La Russia ha annunciato la propria disponibilità ad aprire un nuovo tavolo negoziale con l’Ucraina lunedì prossimo a Istanbul. La proposta, presentata dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, prevede l’invio di una delegazione ufficiale incaricata di illustrare “le richieste fondamentali di Mosca” in un contesto multilaterale, ma con modalità di confronto diretto tra le parti. Lavrov ha precisato che la Russia è “pronta a presentare le proposte e a fornire le spiegazioni necessarie”, sottolineando la necessità di “condizioni politiche favorevoli e realistiche” per l’avvio del negoziato.
Russia-Ucraina, Mosca propone colloqui a Istanbul: Kiev apre ma chiede prima il memorandum
Kiev ha risposto positivamente alla possibilità di partecipare all’incontro, ma ha posto una condizione preliminare: “Prima di qualsiasi incontro, ci aspettiamo da Mosca il memorandum completo con le proposte ufficiali, per valutarne il contenuto e la coerenza”, ha dichiarato il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov. “Non vogliamo ripetere i tentativi falliti del passato. Serve trasparenza e chiarezza”.
Le richieste di Mosca: fine dell'espansione NATO e revoca delle sanzioni
Le indiscrezioni provenienti da fonti diplomatiche indicano che tra i punti principali avanzati dalla Russia ci sarebbero la richiesta di uno stop all’espansione della NATO verso est, la neutralità militare dell’Ucraina e la revoca progressiva delle sanzioni occidentali imposte a seguito dell’invasione del 2022. Mosca vedrebbe in questi tre elementi la base per una “pace stabile”, mentre Kiev li considera condizioni difficilmente accettabili senza un ritiro completo delle truppe russe dai territori occupati.
Il presidente russo Vladimir Putin, pur non intervenendo direttamente, avrebbe autorizzato la missione diplomatica nella consapevolezza che “la situazione sul campo non è destinata a risolversi rapidamente sul piano militare”. L’intervento del ministro Lavrov viene quindi letto come un tentativo di mostrare apertura diplomatica alla comunità internazionale, anche per smorzare le crescenti pressioni provenienti da Pechino e dai Paesi del Golfo.
La posizione dell'Ucraina: sì al dialogo, ma senza cedimenti
L’Ucraina, da parte sua, ha ribadito la disponibilità a valutare qualsiasi percorso negoziale purché non comprometta la sovranità nazionale. “Siamo pronti a sederci al tavolo, ma non accetteremo diktat mascherati da proposte di pace”, ha aggiunto il presidente Volodymyr Zelensky, intervenendo da Berlino, dove ha incontrato il cancelliere tedesco Friedrich Merz per discutere di nuovi aiuti militari. “La pace si costruisce con il rispetto reciproco, non con l’imposizione unilaterale”.
Zelensky ha sottolineato l’urgenza di rafforzare le difese aeree del Paese in vista della stagione estiva, durante la quale si teme un’intensificazione degli attacchi missilistici russi. Il patto stretto con la Germania prevede un incremento delle forniture militari “senza restrizioni”, compresa la possibilità per Kiev di avviare una produzione interna di missili a lunga gittata, in collaborazione con imprese tedesche del settore difesa.
Il ruolo degli Stati Uniti e il peso della mediazione internazionale
Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha avuto un colloquio telefonico con Lavrov per chiarire i termini dell’iniziativa diplomatica russa. Secondo quanto riportato dai media statunitensi, l’amministrazione americana osserva con prudenza lo sviluppo della proposta, considerando che Mosca ha più volte usato la diplomazia per guadagnare tempo sul fronte militare. Il presidente Trump, attuale inquilino della Casa Bianca, ha commentato con scetticismo la mossa russa: “In due settimane capiremo se Putin ci sta prendendo in giro o no”.
Trump, che in passato aveva ipotizzato un vertice trilaterale tra sé, Putin e Zelensky, ha visto bocciare questa opzione proprio da Mosca, che ha preferito mantenere un formato bilaterale. La Russia ha infatti dichiarato che “non è il momento di soluzioni scenografiche” ma di un confronto concreto e focalizzato.
Speranze e limiti di un negoziato complesso
Il prossimo lunedì a Istanbul potrebbe rappresentare l’inizio di un nuovo capitolo della lunga crisi tra Russia e Ucraina, ma gli ostacoli restano significativi. La distanza tra le parti sulle condizioni di base per la pace è ancora enorme, e ogni passo avanti sarà soggetto a verifiche puntuali da parte dei rispettivi alleati e partner internazionali. L’Europa, per ora, mantiene un ruolo defilato ma attento, pronta a favorire una mediazione se si creeranno le condizioni.
La guerra, giunta al suo terzo anno, ha già ridisegnato gli equilibri geopolitici continentali, accelerando la corsa al riarmo, irrigidendo le relazioni Est-Ovest e ponendo sotto pressione l’ordine internazionale basato sulle regole. Il negoziato di Istanbul, se confermato, rappresenta una speranza fragile, ma necessaria. Sarà ora cruciale capire se le intenzioni dichiarate da Mosca troveranno un corrispettivo reale nei fatti, e se l’Ucraina potrà difendere i propri interessi senza restare isolata.