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Atp Finals, Sinner re di Torino: Alcaraz piegato

- di: Bruno Legni
 
Atp Finals, Sinner re di Torino: Alcaraz piegato
Atp Finals, Sinner re di Torino: Alcaraz piegato 7-6 7-5

Due ore e un quarto di tensione pura, un palazzetto che sembra uno stadio di calcio, un match che profuma già di futuro del tennis. Jannik Sinner doma Carlos Alcaraz 7-6(4) 7-5 sul cemento dell’Inalpi Arena di Torino e si conferma campione delle Atp Finals, chiudendo una stagione gigantesca con il trofeo più lucente di fine anno.

L’azzurro, numero 2 del ranking, batte il numero 1 del mondo senza concedere set e allunga una serie indoor che ha ormai confini storici. Sul piatto ci sono il secondo titolo consecutivo al Masters di fine stagione, un assegno record e soprattutto il sorpasso morale nella rivalità che segnerà il prossimo decennio.

Una finale da nuova era del tennis

Torino voleva la finale dei sogni e l’ha avuta: Sinner contro Alcaraz, il numero 2 contro il numero 1, l’Italia contro la Spagna, il tennis del presente che sembra già quello del futuro. Il copione è degno dell’attesa: nessun break nel primo set, servizi dominanti, scambi violentissimi, il pubblico costantemente in piedi.

Entrambi arrivano all’ultimo atto dopo un 2025 da collezione: Sinner ha messo in bacheca Australian Open, Wimbledon e il bis alle Finals, con presenza in tutte le finali Slam dell’anno; Alcaraz ha risposto con i titoli al Roland Garros e agli Us Open, spesso proprio passando dal duello con l’altoatesino nei momenti chiave della stagione.

Il loro bilancio annuale rimane favorevole allo spagnolo, ma il colpo di Torino pesa come un manifesto: Jannik chiude l’anno con il trofeo che riassume l’élite del circuito e lo fa battendo, nel palcoscenico più esigente, il giocatore che ha chiuso il 2025 in vetta alla classifica mondiale.

Malore sugli spalti e primo set al cardiopalma

Il primo scossone della serata, paradossalmente, non arriva dal campo ma dalle tribune. Sul 2-1 Sinner e 40-40, mentre l’azzurro ha appena commesso doppio fallo, il gioco si interrompe per il malore di uno spettatore in alto, tra i seggiolini del settore più caldo. L’atmosfera cambia di colpo, le luci si abbassano, i giocatori si allontanano dalla linea di fondo.

La lunga sospensione congela i muscoli e scalda i nervi. Nel silenzio irreale, Jannik resta vicino alla sua panchina, ascolta i suggerimenti del box che gli chiede di restare in movimento. Quando il pubblico applaude per segnalare che la persona soccorsa sta lasciando l’impianto sulle proprie gambe, la finale riparte.

Sinner annulla il pericolo ritrovando l’ace, ma il set entra comunque in una fase delicata: l’azzurro perde qualche primo servizio, Alcaraz fiuta sangue e sul 6-5 in suo favore si procura il set point, costruito con un passante in avanzamento dopo aver chiamato Jannik a rete.

È la prima vera sliding door del match: sulla seconda a 187 km/h di Sinner, lo spagnolo aggredisce ma spedisce fuori la risposta. Tutto si decide al tie-break, dove l’italiano mostra ancora una volta perché è diventato un riferimento assoluto sulla superficie indoor.

Va subito sotto di un mini-break, poi cambia marcia: un dritto inside-in che spacca il campo, due rovesci profondi che tolgono aria ad Alcaraz, un recupero prodigioso sulla palla corta e, sul 6-4, il servizio che inchioda il 7-4. L’Inalpi Arena esplode: il primo set è di Sinner.

Secondo set, montagne russe e match point d’acciaio

Il copione sembra mettersi di traverso a Jannik all’inizio del secondo parziale. Alcaraz rientra in campo dopo un intervento del fisioterapista alla coscia destra e parte come un treno: brekka subito, spinge in risposta, fa ballare l’azzurro con le variazioni di ritmo che hanno fatto innamorare il circuito.

Sinner accusa il colpo, il linguaggio del corpo si fa più pesante. Ma nelle difficoltà, il dialogo con il box diventa un filo diretto: sguardi, cenni, applausi a distanza. Sul 3-2 per lo spagnolo, l’altoatesino si presenta alla risposta con un piglio diverso, spinge con il rovescio e si costruisce una palla break. La chiude con una palla corta chirurgica che manda fuori giri Carlos e riporta il set in parità.

Il momento simbolo arriva nel game successivo, quando Sinner deve fronteggiare una palla break pesantissima. Alcaraz sbaglia di poco un dritto lungolinea, il numero 2 del mondo si porta il dito all’orecchio come a dire al suo pubblico che vuole ancora più rumore. L’Inalpi Arena risponde con un boato, e da lì la partita vola verso un nuovo tie-break quasi inevitabile.

Quasi, appunto. Sul 5-5, è Alcaraz a gettarsi in avanti in una discesa a rete troppo ottimista. Una volée non chiusa alla perfezione regala a Sinner una palla break che è anche match point virtuale, perché l’azzurro è ingiocabile al servizio.

Segue uno scambio lunghissimo, di quelli che ti svuotano i polmoni: rovescio contro rovescio, cambi di direzione, difese estreme. Alla fine è ancora l’errore di dritto di Carlos a scrivere la parola fine. Sul punto successivo, con l’Inalpi Arena in piedi, Sinner chiude e si lascia cadere a terra, come a Melbourne nel giorno del suo primo Slam.

