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Meloni tra diplomazia e prudenza: l’Italia frena su sanzioni a Israele

- di: Bruno Legni
 
Meloni tra diplomazia e prudenza: l’Italia frena su sanzioni a Israele

Nel governo dubbi sulla portata delle misure europee, Berlino come alleato tattico, Tajani in apertura moderata: il quadro politico si fa sempre più intricato.

(Foto: la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni).

La strategia italiana tra etica e interessi

Il governo italiano si muove su un crinale sottile riguardo alle sanzioni europee contro Israele. Da un lato, condanna atti eccessivi e ribadisce l’orizzonte della soluzione a due Stati; dall’altro, mantiene prudenza sui pacchetti economici che potrebbero colpire filiere sensibili come agroalimentare e tecnologia, evitando scossoni all’interscambio.

Coreper e voto: geometrie variabili

Nel perimetro europeo, Roma lascia intendere apertura su sanzioni individuali mirate — ad esempio contro autori di violenze o figure politiche estremiste — ma al tempo stesso segnala contrarietà a misure commerciali generalizzate, che in sede Ue passano a maggioranza qualificata. Una postura elastica consente al governo di presidiare l’esito politico senza compromettere gli interessi economici nazionali.

Le parole di Meloni e la linea di governo

La premier ha definito la reazione israeliana «sproporzionata» e ha aggiunto che «l’occupazione di Gaza City non è una scelta che l’Italia possa condividere». Allo stesso tempo, ha richiamato la responsabilità di Hamas: «I terroristi ancora oggi si rifiutano di liberare gli ostaggi», ha affermato, insistendo sulla necessità di «costruire pace con risposte, non solo con gli slogan». Le dichiarazioni delineano una critica esplicita sul piano morale, accompagnata da una gestione pragmatica del dossier.

Berlino come scudo e moltiplicatore

La concertazione con la Germania è il cardine tattico di Palazzo Chigi. La sintonia con il Cancelliere e i contatti tra famiglie politiche europee offrono a Roma copertura negoziale per modulare la risposta comunitaria. In questo quadro, un fronte italo-tedesco più cauto sulle sanzioni commerciali aumenta il potere di interdizione rispetto a pacchetti ritenuti eccessivi.

Economia reale: dove fanno più male le sanzioni

Le preoccupazioni riguardano in particolare agricoltura e tecnologie ad alta intensità di capitale. Colpire in blocco queste aree significherebbe stressare catene del valore e forniture critiche, con ricadute su prezzi, occupazione e competitività. Da qui l’orientamento a una selettività chirurgica: colpire ciò che alimenta il conflitto — ad esempio il perimetro difesa — evitando effetti collaterali sul resto dell’economia.

Tajani: apertura condizionata e condanna dei trasferimenti forzati

Il ministro degli Esteri ha ribadito che l’Italia è «pronta a valutare» proposte europee, purché proporzionate e mirate, e ha definito «inaccettabile» qualsiasi ipotesi di trasferimento forzato dei palestinesi. La linea è quella di conciliare principio di legalità internazionale e tutela dell’interesse nazionale, preservando spazi per la diplomazia.

Calendario e finestra di opportunità

I prossimi passaggi nei consessi europei potranno essere determinanti. Se il quadro militare dovesse raffreddarsi, crescerebbero le chance di limitare i pacchetti sanzionatori alle sole misure individuali e settoriali, evitando un’escalation commerciale. In caso contrario, la partita si sposterebbe sulla capacità di coalizione tra capitali scettiche per ridurre la portata delle misure.

Scenari possibili

Primo: approccio “smart sanctions” su individui, entità e forniture direttamente collegate al conflitto. Secondo: esclusione esplicita dei beni alimentari e delle tecnologie civili. Terzo: uso della leva diplomatica per ottenere risultati politici senza danneggiare gli scambi.

L’Italia persegue una doppia coerenza: affermare principi e diritto internazionale, preservando al contempo la resilienza economica. L’esito dipenderà dalla capacità di mantenere un asse con Berlino, dalla dinamica sul terreno e dal perimetro effettivo delle misure che emergeranno a Bruxelles.

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