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La finanza americana post-bancaria sotto pressione: la rivoluzione MAGA minaccia la stabilità

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
La finanza americana post-bancaria sotto pressione: la rivoluzione MAGA minaccia la stabilità

Negli ultimi dieci anni il sistema finanziario americano ha vissuto una trasformazione profonda, spesso passata sotto traccia rispetto alle cronache politiche o agli indicatori macroeconomici. Alla struttura tradizionale basata su banche regolamentate si è affiancato – e in alcuni segmenti ha sostituito – un sistema parallelo composto da fondi monetari, veicoli non bancari, piattaforme fintech, stablecoin e nuovi strumenti digitali d’intermediazione. Si tratta di una “rivoluzione finanziaria” che ha puntato su efficienza, velocità e accessibilità, ma che ora si trova esposta a un rischio crescente di instabilità.

La finanza americana post-bancaria sotto pressione: la rivoluzione MAGA minaccia la stabilità del nuovo sistema

Il nuovo assetto ha un impatto sistemico paragonabile a quello delle banche, ma non è soggetto agli stessi livelli di supervisione. Fondi come BlackRock e Vanguard gestiscono masse enormi, piattaforme di pagamento istantaneo processano flussi miliardari, e l’espansione delle valute digitali private ha creato nodi critici di interconnessione finanziaria. Tuttavia, la supervisione è frammentaria e gli strumenti di intervento pubblici restano legati a schemi ormai superati. L’apparente solidità di questo sistema si fonda su un equilibrio fragile e ancora poco compreso dai regolatori.

La pressione politica del nuovo trumpismo

A questa trasformazione strutturale si aggiunge ora un fattore politico destabilizzante: il ritorno del trumpismo alla guida della Casa Bianca. Come sottolinea The Economist, la “rivoluzione finanziaria si scontra con la rivoluzione MAGA”, e il rischio sistemico aumenta. L’amministrazione Trump sta valutando un rafforzamento del controllo politico sulla Federal Reserve e potrebbe usare strumenti finanziari come leve dirette di pressione economica. L’indipendenza delle istituzioni monetarie e la prevedibilità dell’ambiente regolatorio risultano così compromesse.

Federal Reserve sotto attacco, mercati più esposti

L’ipotesi di un intervento diretto dell’esecutivo sulla Fed – tramite nomine ostili o modifiche legislative – apre un fronte di vulnerabilità per gli investitori. I mercati si basano su aspettative e su stabilità istituzionale, ma il messaggio che arriva da Washington è quello di una finanza sempre più politicizzata. Le piattaforme non bancarie, meno resilienti in condizioni di stress e meno dotate di meccanismi di assorbimento delle perdite, diventano così epicentri potenziali di crisi.

Un sistema innovativo ma senza regole chiare
Il sistema finanziario che si è venuto a creare negli ultimi anni si è dimostrato capace di sostenere crescita e innovazione, ma manca di un quadro normativo coerente. I supervisori non hanno gli strumenti né la visibilità necessaria per intercettare squilibri, e le interconnessioni tra finanza tradizionale e nuovi attori sono sempre più complesse. In caso di shock – politico, economico o tecnologico – non è affatto garantito che il sistema sappia reggere l’urto.

L’appello alla riforma prima della crisi

The Economist conclude con un invito esplicito: gli Stati Uniti devono riscrivere le regole del loro capitalismo finanziario prima che sia troppo tardi. Serve una riforma sistemica che tenga conto delle nuove realtà del mercato e che protegga la stabilità senza soffocare l’innovazione. In gioco non c’è solo la fiducia dei mercati, ma la tenuta complessiva di un sistema che ha finora retto per inerzia e crescita, ma che rischia di diventare la prossima grande fragilità dell’economia globale.

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