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Il rischio fiscale diventa più a misura di PMI

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il rischio fiscale diventa più a misura di PMI

Il regime di adempimento collaborativo, fino a oggi riservato alle grandi imprese con un volume di affari superiore a un miliardo di euro, si apre finalmente anche alle piccole e medie imprese. È quanto annunciato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, intervenuto a Milano nel corso di un convegno della Fondazione dei dottori commercialisti. Il nuovo strumento – di natura opzionale – consentirà anche alle PMI di dotarsi di un sistema certificato di rilevazione e gestione del rischio fiscale, rendendo il rapporto con il fisco più trasparente, prevedibile e meno conflittuale.

Il rischio fiscale diventa più a misura di PMI

Il sistema sarà su base volontaria: le imprese potranno decidere di adottare un proprio modello organizzativo per il controllo dei rischi fiscali, validato da un soggetto terzo indipendente, una sorta di “certificatore della compliance”. Questo modello si ispira alla logica del Tax Control Framework, già previsto per le grandi aziende, ma sarà adattato alla scala e alle caratteristiche delle PMI. L’obiettivo è quello di creare un percorso di gradualità nell’approccio alla compliance, senza introdurre nuovi obblighi ma incentivando comportamenti virtuosi attraverso premi concreti.

Vantaggi in termini di sanzioni e certezze
L’adesione al nuovo regime comporterà una serie di benefici sostanziali: riduzione delle sanzioni amministrative in caso di errori formali, sospensione delle attività di accertamento in presenza di interpello preventivo, e maggiore tutela giuridica nel caso in cui l’impresa abbia seguito le indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate. Il sistema, in sostanza, punta a ridurre il contenzioso e a prevenire l’insorgere di controversie, instaurando un rapporto collaborativo tra contribuente e amministrazione finanziaria, secondo un modello di buona fede e lealtà già ampiamente sperimentato in altri Paesi.

Il ruolo dell’interpello preventivo
Uno degli strumenti centrali sarà l’interpello: le imprese che aderiranno al sistema potranno sottoporre all’amministrazione le proprie valutazioni sui rischi fiscali individuati, ricevendo risposte vincolanti che, se rispettate, precludono l’attivazione di accertamenti. In questo modo, la compliance non si traduce solo in un sistema di controllo interno, ma diventa un canale attivo di comunicazione con il fisco. È un cambio di prospettiva radicale rispetto al tradizionale modello sanzionatorio: non più repressione ex post, ma prevenzione ex ante.

Le sfide operative per le imprese
L’adozione del nuovo modello non sarà priva di difficoltà. Le PMI dovranno dotarsi di competenze specifiche, rivedere i processi interni e, in molti casi, ricorrere al supporto di consulenti esterni per implementare il sistema di gestione del rischio fiscale. Non si tratta solo di un adempimento tecnico, ma di un vero e proprio cambiamento culturale. Ecco perché il governo sta lavorando a una disciplina che tenga conto della realtà delle PMI, evitando oneri sproporzionati e favorendo l’accessibilità attraverso modelli semplificati e standardizzati.

Riforma fiscale e risorse da compliance

Il nuovo regime rappresenta anche un tassello importante nel più ampio progetto di riforma fiscale. Secondo quanto dichiarato dal viceministro Leo, le risorse che saranno recuperate grazie a una maggiore compliance – sia in termini di maggiori entrate sia di minori contenziosi – verranno impiegate per finanziare le misure della riforma. Tra queste, rientra anche l’eventuale proroga del ravvedimento speciale per l’anno d’imposta 2023, misura già prevista dal decreto legge n. 34/2023 e ora allo studio del governo nell’ambito del decreto legislativo n. 84 in via di conversione.

Un cambio di paradigma per il sistema fiscale
L’introduzione di un regime certificato di controllo del rischio fiscale per le PMI segna un passaggio cruciale nella trasformazione del sistema tributario italiano. Si tratta di un modello che premia la correttezza, valorizza la prevenzione e promuove un dialogo costruttivo tra Stato e contribuente. Se accompagnato da una corretta informazione e da strumenti operativi adeguati, può rappresentare un punto di svolta per migliaia di imprese italiane, riducendo il peso della burocrazia e rafforzando la fiducia nel sistema.

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