Due scaglioni, promesse e dubbi: Agcom scende in campo, ma i consumatori restano guardinghi.
Un salto contro il telemarketing furbo (e invadente)
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha gettato il guanto di sfida allo spoofing — la falsificazione dei numeri telefonici per simulare identità credibili — con la delibera n. 106/25/CONS, pubblicata il 19 maggio 2025. L’obiettivo è un sistema a prova d’inganno per bloccare le chiamate indesiderate prima ancora che arrivino al telefono dell’utente.
Il piano prevede due scaglioni temporali per l’entrata in vigore: il primo dal 19 agosto 2025, con il blocco delle chiamate provenienti dall’estero che mostrano falsamente un prefisso italiano fisso; il secondo dal 19 novembre 2025, con l’estensione del divieto ai numeri mobili falsificati, sfruttando sistemi di verifica con il roaming. Chi non si adegua rischia multe fino a 1 milione di euro.
Le promesse e lo scetticismo sul campo
Un primo passo che vale, ma non basta
Secondo Codacons, il filtro antispoofing è un buon inizio
, ma non potrà fermare del tutto l’assalto delle chiamate commerciali, soprattutto quelle gestite da call center illegali e basati all’estero. Anche l’Unione nazionale consumatori lo ha definito un palliativo
, sostenendo che senza un quadro armonizzato a livello europeo sarà facile aggirarlo.
Assoutenti: positivo, ma serve trasparenza
Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti, ha parlato di passo avanti fondamentale
, chiedendo però più trasparenza, tracciabilità delle chiamate e sportelli dedicati per aiutare i cittadini a riconoscere e denunciare le frodi.
Industria in attesa
Dal canto loro, i call center legittimi vedono nella delibera una possibilità di riscatto. Leonardo Papagni, presidente di AssoCall-Confcommercio, ha sottolineato come la norma possa restituire credibilità al settore, distinguendo finalmente chi lavora con regole chiare da chi invece si muove nell’illegalità.
I nodi ancora aperti
Nonostante il giro di vite, diversi aspetti restano in sospeso. Innanzitutto, il blocco riguarda soltanto i numeri falsificati con prefissi italiani, ma non colpirà le chiamate commerciali che utilizzano numerazioni straniere. In secondo luogo, l’estensione al mobile dal 19 novembre comporterà complessità tecniche legate al roaming e ai costi di implementazione, che potrebbero rallentare l’efficacia del sistema. Le sanzioni fino a 1 milione di euro rappresentano un deterrente, ma il loro impatto dipenderà dalla capacità dell’Agcom di farle rispettare con rigore.
I consumatori potranno contare su un livello di protezione rafforzato, ma le associazioni restano scettiche: servono misure ulteriori per rendere trasparente e realmente controllabile il mercato delle chiamate commerciali. Per i call center regolari, al contrario, la delibera offre l’occasione di recuperare fiducia agli occhi dei cittadini, distinguendosi da chi opera nell’ombra. Sullo sfondo rimane il problema dell’evoluzione normativa: la nuova delibera sostituisce quella del 2016, aggiornandola alle nuove minacce digitali, ma resta la necessità di un monitoraggio costante e di un’applicazione efficace su tutto il territorio nazionale.
La battaglia contro “telefonate fantasma”
La mossa di Agcom segna un’accelerazione nella battaglia contro le “telefonate fantasma” che invadono quotidianamente la vita degli italiani. Dal 19 agosto le prime barriere saranno attive, e dal 19 novembre arriverà la seconda linea di difesa. Ma la sensazione è che si tratti di una partita lunga, fatta di inseguimenti tecnologici, contromisure da parte dei call center illegali e necessità di controlli serrati.
I consumatori restano diffidenti, e non a torto: il filtro antispoofing è un argine, non una diga. Per trasformare il provvedimento in una vera svolta servirà continuità, trasparenza e una cooperazione europea più stringente. Solo così, forse, potremo finalmente rispondere al telefono senza la paura dell’ennesima truffa camuffata da numero familiare.