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Le tensioni nel governo si fanno sempre più acute

- di: Redazione
 
Le tensioni nel governo si fanno sempre più acute
Con Mario Draghi temporaneamente all'angolo, perché anche i presidenti del consiglio possono ammalarsi di Covid - sia pure senza alcun sintomo -, la politica sembra volere tirare un po' il fiato dopo giorni e giorni di tensioni che nessuno riconosce ufficialmente, ma che stanno fiaccando la resistenza dell'esecutivo.
I motivi sono molteplici e non possono essere ricondotti ad un singolo partito, anche se appare ormai chiaro che, rinsaldatosi l'asse tra Salvini e Berlusconi, il centrodestra di governo sembra intenzionato ad una lenta opera di logoramento dell'esecutivo, di cui forse ci si auspica una fine anticipata rispetto a quella della naturale legislatura, nella speranza di capitalizzare i consensi che i sondaggi concedono.

Crescono sempre di più le tensioni all'interno del governo

Da un punto di vista strategico, il centrodestra dovrebbe godere di una invidiabile posizione, potendo captare, con l'azione interna al governo, il voto potenziale degli elettori dell'area di riferimento, affidando a Fratelli d'Italia, che resta convintamente all'opposizione, il compito di rastrellare le simpatie di chi, tra gli italiani, non si riconosce nella linea dell'esecutivo.
Appare abbastanza scontato che, tra un brandire di rosari e invocazioni a Dio ed alla Madonna, Matteo Salvini ha ben chiaro il percorso che dovrebbe portarlo a palazzo Chigi, forte dell'appoggio pieno e convinto di Berlusconi. Ma resta un ''piccolissimo'' problema, che si chiama Giorgia Meloni. Che, sondaggi alla mano, ha la guida del più forte partito del centrodestra, peraltro con un consistente vantaggio sulla Lega, in costante arretramento e quindi difficilmente proponibile come motore della futura coalizione di governo.

Per farla breve, non si capisce proprio perché Giorgia Meloni, che sta capitalizzando un lavoro di anni, dovrebbe cedere il passo verso il premierato a Matteo Salvini che, peraltro, ce la sta mettendo tutta per infilarsi in situazioni poco utili alle sue ambizioni.
Il governo, poi, ha anche altre cose da chiarire al suo interno, perché la cosiddetta sinistra della coalizione - Pd e Cinque Stelle - sembra essere tutto fuorché in armonia, divisa su molti problemi, per i quali si suggeriscono soluzioni spesso poco conciliabili, quando in alternativa.

E' la solita solfa che va avanti dal giorno dopo della nascita dell'esecutivo Draghi, di cui tutti si sono sentiti azionisti di riferimento e non invece parte di un tentativo di portare il Paese fuori dalla palude economica determinata dalla pandemia.
La situazione quindi è complessa e di essa non si intravede una evoluzione positiva perché troppe sono le ambiguità che ne fanno da corollario. Peraltro, i Cinque Stelle vivono male questa esperienza di governo, lacerati al loro interno e spinti a ''rompere'' anche da quelli che sono ideologi esterni, che ancora oggi vivono la defenestrazione di Giuseppe Conte come un offesa irreparabile.
C'è da chiedersi, a questo punto, sino a quando potrà durare la pazienza del presidente della Repubblica, artefice primo di questo governo e che potrebbe male sopportare il clima di rissa perenne che è stato creato dentro e furi all'esecutivo.
Per quanto volte ancora Draghi dovrà salire al Colle per spiegare quanto accade nel suo governo prima che il presidente Mattarella possa considerare la misura colma?
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