sui protocolli applicati nei rituali diplomatici e governativi.

Cosa sappiamo finora delle sostanze rilevate

Secondo la fonte che ha analizzato la cesta regalo, le tre sostanze identificate — thionyl chloride, chloroethanol e anthracene — sono tutte sostanze chimiche ad elevata pericolosità. Il thionyl chloride è noto per essere usato come reagente industriale e può provocare gravi danni se inalato o ingerito; il chloroethanol è tossico e può influenzare sistema nervoso e altre funzioni; l’anthracene è un idrocarburo aromatico che può avere effetti a lungo termine sulla salute.

Il fatto che gli esperti abbiano rilevato “concentrazioni elevate” spinge a ritenere che l’azione fosse intenzionale e organizzata, più che un incidente fortuito.

Dichiarazioni e reazioni

Il presidente Noboa ha sottolineato: “Abbiamo sporto denuncia, abbiamo presentato le prove sulla concentrazione delle tre sostanze chimiche”.

Dal versante opposto non sono ancora emerse dichiarazioni ufficiali di organi investigativi che confermino il movente o gli autori. Tuttavia, l’ennesimo attacco nella regione pone l’Ecuador sotto i riflettori della comunità internazionale per questioni di sicurezza interna, governance e stabilità politica.

Possibili scenari e rischi futuri

Ci sono almeno due direzioni interpretative evidenti. La prima vede nell’attacco un atto deliberato contro Noboa per ragioni politiche — ad esempio per impedirgli di portare avanti riforme o affrontare gruppi d’interesse. La seconda è che si tratti di un gesto mirato ad intimidire l’intero sistema istituzionale, segnando la vulnerabilità dello Stato ecuadoriano.

In entrambi i casi, le ricadute possibili sono gravi: da una escalation della logica del terrorismo chimico a uso interno, a un peggioramento della fiducia nelle istituzioni, fino a pressioni internazionali sull’Ecuador affinché rafforzi misure di sicurezza, trasparenza e gestione dei rischi.

Perché è un segnale che va oltre l’episodio

Questo tentativo di avvelenamento, se confermato, rappresenta un salto di qualità rispetto alle minacce politiche convenzionali: l’uso di alimenti-donazione come veicolo per sostanze tossiche in un evento pubblico mostra che il pericolo può essere insidioso e perfettamente mimetizzato. Non è più solo una bomba o un attacco armato, ma un’arma invisibile che colpisce attraverso il rito della solidarietà o della celebrazione pubblica.

È anche un campanello d’allarme per la gestione della sicurezza presidenziale nel continente: quanto sono solidi i controlli sulle consegne, sugli oggetti offerti al capo dello Stato, sulle catene di custodia, sulla cultura della trasparenza? Domande che si fanno importanti anche in altri Paesi, non solo in Ecuador.

Davanti a un bivio    

Il presidente Noboa ha scelto di rendere pubblica l’azione, affermando che non è stata casuale. Il governo ecuadoriano si trovano ora al bivio: dimostrare che lo Stato è ancora in grado di proteggere le proprie istituzioni oppure rischiare che un episodio di questo tipo diventi simbolo di una debolezza strutturale. Per la comunità internazionale resta un punto di osservazione critico: se un presidente può essere attaccato con una cioccolata e una marmellata, che fiducia resta nei meccanismi di sicurezza democratica?

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