Raid russi con droni su Kiev e Mykolaiv, Tajani: "Mosca si impegni per la pace"
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Nuova ondata di attacchi notturni in Ucraina, dove le sirene antiaeree sono tornate a squarciare il cielo di Kiev e Mykolaiv. I droni kamikaze lanciati dalla Russia hanno colpito diverse aree residenziali e infrastrutture civili, provocando almeno sette feriti, tra cui una donna in gravi condizioni. Le esplosioni si sono susseguite per oltre un’ora, alimentando la tensione in una capitale già provata da mesi di bombardamenti intermittenti. A Mykolaiv, nel sud del Paese, colpite aree industriali e impianti energetici. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato di “una nuova offensiva di primavera” che starebbe prendendo corpo sul fronte orientale, dove Mosca avrebbe intensificato le operazioni terrestri. Intanto l’Italia, per voce del ministro degli Esteri Antonio Tajani, chiede che sia il Cremlino a compiere il primo passo verso un vero negoziato.
Raid russi con droni su Kiev e Mykolaiv: feriti e tensione crescente. Tajani: "Mosca si impegni per la pace"
Secondo le autorità militari ucraine, nella notte sono stati abbattuti oltre venti droni di fabbricazione iraniana Shahed, ma diversi sono riusciti a penetrare le difese e a colpire bersagli sensibili. Gli attacchi su Mykolaiv sembrano avere un duplice obiettivo: indebolire la produzione locale e minare il morale della popolazione civile. Ma è sul fronte orientale, tra Donetsk e Kharkiv, che l’esercito russo starebbe preparando una nuova avanzata coordinata. Zelensky, nel suo intervento quotidiano, ha parlato di “pressioni crescenti” e di una strategia del Cremlino che punta a logorare l’Ucraina proprio mentre gli aiuti internazionali iniziano a rallentare.
Tajani: “Il tempo del realismo è arrivato, Mosca mostri volontà”
Il capo della diplomazia italiana, Antonio Tajani, ha commentato gli sviluppi di queste ore con parole misurate ma ferme. “Sulla pace tocca a Mosca dimostrare un impegno serio e verificabile. L’Ucraina ha già mostrato disponibilità, ora serve una risposta chiara dal Cremlino”, ha dichiarato in margine a un evento istituzionale. Tajani ha confermato il sostegno dell’Italia al piano di pace in dieci punti promosso da Kiev, ma ha anche ribadito che “nessuna soluzione sarà possibile senza la volontà concreta della Russia di interrompere le ostilità”. Le dichiarazioni si inseriscono in un quadro diplomatico sempre più teso, in cui l’Europa cerca di mantenere una posizione di equilibrio tra fermezza e disponibilità al dialogo.
L’ONU in stallo, l’Europa cerca un’iniziativa autonoma
Intanto le Nazioni Unite appaiono ancora una volta paralizzate. Il Consiglio di Sicurezza è diviso e ogni iniziativa viene bloccata dal veto reciproco tra blocchi contrapposti. In questo vuoto, sono i Paesi europei a cercare di costruire canali alternativi. Francia e Germania stanno lavorando a una proposta comune per una conferenza multilaterale entro l’estate, ma l’ipotesi è ancora fragile. L’Italia partecipa attivamente ai tavoli preparatori, insistendo su un formato che coinvolga anche attori extra-NATO, come India e Brasile, per rafforzare la legittimità del processo. Ma senza un segnale da Mosca, le cancellerie europee sanno che ogni sforzo resterà sospeso.
La resistenza ucraina tra stanchezza e determinazione
Sul terreno, la popolazione ucraina appare stanca ma determinata. Nonostante le perdite e la distruzione, il morale resta alto. Le autorità locali a Kiev e Mykolaiv hanno ringraziato i servizi di emergenza e i volontari che, come ogni notte, sono entrati in azione per salvare vite e contenere i danni. Ma si moltiplicano gli appelli per un sostegno militare più rapido e continuo da parte degli alleati. I sistemi di difesa aerea, dicono da Kiev, sono efficaci ma insufficienti: le risorse si stanno esaurendo, e senza rifornimenti l’Ucraina rischia di trovarsi vulnerabile proprio nei mesi cruciali di una nuova offensiva.
La diplomazia rallenta, la guerra accelera
Il paradosso attuale è evidente: mentre i segnali di apertura diplomatica si diradano, la guerra sul campo accelera. Le dichiarazioni pubbliche si fanno più vaghe, i negoziati sotterranei si affievoliscono, e le armi tornano protagoniste. In questo contesto, ogni raid, ogni attacco, ogni nuova vittima civile riduce ulteriormente le possibilità di una tregua. Tajani e gli altri ministri degli Esteri europei lo sanno: il tempo per costruire un processo di pace credibile si sta esaurendo. E ogni giorno che passa rende il conflitto più duro, più asimmetrico, più difficile da fermare.