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Trump prepara i dazi del 2 aprile: "Pochissime eccezioni"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump prepara i dazi del 2 aprile: 'Pochissime eccezioni'

Donald Trump, tornato alla guida degli Stati Uniti con un’agenda ancora più aggressiva del suo primo mandato, ha annunciato ufficialmente l’introduzione di un nuovo pacchetto di dazi che entrerà in vigore il 2 aprile. “Non ci saranno troppe eccezioni”, ha dichiarato davanti alla stampa, definendo l’iniziativa “una risposta necessaria a decenni di sfruttamento della nostra economia”. L’obiettivo dichiarato è chiaro: proteggere l’industria americana, riportare la produzione all’interno dei confini nazionali, e ridurre il deficit commerciale che – secondo Trump – è stato alimentato da trattati “truffaldini” siglati da amministrazioni precedenti.

Trump prepara i dazi del 2 aprile: "Pochissime eccezioni"

A essere colpiti saranno numerosi settori, in particolare quelli che negli ultimi anni hanno consolidato il loro export verso gli Stati Uniti. L’industria automobilistica europea, in particolare quella tedesca, teme contraccolpi pesanti. Rientrano nell’elenco anche i prodotti siderurgici, i componenti elettronici e alcune categorie di beni agricoli e alimentari, come vino, formaggi, olio e cereali. L’Italia figura tra i Paesi più esposti, sia per la struttura della sua economia export-oriented, sia per la forte presenza nel settore agroalimentare di qualità, che potrebbe essere bersaglio di dazi selettivi.

La frase shock: “Europei parassiti”
Il clima si è ulteriormente surriscaldato dopo che una conversazione privata è finita sotto i riflettori dei media internazionali. A scatenare la bufera è stata una chat interna al team politico di Trump, nella quale il presidente, parlando con il vicepresidente J.D. Vance, avrebbe definito gli europei “parassiti”, riferendosi alla dipendenza militare del continente dagli Stati Uniti. La frase è trapelata per errore, dopo che un giornalista di The Atlantic è stato aggiunto alla conversazione digitale. Nonostante il polverone sollevato, Trump non ha smentito né si è scusato: “Paghiamo da 80 anni per la sicurezza di Paesi che si comportano da ingrati”, ha dichiarato il giorno dopo. “L’America non deve più farsi carico delle debolezze altrui”.

L’inchiesta interna e il danno di immagine
La Casa Bianca ha tentato di contenere i danni, assicurando che nessun dato classificato è stato compromesso e che si è trattato di un errore tecnico nella gestione delle comunicazioni. Tuttavia, il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, ha avviato un’inchiesta interna per chiarire la dinamica della fuga di notizie. Al di là degli aspetti tecnici, resta l’eco politica delle parole del presidente, che rischiano di compromettere ulteriormente le già fragili relazioni transatlantiche.

L’Europa risponde: “Serve un fronte comune”
Le reazioni europee non si sono fatte attendere. Il commissario al Commercio Valdis Dombrovskis ha parlato apertamente di “misure sproporzionate e ingiustificate” e ha annunciato che Bruxelles si riserva il diritto di rispondere con strumenti simmetrici. Emmanuel Macron e Olaf Scholz hanno convocato consultazioni urgenti con i ministri economici per preparare una controstrategia. “Non possiamo subire passivamente decisioni unilaterali che danneggiano le nostre economie”, ha dichiarato il cancelliere tedesco. Anche il governo italiano, per ora più cauto, segue da vicino gli sviluppi, consapevole che molte imprese del Made in Italy potrebbero essere penalizzate.

Mercati inquieti, investitori cauti
A Wall Street e nelle borse europee si avverte già la tensione. Gli indici dei settori manifatturiero ed export-oriented hanno subito ribassi, mentre si registra un rialzo delle materie prime, segnale di un mercato che teme restrizioni e strozzature nei flussi commerciali. Alcuni osservatori, come l’economista Mohamed El-Erian, parlano apertamente di un “rischio di frammentazione commerciale sistemica”, con effetti simili a quelli osservati dopo la guerra dei dazi USA-Cina del 2018. La differenza, oggi, è che l’Europa non è in grado di contare su un’alleanza solida con Washington.

Trump punta sull’orgoglio nazionale
Dal canto suo, Trump sembra intenzionato a cavalcare la linea dura come asse centrale della sua politica economica. Il protezionismo, unito al richiamo identitario e alla promessa di “America First”, rappresenta una leva potente nei confronti di un elettorato sempre più diffidente verso la globalizzazione. A un anno dall’insediamento, il presidente non arretra, anzi rilancia: “Faremo rispettare i nostri interessi con ogni mezzo. È finita l’epoca della sottomissione commerciale”.

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