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Trump taglia il pane ai poveri, la Corte suprema gli dà man forte

- di: Marta Giannoni
 
Trump taglia il pane ai poveri, la Corte suprema gli dà man forte
Trump taglia il pane ai poveri, la Corte suprema gli dà man forte
Congelati 4 miliardi di aiuti alimentari: 42 milioni di americani restano senza sostegno. L’America che punisce la povertà.

Negli Stati Uniti guidati da Donald Trump, la povertà non è un problema da risolvere ma un fastidio da nascondere. Con una decisione destinata a incidere sul tessuto sociale del Paese, la Corte suprema ha esteso la sospensione dell’ordine che obbligava il governo federale a finanziare integralmente gli aiuti alimentari di novembre. Il risultato è un congelamento di 4 miliardi di dollari che blocca il programma Snap (Supplemental Nutrition Assistance Program), unico sostegno concreto per 42 milioni di cittadini a basso reddito.

In un’America attraversata dallo shutdown più lungo dell’ultimo decennio, la giustizia amministrativa e la politica si stringono la mano. E a pagare, come sempre, sono i più deboli.

La decisione che affama i poveri

Con una formula tecnica e asettica, la Corte suprema ha autorizzato l’amministrazione a proseguire nella sospensione dei fondi destinati agli aiuti alimentari, bloccando l’effetto dell’ordinanza emessa da un tribunale federale. Dietro il linguaggio formale, c’è la realtà brutale di milioni di famiglie che non ricevono i buoni pasto e restano intrappolate in un limbo amministrativo. L’argomento usato per giustificare la decisione è lo shutdown ancora in corso: il governo è fermo, quindi si ferma anche la fame.

Un ragionamento che ha indignato l’opinione pubblica. “Punire la fame con la fame non è politica, è crudeltà”, ha dichiarato il direttore di un centro per la sicurezza alimentare di Chicago. Eppure, la maggioranza conservatrice della Corte ha scelto di dare man forte a Trump, blindando la sospensione almeno fino al 13 novembre.

Il cibo come arma di governo

Il programma Snap, che garantisce un contributo medio di 180 dollari al mese per persona, è stato negli anni la rete di sicurezza più ampia del Paese. Durante la pandemia, aveva permesso a milioni di famiglie di evitare la fame. Ora diventa il simbolo di una politica che usa il cibo come strumento di pressione. Secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura, il governo spende per il programma circa 9 miliardi di dollari mensili, cifra che l’amministrazione ha deciso di tagliare per “motivi di bilancio”.

Il Dipartimento ha inviato una direttiva agli Stati: “Annullate immediatamente qualsiasi erogazione completa dei benefici Snap per novembre”. Tradotto: chi aveva già ricevuto la ricarica completa rischia di vedersela ritirare, mentre milioni di carte restano vuote. Le organizzazioni caritative denunciano una valanga di richieste di aiuto, con code davanti alle food bank da New York al Texas.

L’America spaccata tra arroganza e disperazione

Il contrasto è feroce. A Washington si discute di “responsabilità fiscale”, mentre a Detroit o Atlanta la gente si accalca per un sacchetto di pane. Lo Stato più ricco del mondo si scopre incapace di nutrire i suoi cittadini. L’inflazione alimentare, già alle stelle, rende tutto più insopportabile: in un anno, il prezzo medio del latte è aumentato del 12%, quello del pane del 9%, la carne del 15%.

La fame, in America, non è più una questione marginale. È un problema politico e simbolico, la misura più spietata del declino morale di un Paese che preferisce punire invece di proteggere. “Un tempo la giustizia americana difendeva i diritti civili, oggi difende i tagli alla sopravvivenza”, ha commentato un ex giudice federale su CNN.

Trump e il cinismo della propaganda

Dietro la decisione della Casa Bianca si nasconde un preciso calcolo politico. La linea dura sugli aiuti sociali è diventata un cavallo di battaglia del trumpismo: serve a galvanizzare la base conservatrice, che identifica il welfare con l’assistenzialismo. Il linguaggio del potere si è spostato dal populismo alla crudeltà organizzata. Tagliare i fondi a chi ha fame non è solo un atto economico, ma un segnale ideologico. L’obiettivo è costruire un’America divisa tra “produttivi” e “assistiti”, tra chi merita e chi no.

Un ex consigliere repubblicano, rimasto anonimo, ha spiegato: “Trump vuole dimostrare che può ridurre la spesa pubblica senza toccare le tasse dei ricchi. È la sua idea di giustizia sociale”. Nel frattempo, milioni di cittadini pagano il prezzo di questa “efficienza” con il vuoto nel frigorifero.

La reazione del Paese reale

Da Los Angeles a Philadelphia, le associazioni di volontariato denunciano un’emergenza crescente. Le banche del cibo lavorano a ritmi doppi rispetto allo scorso anno, i centri per senzatetto sono pieni e molti Stati stanno cercando di stanziare fondi locali per compensare i ritardi federali. Ma la misura è colma. “Siamo tornati all’America delle mense parrocchiali e delle file per un pasto caldo”, racconta una volontaria dell’Ohio.

Gli economisti avvertono: bloccare gli aiuti alimentari significa anche colpire i consumi interni. Secondo la Brookings Institution, ogni dollaro investito in Snap genera 1,5 dollari di attività economica. Tagliare il programma, dunque, non è solo ingiusto: è anche economicamente suicida.

La Corte suprema come scudo politico

Non è la prima volta che la Corte suprema protegge decisioni contestate dell’amministrazione Trump. Dalla libertà di licenziare donne incinte alle restrizioni sugli studenti stranieri, la giurisprudenza conservatrice del nuovo corso ha ridisegnato il confine tra diritto e ideologia. In questo caso, i giudici hanno preferito difendere l’esecutivo, ignorando le conseguenze sociali immediate. Il formalismo legale diventa un alibi morale.

Solo la giudice Ketanji Brown Jackson ha espresso dissenso, sottolineando che “la sospensiva colpisce direttamente il diritto alla sussistenza di milioni di persone”. Ma la sua voce è rimasta isolata in un’America che sembra aver perso la capacità di indignarsi.

Il punto

Trump ha trasformato la fame in un’arma politica, e la Corte suprema gli ha dato man forte. Il governo più ricco del pianeta nega il cibo a chi ne ha più bisogno, mentre parla di ordine, disciplina e bilancio. La fame non aspetta le sentenze, e il pane negato oggi sarà la rabbia di domani. In un Paese che punisce la povertà, la vera emergenza è la coscienza.

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