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Torino, un’edicola storica si trasforma in spazio d’arte: “Postcard from Home” Daria Koltsova racconta l’Ucraina

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Torino, un’edicola storica si trasforma in spazio d’arte: “Postcard from Home” Daria Koltsova racconta l’Ucraina

A Torino, una storica edicola di Piazza San Carlo cambia volto e funzione: da punto vendita di giornali a spazio espositivo temporaneo. L’intervento, dal titolo “Postcard from Home”, porta la firma dell’artista ucraina Daria Koltsova (nata a Charkiv nel 1987) e sarà visibile fino al 6 novembre 2025, nell’ambito della Torino Art Week.

Torino: “Postcard from Home” Daria Koltsova racconta l’Ucraina

Curato da Valeria Radkevych, il progetto nasce come un invito alla riflessione sulla memoria collettiva e la fragilità del paesaggio ucraino, minacciato dalla guerra. L’edicola, simbolo urbano di incontro e comunicazione, diventa così un rifugio artistico, un luogo dove l’arte incontra la quotidianità dei passanti, trasformando un chiosco in un frammento di resistenza culturale.

Dalle cartoline ai vetri: un paesaggio che si dissolve
Koltsova interviene sull’architettura dell’edicola sostituendo le finestre con vetrate astratte, realizzate nelle dimensioni di vecchie cartoline. Ogni pannello vitreo rappresenta una porzione di paesaggio ucraino reinterpretato attraverso forme e colori, evocando un mondo che si sta dissolvendo sotto i colpi della guerra.

Le superfici traslucide cambiano aspetto con la luce del giorno, trasformando l’interno in una sorta di lanterna urbana che “respira” la vita della piazza. L’effetto è poetico e struggente: un archivio di ricordi e luoghi che resistono alla distruzione attraverso la memoria visiva.

La metafora del rifugio
“La guerra devasta la terra e costringe le persone alla fuga — ricorda l’artista — ma non si fugge mai davvero da soli: si portano con sé i ricordi, le storie, le cartoline del proprio passato.”
Il chiosco, in questa prospettiva, diventa una metafora del rifugio, un piccolo tempio della memoria che conserva l’identità di un popolo e la restituisce in forma artistica.

L’installazione non è solo un omaggio all’Ucraina, ma anche un atto di testimonianza: un modo per mantenere viva l’attenzione su un conflitto che continua a distruggere paesaggi, vite e patrimoni culturali.

L’arte come archivio della memoria
“Con il progetto Postcards from Home volevamo abitare un’architettura pubblica, in uno spazio urbano vissuto come Piazza San Carlo — spiega la curatrice Valeria Radkevych ad Artribune. — L’obiettivo è portare l’arte nella quotidianità delle persone, offrendo ai cittadini e ai turisti un incontro inatteso con una testimonianza visiva potente.”

Radkevych aggiunge: “L’idea alla base della vetrata è riportare alla luce la memoria di una terra minacciata dall’estinzione. La Russia sta distruggendo il paesaggio ucraino con una rapidità impressionante, e il lavoro di Daria Koltsova è un gesto di archiviazione e amore. Quando si ama intensamente un luogo, i ricordi dei dettagli svaniscono, ma restano i colori, le forme, l’essenza. Le sue cartoline da casa sono frammenti di memoria della Terra che amiamo e rischiamo di perdere per sempre.”


Le edicole come nuovi luoghi dell’arte
L’intervento di Koltsova si inserisce in una tendenza sempre più diffusa in Italia: quella delle edicole rigenerate come micro-spazi culturali. Da Rovigo a Siena, da Roma a Torino, i vecchi chioschi si reinventano come gallerie e laboratori di arte contemporanea, offrendo un nuovo modello di fruizione urbana.

Progetti come Edicò a Rovigo, Giallo Menta a Siena o Santedicola a Roma dimostrano che anche i luoghi più piccoli possono diventare grandi veicoli di cultura, trasformando il paesaggio cittadino in un museo diffuso.

Una luce nella città
In una delle piazze più eleganti e frequentate di Torino, l’edicola di Postcard from Home diventa una lanterna di vetro e memoria: un richiamo silenzioso alla resilienza e alla forza dell’arte nei momenti di crisi.

Un progetto che non solo racconta l’Ucraina attraverso lo sguardo di un’artista, ma invita chiunque si fermi davanti a quelle vetrate colorate a ricordare che anche nelle ferite più profonde può riflettersi la luce della bellezza e della speranza.

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