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Sala contro la manovra: tagli, Olimpiadi e sfida politica a Milano

- di: Bruno Legni
 
Sala contro la manovra: tagli, Olimpiadi e sfida politica a Milano
Sala contro la manovra: tagli, Olimpiadi e sfida politica a Milano
Il sindaco accusa: “Milano penalizzata”. Il Mit ribatte con i numeri. E il 2026 si prepara a diventare l’anno più caldo.

Il sindaco Giuseppe Sala (foto) chiude l’anno con una frase che suona come una sirena in pieno centro: “Milano non è nel cuore del governo”. Nel bilancio di fine 2025, tra auguri natalizi e dossier sul tavolo, il punto non è solo politico: è soprattutto una questione di soldi, opere e priorità mentre la città corre verso l’appuntamento delle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026.

La manovra vista da Palazzo Marino

Nel mirino di Sala finisce la legge di bilancio e, in particolare, la sensazione che Milano stia pagando un prezzo più alto rispetto ad altri territori. La contestazione più concreta riguarda la linea M4: secondo il sindaco, la manovra prevede un taglio di 15 milioni di euro legato ai fondi del progetto. Tradotto: un colpo a un’infrastruttura che, per una metropoli che vive di mobilità, non è una voce tecnica ma un pezzo di quotidianità.

Sala ha poi collegato la partita delle risorse a un tema destinato a esplodere con l’avvicinarsi dei Giochi: la gestione della sicurezza. Lamenta la mancanza di coperture adeguate, in particolare sul fronte degli straordinari della Polizia locale durante il periodo olimpico. Il sottotesto è chiaro: senza risorse, l’organizzazione rischia di dover fare acrobazie proprio nel momento in cui Milano sarà più esposta e osservata.

La replica del Mit: “Interventi per 12 miliardi”

Alla critica, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti risponde con l’argomento più classico: i numeri. La linea del Mit è che Milano e provincia abbiano già beneficiato di interventi complessivi per 12 miliardi tra strade, ferrovie, edilizia e trasporto pubblico, ricordando anche l’effetto vetrina dei Giochi.

È uno scontro di prospettive: per Sala conta ciò che manca adesso (e ciò che può pesare sull’anno olimpico); per il ministero conta ciò che è già stato messo a terra o programmato. Nel mezzo, la domanda politica più scomoda: chi decide davvero quali città “valgono” nella fotografia nazionale del 2026?

Il 2026 olimpico: vetrina globale e stress test cittadino

Il prossimo anno non sarà “un anno qualsiasi”. Per Sala sarà l’ultimo anno pieno da sindaco e, insieme, il periodo in cui Milano dovrà dimostrare di essere una macchina capace di reggere traffico, eventi, flussi turistici e attenzione internazionale senza inciampare.

Sullo sfondo, fonti internazionali hanno riportato che gli organizzatori affrontano pressioni legate a finanziamenti e fattori climatici: un tema che, in un’Olimpiade invernale, non è un dettaglio. Il punto, per Milano, è pragmatico: ogni incertezza esterna aumenta l’importanza di una regia locale solida, con risorse adeguate e catene decisionali snelle.

Sicurezza e disagio giovanile: la partita più sensibile

La sicurezza resta il nervo scoperto. Sala ha ribadito l’intenzione di rafforzare la delega e di non mantenerla in capo a sé fino a fine mandato. Il ragionamento è politico e operativo: gli ultimi episodi di cronaca hanno reso evidente quanto il tema sia intrecciato con il disagio giovanile e con la gestione del territorio, dai quartieri più centrali alle periferie.

Qui il 2026 rischia di essere un amplificatore: la città avrà più occhi addosso, più eventi, più movimenti. E più pressione perché tutto funzioni “come in cartolina”.

Urbanistica e deleghe: la maggioranza cerca un nuovo equilibrio

Nel quadro di fine anno pesa anche la necessità di chiudere la partita delle deleghe nella maggioranza di centrosinistra, dopo l’uscita di scena dell’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi in seguito al suo coinvolgimento nelle inchieste sull’urbanistica. Il messaggio di Sala è che serve assetto stabile: l’anno olimpico non perdona vuoti di governance.

Verso il 2027: primarie probabili e nomi che si muovono

Il clima elettorale, di fatto, è già iniziato. Sala osserva che nel centrosinistra qualcuno si sta posizionando, mentre nel centrodestra i movimenti sono meno evidenti. Tra i nomi in emersione c’è quello della vicesindaca Anna Scavuzzo, che ha manifestato interesse a candidarsi. Sala ne parla in termini positivi e apre a uno scenario che appare sempre più realistico: primarie, possibilmente di coalizione, non circoscritte al solo Pd.

Quanto al suo futuro, Sala fa capire che non intende sparire: se sarà utile e richiesto, darà una mano. Altrimenti resterà in disparte, con “il cuore” comunque dentro la politica milanese.

Il punto politico: Milano vuole centralità, non complimenti

La fotografia che esce dalle parole del sindaco è netta: Milano non chiede applausi, chiede centralità. Perché nel 2026 la città sarà un biglietto da visita dell’Italia e, allo stesso tempo, una prova di resistenza amministrativa. La manovra, in questa lettura, non è un testo contabile: è una scelta di campo su quali territori debbano correre e quali, invece, arrangiarsi. 

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