Spending review 2026-2028: tagli per 7,15 miliardi ai ministeri. Mit il più colpito, poi Mef e Ambiente. Il governo rivendica il riequilibrio dei conti, le categorie avvertono: “non si blocchino cantieri e servizi”.
Cosa cambia davvero
La nuova manovra impone tagli per 7,15 miliardi nell’arco 2026-2028: 2,2 miliardi nel 2026, 2,15 nel 2027 e 2,8 a regime dal 2028. Nel 2026 il ministero più penalizzato è quello delle Infrastrutture e Trasporti (oltre 520 milioni), seguito da Economia e Finanze (oltre 450 milioni) e Ambiente ed energia (oltre 370 milioni). Palazzo Chigi contribuisce con 50 milioni l’anno a partire dal 2026.
La logica della sforbiciata
La manovra è incardinata nel percorso programmatico: meno spesa corrente dove possibile, priorità alle misure sul lavoro e controllo del disavanzo. L’obiettivo è un deficit sotto il 3% del Pil nel 2026 con avanzo primario in crescita. In pratica, si restringono le dotazioni dei dicasteri per aprire spazio a tagli d’imposta e rinnovi senza scostamenti.
Le ricadute su cantieri e transizione
Il colpo al Mit può produrre effetti a catena: programmazione dei lavori più selettiva, rinvii sugli interventi minori extra-PNRR, pressione sui capitoli di manutenzione. Dal lato Ambiente ed energia la sforbiciata rischia di comprimere fondi per efficienza e sicurezza energetica se le linee strategiche non saranno protette. Il messaggio degli operatori è netto: “mantenere aperti i cantieri e garantire le compensazioni”.
Fisco: perché servivano coperture
I tagli si intrecciano con il riordino dell’Irpef: riduzione dell’aliquota intermedia dal 35% al 33% sullo scaglione 28–50 mila euro e misure per il potere d’acquisto. L’impostazione punta a consolidare il taglio del cuneo e la copertura dei rinnovi della Pa.
Le voci dal campo
Nel mondo produttivo prevale un realismo vigile. Il settore delle costruzioni chiede continuità e misure mirate: “bene gli interventi che mettono in sicurezza gli investimenti dove il bisogno è più urgente”. Dal fronte dei professionisti arriva un via libera di principio alla rimodulazione: “il segnale al ceto medio era atteso: ora servono stabilità e regole chiare”.
Cosa aspettarsi adesso
Il testo bollinato approda in Parlamento con numerosi capitoli sensibili — dagli affitti brevi ai dividendi — e con una spending review triennale già tracciata. La sfida politica sarà calibrare i tagli perché non si traducano in tagli ai servizi. È su questo crinale che si misurerà la credibilità della manovra.