Abbracci, Snoopy e lacrime nel box azzurro

La festa è totale. Sinner rotola sul cemento, poi corre verso il suo angolo. Abbraccia uno a uno i membri del team, dal coach al preparatore atletico, che non trattiene le lacrime. Nel box spunta anche Snoopy, il cane di Laila, la compagna di Jannik, trasformato da mascotte domestica a portafortuna ufficiale del campione.

L’atmosfera ha il sapore di una festa di famiglia allargata: Torino ha adottato Sinner da due anni e lui ricambia con prestazioni che abbiamo ormai finito gli aggettivi per descrivere. Trenta e una vittorie consecutive indoor, dieci successi di fila alle Finals senza perdere un set: numeri che lo proiettano nella storia della specialità.

Dal microfono in campo, Sinner si concede al pubblico. “Chiudere la stagione così, qui, è qualcosa di speciale”, racconta, sottolineando come il sostegno della folla lo abbia spinto nei momenti più complicati della partita. Poi guarda verso il suo angolo e aggiunge, sempre in inglese per parlare a tutti: “Senza la mia squadra nulla di tutto questo sarebbe possibile”, prima di rivolgere un pensiero ai tifosi che lo hanno seguito in giro per il mondo.

Sinner, il re dell’indoor che non si accontenta

I numeri pesano quasi quanto il trofeo. Sinner allunga a 31 la striscia di vittorie consecutive sul duro indoor, imbastita da quando fu Novak Djokovic, nella finale delle Finals 2023, l’ultimo a batterlo al coperto. Questa serie lo proietta tra i migliori di sempre in questa categoria di tornei e lo lascia a ridosso di leggende come Lendl, Federer, Djokovic e McEnroe nelle classifiche storiche.

Il bis alle Finals arriva inoltre al termine di un torneo perfetto: due anni consecutivi senza perdere un set nel Masters di fine stagione, un’impresa mai riuscita a nessuno prima d’ora nella storia dell’evento. Il titolo porta anche un record economico: il montepremi complessivo incassato dal campione supera i cinque milioni di dollari per questa sola settimana, a coronamento di una stagione in cui l’azzurro ha travolto record personali e del movimento italiano.

Nelle interviste di fine torneo, Jannik lo dice chiaramente: “Mi sento un giocatore migliore rispetto a dodici mesi fa”. Non è solo una sensazione: le sue percentuali al servizio sono cresciute, i punti vinti in risposta sui campi veloci sono saliti, e la gestione delle fasi delicate dei match è diventata un marchio di fabbrica. In parole semplici: oggi Sinner sa vincere anche quando non gioca il suo tennis più scintillante.

Il messaggio di Alcaraz e la rivalità che incendia il circuito

Se il pubblico è tutto per Sinner, la standing ovation che accoglie le parole di Alcaraz racconta molto del rispetto verso il numero 1 del mondo. Lo spagnolo prende il microfono, ringrazia l’arena in italiano e si concede ai fischi bonari quando ricorda che la maggior parte dei presenti tifava per il padrone di casa.

“Sono soddisfatto del livello che ho espresso oggi”, dice, riconoscendo che non è facile affrontare un giocatore che non perde da due anni in condizioni indoor. Poi guarda Jannik e sorride: “So quanto lavori duro, so che dopo ogni sconfitta torni più forte. Riposati, perché l’anno prossimo sarò di nuovo qui ad aspettarti”.

È la sintesi perfetta di una rivalità destinata a spaccare in due le tifoserie e a trainare il movimento. Nel 2025, le strade dei due si sono incrociate nei momenti più pesanti dell’anno: finali Slam, semifinali, scontri diretti per il trono mondiale. Alcaraz ha chiuso da numero 1, ma Sinner gli ha rovinato l’ultima festa, proprio quando la stagione doveva trasformarsi in passerella.

Il messaggio implicito è chiaro: il duello per il vertice non è affatto chiuso. Anzi, dopo Torino, l’impressione è che il 2026 possa essere l’anno in cui la contesa Sinner-Alcaraz si allargherà a nuovi capitoli e magari a nuovi protagonisti, ma con loro due saldamente al centro della scena.

Cosa significa Torino per il 2026

Con il titolo delle Finals in tasca e sei trofei stagionali, Jannik può finalmente concedersi qualche giorno di vacanza. L’idea, filtra dal suo entourage, è staccare completamente la spina, rivedere con calma la stagione e preparare un blocco di lavoro pesante in vista dell’Australia.

Dal punto di vista del ranking, la vittoria di Torino non basta per strappargli subito il numero 1 al termine dell’anno, ma consolida una Race che nel 2026 ripartirà praticamente da zero. Quello che conta, oggi, è il messaggio tecnico: Sinner ha dimostrato di poter dominare il circuito anche sui palcoscenici più carichi di pressione, mantenendo un livello altissimo per dodici mesi.

Torino, intanto, si gode il suo re. Il pubblico lascia l’Inalpi Arena con la sensazione di aver assistito a qualcosa che, tra qualche anno, verrà ricordato come un capitolo fondamentale della storia del tennis moderno. Il bis alle Atp Finals, contro l’uomo che gli contende il trono del tour, vale più di un semplice titolo: è una candidatura esplicita al ruolo di dominatore della prossima era.

La stagione è finita, ma il messaggio resta sospeso nell’aria: “Arrivederci in Australia”, sembra dire Sinner mentre alza la coppa sotto la pioggia di coriandoli. E l’idea che dall’altra parte della rete, presto, tornerà a trovarsi ancora Carlos Alcaraz rende già interminabile l’attesa.

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