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Putin apre a Macron, Miami al centro dei negoziati sull’Ucraina

- di: Bruno Legni
 
Putin apre a Macron, Miami al centro dei negoziati sull’Ucraina
Putin “pronto” a parlare con Macron, mentre Miami prova a sbloccare l’Ucraina

Un messaggio dal Cremlino e un tavolo in Florida: segnali, tattiche e contraddizioni di una diplomazia che corre (e inciampa) tra Parigi, Washington, Mosca e Kiev. 

(Foto: un incontro a Mosca tra Macron e Putin).

Il segnale notturno del Cremlino

Nella notte tra sabato e domenica, il portavoce Dmitri Peskov ha messo in fila una frase dal peso specifico non banale: Vladimir Putin sarebbe disponibile a un confronto diretto con Emmanuel Macron. Il punto, nella versione rimbalzata sui media russi, è che Parigi avrebbe fatto filtrare l’intenzione di riaprire un canale con Mosca; e il Cremlino risponde ricordando che Putin, durante la sua tradizionale conferenza di fine anno (venerdì 19 dicembre), aveva già indicato una apertura al dialogo con l’inquilino dell’Eliseo.

Traduzione politica: la Russia prova a presentarsi come parte “pronta a parlare”, mentre la guerra resta sullo sfondo come una sirena sempre accesa. Un copione visto altre volte, ma che ora torna perché il clima internazionale è cambiato: non c’è solo la linea del fronte, c’è anche la corsa a sedersi nel punto esatto della stanza dove si decide la pace.

Macron e l’idea di una linea europea con Mosca

La spinta francese a riprendere contatti non nasce nel vuoto. Nei giorni precedenti, Macron ha detto che l’Europa potrebbe dover riallacciare i fili con Putin se gli sforzi guidati dagli Stati Uniti non portassero risultati. In controluce c’è un nervo scoperto: molte capitali UE lamentano di essere comparse in un film girato altrove. E Parigi, che storicamente difende l’idea di autonomia strategica europea, non vuole restare fuori campo.

Dalla parte russa, l’apertura arriva però con i suoi “asterischi” (non scritti, ma percepibili): Mosca continua a ripetere le proprie condizioni sul futuro dell’Ucraina e sulle garanzie di sicurezza. Per questo, la parola “dialogo” oggi è insieme promessa e strumento: può essere un ponte, ma anche una leva negoziale.

Miami, il laboratorio americano: chi c’è e cosa si sta tentando

In parallelo, il fine settimana si è trasformato in un crocevia diplomatico in Florida. A Miami sono ripresi colloqui che vedono in prima linea Steve Witkoff, inviato speciale dell’amministrazione Trump, e Jared Kushner. Lato russo è arrivato Kirill Dmitriev, indicato come emissario di Putin e figura con un profilo economico-diplomatico.

Secondo diverse ricostruzioni internazionali, i contatti a Miami mirano a testare un impianto di intesa (o almeno una cornice) su cessate il fuoco, scambi di prigionieri e formato dei prossimi round. Dmitriev avrebbe parlato di incontri “costruttivi”. Ma il quadro resta complesso: una cosa è definire un percorso, un’altra è far combaciare le condizioni politiche e militari delle parti.

Un dettaglio non marginale: alcune fonti riferiscono che non ci sarebbero stati faccia a faccia diretti tra negoziatori russi e ucraini in questa fase. Segno che, almeno per ora, si procede per triangolazioni, messaggi incrociati e incontri “a specchio”.

Kiev: “Sì ai colloqui, ma servono risultati misurabili”

Da Kiev, Volodymyr Zelensky ha lasciato intendere che l’Ucraina può valutare formati di confronto più ampi, persino a tre (Ucraina–USA–Russia), solo se producono effetti concreti. L’elenco delle “prove di realtà” è noto: liberazione di prigionieri, impegni verificabili, garanzie di sicurezza che non siano formule vaghe.

Sul nodo territoriale, la linea ucraina resta rigida: nessuna cessione di aree ancora sotto controllo di Kiev. E su questo punto la distanza con le richieste russe (riconoscimento delle conquiste, condizioni su Donbas e NATO) continua a essere la frattura principale.

Il doppio binario di Mosca: apertura verbale, richieste invarianti

L’apparente disponibilità a parlare con Macron convive con un messaggio costante: la Russia considera non negoziabili alcuni capisaldi, dalla questione territoriale alle scelte di alleanza dell’Ucraina. Nei giorni scorsi, Putin ha ribadito pubblicamente che la “palla” sarebbe nel campo di Kiev e dell’Europa, sottolineando di non vedere segnali di vero ripensamento occidentale.

È qui che la notizia del “dialogo con Macron” va letta con prudenza: il canale politico non equivale a una svolta. Può però avere due funzioni immediate: ricompattare l’immagine russa come interlocutore “ragionevole” e, allo stesso tempo, mettere pressione sugli europei perché si dividano tra linea dura e linea del contatto.

Perché Parigi pesa (anche quando sembra fuori gioco)

La Francia resta un perno per almeno tre ragioni. Primo: è una potenza nucleare europea e membro permanente del Consiglio di Sicurezza ONU. Secondo: Macron può parlare a nome di una parte di Europa che teme l’irrilevanza. Terzo: Parigi è un nodo diplomatico con una tradizione di “ponti” (talvolta discussi) verso Mosca.

Ma c’è un limite evidente: l’architettura finale di qualsiasi intesa passa da Washington e, soprattutto, da Kiev. Se l’Ucraina non percepisce garanzie credibili, l’apertura francese rischia di restare un gesto simbolico. Se invece gli Stati Uniti dovessero ottenere un avanzamento reale a Miami, allora un canale europeo con Mosca potrebbe diventare un moltiplicatore e non un concorrente.

I prossimi snodi da tenere d’occhio

  • Formato dei negoziati: si andrà verso un tavolo più ampio o resteranno incontri separati con mediazione USA?
  • Misure “verificabili”: scambi di prigionieri, pause localizzate, corridoi umanitari. Senza passi misurabili, la diplomazia si sgonfia.
  • Ruolo europeo: Macron spinge per non restare ai margini; altri Paesi temono concessioni premature.
  • Linea russa sulle condizioni: se resta invariata, il dialogo rischia di essere solo un contenitore comunicativo.

In sintesi: la frase di Peskov su Putin “pronto al dialogo” con Macron è un segnale, ma il vero termometro è altrove: nella capacità (o incapacità) dei colloqui di Miami di trasformare il rumore diplomatico in un primo, minuscolo, passo operativo. 

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