La nostra biblioteca - Un pm si confronta con la 'ndrangheta e, prima, con il suo passato

- di: Diego Minuti
 
È un libro ''strano'' questo ''Il dio dello stretto'' perché un poliziesco che ha ben altre ambizioni che descrivere un evento delittuoso, le indagini che lo circondano, l'esito, più o meno inatteso, più o meno scontato.
Ed è anche strano a partire dal titolo, con quello ''stretto'' (che si riferisce a quello che divide o unisce Sicilia e Calabria) tenuto senza la maiuscola iniziale, non sappiamo se frutto del caso o per una precisa volontà di disancorarne il contenuto da un contesto territoriale che, peraltro, lo caratterizza fortemente.
Il protagonista del libro non è solo Mimmo Castelli, giovane pubblico ministero nella città di frontiera quale era Reggio Calabria all'alba degli anni '90, e non è solo il crimine, comune o 'ndranghetista, ma è l'ambiente in cui il racconto matura, tra canoni di comportamento nei quali restano invischiati uomini d'onore o semplici ladruncoli, ma anche chi con quell'ambiente non ha apparentemente nulla a che spartire e si ritrova impaniato, quasi involontariamente.

La nostra biblioteca - Un pm si confronta con la 'ndrangheta e, prima, con il suo passato

Come Renato Panuccio, il pilota di Formula 2 che l'autore, Vins Gallico, prende per mano dalle prime pagine del libro, quando, al volante, divorava chilometri ed adrenalina, per poi entrare tra le seconde file e, via via, scomparire dai riflettori, capendo che la sola mano che gli viene tesa - quella di un mafioso - lui la deve per forza stringere.
Così, lui che guidava bolidi in pista, resta a correre, ma solo dalla città al porto di Gioia Tauro per prendere o portare qualche carico non proprio pulito, uomini compresi.
Ma, corri oggi, corri domani, la pallina della roulette cade sullo zero e una zelante pattuglia di agenti lo ferma, lungo l'autostrada, e, perquisendo la sua vettura, trova quel che non avrebbe dovuto, la droga necessaria per arrestarlo, processarlo e condannarlo. Una condanna che gli costa, in una ipotetica scala di priorità, trenta mesi nel carcere di Reggio Calabria, la progressiva perdita di autostima e di prospettive, e, per finire, la moglie. Che lui aveva rubato al primo marito e che, a sua volta, gli era stata rubata da un mafioso.

La donna dapprima dirada le visite. Poi non lo va più a trovare e Renato Panuccio non spreca molto tempo a capirne le ragioni. Quando esce di prigione, scontato, come si dice, il suo debito con la giustizia, la prima cosa che fa è tornare a casa, ben sapendo che la troverà vuota della presenza di lei e del suo ricordo. Poi va in garage e riesce a rimettere in moto la sua amata Mercedes, con cui va di corsa nella villa del mafioso, anch'essa vuota. Il resto si consuma nel volgere di poco tempo: sull'autostrada a velocità folle, la polizia che cerca di fermarlo e lui che fugge per finire in fondo ad un dirupo, con la sua vettura in fiamme. E' il magistrato chiamato sul luogo dell'incidente, sempre che lo sia stato realmente, è il giovane pm Castelli al quale il volo dell'auto sembra quasi rientrare in uno schema, un disegno che lui è chiamato a chiarire.

Ma se la dinamica non convince il magistrato, lo convincono di meno le testimonianze che cerca di raccogliere, spesso in modo informale e che lo spingono sempre di più a cercare la verità, anche a costo di pagarne le conseguenze. A Mimmo Castelli, però, importa: è un giovane magistrato zelante che in quella storia non ci vede chiaro. E così indaga, fa domande, si guarda intorno, collega fatti e ricostruisce parentele ed amicizie. E intanto la pressione aumenta insieme ai dubbi e alle scelte da fare, in un conflitto di coscienza che rischia di schiacciarlo anche sul piano privato.

''Il dio dello stretto'', lo diciamo, non è un libro di facile assimilazione, perché, pur se Gallico governa a piacimento le tecniche del racconto, per coglierne appieno le sfumature, i controluce, le implicazioni sociali, forse necessita di una parvenza di conoscenza dell'ambientazione, una città e una regione devastate dalla violenza di 'ndrangheta che non è solo sulle persone, ma anche sullo coscienza.
E', però, un libro che pone degli interrogativi, soprattutto di carattere morale, che si servono per essere proposti di un personaggio apparentemente di corollario, e che invece diventa fondamentale, avendo contribuito alla formazione cattolica, ancor prima che giuridica, di Castelli. Un sacerdote, Don Farias, che non si limita a indirizzare le anime, ma anche le coscienze, da uomo di legge (insegna Filosofia del diritto a Messina) e di chiesa, anche se spesso i due profili camminano di pari passo, quasi sovrapponendosi.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli