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Sanità, il nodo dei fondi riapre: perché il Ssn trema

- di: Bruno Legni
 
Sanità, il nodo dei fondi riapre: perché il Ssn trema
Sanità, il nodo dei fondi riapre: perché il Ssn trema
Il bilancio 2026 riaccende lo scontro su risorse e priorità: Gimbe parla di “definanziamento”, la Cgil vede un Ssn al minimo storico nel 2028. Farmindustria punta su tetti e payback, gli infermieri chiedono assunzioni mirate e carriere.

(Foto: Orazio Schillaci, ministro della Salute).

Cosa c’è nella manovra

Il disegno di bilancio per il 2026 riporta al centro la tenuta del Servizio sanitario nazionale, stretto tra inflazione, liste d’attesa e carenze di personale. Le cifre in discussione indicano un Fabbisogno sanitario in crescita nel 2026, ma in rapporto al Pil la curva scende rispetto al post-pandemia: da qui i timori di definanziamento in termini relativi.

Il conto di Gimbe

Le elaborazioni indipendenti mettono in luce un divario cumulato nell’ultimo quadriennio: il punto non è l’aumento nominale, ma la quota di ricchezza nazionale destinata alla sanità che tende a calare verso il 6% del Pil. “La sanità pubblica ha perso in quattro anni l’equivalente di una legge di bilancio”, osserva il presidente Nino Cartabellotta.

La voce della Cgil

Per la Cgil le risorse sono “insufficienti” a colmare il sottofinanziamento accumulato. La richiesta è di rafforzare assunzioni e servizi territoriali con un incremento pluriennale dei fondi. “Dal 2022 la quota di Pil per la sanità è stata ridotta di quasi mezzo punto”, avverte Daniela Barbaresi.

Farmaci e payback

Il capitolo farmaceutica resta decisivo per attrarre investimenti e ridurre i tempi di accesso. L’industria chiede di alzare il tetto degli acquisti diretti, escludere i plasmaderivati dai conteggi e arrivare al superamento strutturale del payback ospedaliero. “Così l’Italia resta attrattiva”, ha ribadito Marcello Cattani.

Infermieri: personale e carriere

La professione infermieristica accoglie i segnali sul fronte assunzioni, ma chiede vincoli di destinazione e un piano strutturale. “Servono investimenti in formazione, ricerca infermieristica e percorsi specialistici”, sottolinea Barbara Mangiacavalli, per evitare che le risorse si disperdano senza impatto su turni e liste d’attesa.

Il quadro europeo

Nel confronto internazionale l’Italia resta sotto la media UE e OCSE per incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil e ultima nel G7 per spesa pubblica pro-capite. Ciò significa pressione sui pagamenti privati e un rischio di ampliamento delle diseguaglianze se i fondi pubblici non recuperano.

Dove si decide

  • Finanza pubblica: riportare il deficit sotto il 3% nel 2026 impone scelte selettive e coperture certe.
  • Personale: senza assunzioni mirate e carriere competitive, le liste d’attesa non scendono.
  • Innovazione: regole stabili su tetti e payback sbloccano investimenti e early access alle cure.

Soglie critiche

per evitare che il Ssn scivoli sotto soglie critiche, servono risorse mirate, pianificazione pluriennale e riforme regolatorie che premino valore e qualità delle cure.

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