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Trump esalta i suoi primi cento giorni: “I migliori della storia” e apre ai cinesi sui dazi auto

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump esalta i suoi primi cento giorni: “I migliori della storia” e apre ai cinesi sui dazi auto

Dal palco di un comizio in Michigan, Donald Trump ha celebrato i suoi primi cento giorni di nuovo insediamento alla Casa Bianca definendoli “i migliori della storia di qualsiasi amministrazione”. Il tycoon, tra toni trionfalistici e frecciate ai vertici della finanza americana, ha annunciato un primo segnale distensivo nei confronti della Cina: un allentamento dei dazi sulle automobili, nella prospettiva di un nuovo accordo commerciale che definisce “equo e vantaggioso per entrambe le economie”. "Avremo un'intesa con Pechino, ne sono certo", ha dichiarato davanti a una platea galvanizzata.

Trump esalta i suoi primi cento giorni: “I migliori della storia” e apre ai cinesi sui dazi auto

Nel frattempo, dal Giappone è partito un negoziatore per raggiungere Washington, in quello che è stato definito un “passaggio chiave” per l’allineamento dei partner asiatici agli obiettivi americani nel settore manifatturiero e dell’export. Il contesto globale, segnato da tensioni geopolitiche e guerra commerciale strisciante, vede l’amministrazione Trump intenta a ricalibrare le politiche doganali, senza però abbandonare l’obiettivo strategico del reshoring: “Produrre negli Stati Uniti – ha ribadito – è l’unico modo per non essere massacrati dalla nostra politica industriale”.

Attacco alla Fed: “Ne capisco più io di loro”

L’intervento di Trump non ha risparmiato critiche durissime a Jerome Powell e alla Federal Reserve, colpevoli – secondo il presidente – di una gestione inefficace della politica monetaria. “Non si può criticare la Fed, ma io ne capisco più di loro”, ha tuonato, accusando Powell di non aver sostenuto adeguatamente la ripresa economica con la leva dei tassi d’interesse. Le sue parole riaprono una frattura mai completamente ricucita con l’istituto centrale, accusato in passato di ostacolare gli obiettivi di crescita dell’amministrazione repubblicana.

In parallelo, fonti interne alla Casa Bianca confermano che l’esecutivo sta studiando un piano di incentivi fiscali e crediti d’imposta per le aziende che riportano la produzione nel territorio nazionale, in particolare nei settori ad alto valore aggiunto come quello automobilistico ed elettronico. Le trattative in corso con Cina e India puntano anche a ottenere impegni reciproci sulla trasparenza commerciale e sulla protezione della proprietà intellettuale.

Crisi con Amazon rientrata: accordo riservato

Un altro passaggio chiave della giornata è stato l’annuncio della risoluzione della crisi con Amazon. La controversia – di cui non sono stati resi pubblici i dettagli – riguardava la tassazione dei colossi digitali e la gestione dei dati sul territorio americano. “Abbiamo trovato un punto di equilibrio – ha dichiarato Trump – e l’economia americana ne uscirà rafforzata”. Secondo fonti vicine alla trattativa, si sarebbe raggiunto un compromesso sulla localizzazione dei centri dati e su alcune agevolazioni fiscali legate agli investimenti in logistica.

La tregua con Amazon viene letta da molti analisti come un segnale di apertura al settore privato, ma anche come una mossa strategica in vista di una probabile candidatura per un secondo mandato consecutivo. La rielezione, che sembrava una provocazione fino a pochi mesi fa, si fa sempre più concreta anche alla luce dei sondaggi favorevoli e dell’assenza, per ora, di una figura alternativa capace di catalizzare l’elettorato conservatore.

Le reazioni internazionali e l’ombra canadese

Intanto, dal Canada è arrivato uno ‘schiaffo’ simbolico: la vittoria dei liberali guidati da Mark Carney alle elezioni legislative ha riportato al potere un governo di minoranza, allineato su posizioni distanti da quelle dell’amministrazione Trump, in particolare sui temi ambientali e commerciali. Un segnale che, secondo molti osservatori, potrebbe limitare il margine di manovra statunitense nei prossimi round negoziali con Ottawa.

Sul fronte asiatico, il viaggio del negoziatore giapponese è visto come un elemento di rafforzamento del blocco alleato, ma anche come una conferma delle pressioni americane sulle catene di fornitura globali. Il nuovo approccio ai dazi si inserisce infatti in un quadro complesso in cui Washington punta a riscrivere le regole del commercio multilaterale in senso favorevole alle proprie industrie nazionali, senza però scatenare reazioni destabilizzanti.

Il futuro delle relazioni Usa-Cina

Il gesto di apertura nei confronti della Cina – seppur limitato ai dazi sulle auto – potrebbe rappresentare l’avvio di una nuova fase delle relazioni tra Washington e Pechino, dopo anni di tensioni commerciali, tecnologiche e militari. "Vogliamo un accordo giusto – ha detto Trump – ma che rispetti i lavoratori americani". Le prossime settimane saranno decisive per capire se le parole si tradurranno in un accordo strutturale o resteranno parte della strategia comunicativa dell’amministrazione.

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