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Meloni rompe il silenzio, ma la minaccia dazi resta sul tavolo

- di: Matteo Borrelli
 
Meloni rompe il silenzio, ma la minaccia dazi resta sul tavolo
La premier si allinea a Bruxelles e cerca il dialogo con Washington. Tajani vola negli Usa, le opposizioni attaccano: “Basta silenzi, venga in Parlamento”.

La linea della premier: “No a una guerra commerciale nell’Occidente”

Dopo un fine settimana di silenzio assordante, Giorgia Meloni si fa finalmente sentire. Lo fa con una nota scritta, in serata, rivendicando “il pieno sostegno alla Commissione europea” nella trattativa con Washington e cercando di rassicurare le imprese italiane dopo la minaccia di Donald Trump di imporre dazi fino al 30% sui prodotti europei, Italia inclusa.

“La forza economica e finanziaria dell’Europa è tale da poter ottenere un accordo equo e di buon senso. L’Italia farà la sua parte, come sempre”, scrive la premier.

Una presa di posizione arrivata solo dopo le bordate dell’opposizione e il pressing della stampa, mentre da Bruxelles la presidente della Commissione annunciava la sospensione dei controdazi europei e la volontà di evitare “polarizzazioni” in vista di un negoziato ancora tutto da costruire.

L’Italia gioca su due tavoli: Bruxelles e Washington

Fonti governative descrivono un esecutivo “in stretto contatto con tutti gli attori coinvolti nella trattativa”. L’obiettivo è chiaro: disinnescare l’escalation prima della scadenza del primo agosto, data oltre la quale i nuovi dazi minacciati da Trump entrerebbero in vigore automaticamente.

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso è stato netto: “Non è il momento delle ritorsioni”. Una posizione che riflette l’impostazione attendista di Palazzo Chigi, che preferisce evitare mosse aggressive per non offrire pretesti all’amministrazione Trump.

Tajani in missione diplomatica, tra dossier e tensioni interne

Chi invece si muove su più fronti è il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Dopo una serie di consultazioni europee, volerà a Washington per incontrare il segretario di Stato Marco Rubio. Il dossier dazi sarà al centro della missione, insieme alla volontà di mantenere un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti “senza alimentare una retorica inutilmente aggressiva”.

Tuttavia, l’equilibrio nel centrodestra scricchiola. Se Forza Italia spinge per un approccio diplomatico, la Lega resta ostile alla strategia di Bruxelles. Alessandro Cattaneo richiama alla coesione: “La situazione impone l’unità del governo e dell’Europa”. Maurizio Gasparri sintetizza così la linea azzurra: “Negoziare se possibile, reagire se necessario”.

Schlein e Conte all’attacco: “Meloni in modalità aereo”

L’assenza mediatica della premier fino a domenica sera ha scatenato una pioggia di critiche. “Meloni è sparita – ha affondato Elly Schlein –. Nemmeno un commento, un video, un post. Eppure la sua amicizia con Trump non è un mistero. Ora spieghi cosa vuole fare per difendere imprese e lavoratori italiani”.

Giuseppe Conte rincara la dose: “Chiamate ‘Chi l’ha visto?’ – ha detto il leader M5s –. Dopo aver sbandierato trattative con Trump per lo stop ai dazi, ora che arrivano le minacce al 30% è scomparsa. I cittadini meritano risposte, non fughe”.

Il nodo politico interno: un governo che cerca coesione

La questione dazi è diventata una cartina di tornasole della tenuta del governo. Non solo per la necessità di presentarsi uniti davanti agli interlocutori internazionali, ma anche per i fragili equilibri interni tra forze che guardano con approcci diversi agli Stati Uniti di Trump.

Forza Italia non nasconde il disagio per una linea considerata troppo remissiva. La Lega accusa Bruxelles di debolezza e auspica un approccio più muscolare. Nei prossimi giorni è atteso un faccia a faccia tra Tajani e Marina Berlusconi a Milano, un incontro che assume ora nuovi significati politici.

Una partita europea con tempi strettissimi

L’orizzonte temporale è breve: il primo agosto è dietro l’angolo. La Commissione Ue vuole proseguire sulla via del dialogo, lasciando lo “Strumento anti-coercizione” nel cassetto. Si tratta di un meccanismo adottato nel 2023 per rispondere a pressioni economiche, ma la sua attivazione è considerata estrema, soprattutto in uno scenario di guerra commerciale intra-occidentale.

La presidente della Commissione ha chiesto “unità degli Stati membri” e ha sottolineato che la sfida non è solo economica, ma geopolitica: “Se l’Occidente si divide, a guadagnarci saranno solo i nostri rivali strategici”.

Trump gioca duro: il rebus delle elezioni di mid-term

Sul fronte americano, Trump resta fedele alla sua retorica protezionista. La sua minaccia è vista da molti come un modo per galvanizzare la base elettorale, tenendola su di giri con un occhio anche elle elezioni di mid-term, che però ci saranno tra un anno e mezzo. Ma la scelta di colpire alleati storici come l’Europa potrebbe rivelarsi un boomerang economico. Non a caso parte dello stesso Partito Repubblicano teme ripercussioni su esportazioni e inflazione. 

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