Succede che a una conferenza stampa, mentre i taccuini scorrono e i microfoni captano ogni sfumatura, arrivi lui: Romano Prodi. Non un semplice ex presidente del Consiglio o ex presidente della Commissione europea, ma “il Professore” per antonomasia. Uno di quelli che non si accontenta del titolo: lo incarna, lo abita, lo esercita.
Prodi interroga, Ventotene non dimentica
E succede anche che una giornalista — con tutto il rispetto del mestiere e delle buone intenzioni — gli ponga una domanda sul senso dell’Europa, citando Ventotene. Ma non nel modo giusto, o almeno non con il grado di consapevolezza storica che Prodi si aspetta quando si pronuncia quel nome.
A quel punto, il Professore sbotta. Lo fa con una frase che è già diventata meme, ma che in realtà sembra uscita da un’aula universitaria più che da una sala stampa: “Ma il senso della storia ce l’ha lei o no?”
Sembra uno scatto d’ira, ma è piuttosto uno scatto di rigore. Il rigore di chi ha fatto dell’idea europea una missione di vita, di chi ha attraversato decenni di trattative, sogni e frustrazioni per costruire un’Unione che avesse, appunto, un senso. E non solo economico.
Prodi non è mai stato tenero con l’approssimazione. Non la tollera nelle politiche industriali, figuriamoci nelle domande sulle radici ideali dell’Europa. Per lui, Ventotene non è solo un’isola o un nome evocativo da inserire nei discorsi per fare bella figura. È un codice etico, un punto di partenza. È il luogo dove Spinelli, Rossi e Colorni scrissero, confinati dal fascismo, il sogno di un’Europa unita, democratica e solidale.
Ecco perché la sua risposta non è contro la giornalista, ma per la storia. Per quel senso delle cose che rischiamo di smarrire in un’epoca in cui tutto scorre veloce, anche le parole pesanti.
Nessuna offesa, dunque. Anzi, quasi un invito a tutti — cronisti, politici, cittadini — a studiare un po’ di più. A ricordare che dietro ogni nome, ogni trattato, ogni citazione da manuale, ci sono visioni, speranze, sacrifici. E che con certi temi non si può essere superficiali.
Con Prodi, del resto, funziona così: non basta fare una domanda. Bisogna essere pronti all’interrogazione. E, possibilmente, avere studiato.