Con una mossa attesa e al tempo stesso destinata ad avere effetti sistemici sul commercio globale, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, al suo secondo mandato, ha formalmente dato attuazione a una nuova ondata di dazi sulle importazioni, colpendo beni provenienti da decine di Paesi, inclusa l’Unione Europea. Le tariffe, entrate in vigore oggi, si attestano per i prodotti europei al 15%, con variazioni per altre aree geografiche e categorie merceologiche.
Trump rilancia il protezionismo: in vigore i nuovi dazi su prodotti esteri
“Miliardi affluiranno ora negli Stati Uniti”, ha dichiarato Trump in un comunicato ufficiale, confermando l’intenzione dell’amministrazione di rafforzare strutturalmente la competitività interna, proteggendo settori chiave dell’economia nazionale da quella che viene definita una concorrenza “sistematicamente distorsiva”.
Una misura strutturale, non emergenziale
A differenza dei provvedimenti introdotti durante il primo mandato presidenziale, spesso legati a specifiche controversie commerciali o tensioni geopolitiche, il nuovo pacchetto di dazi rappresenta una scelta strategica a lungo termine, inclusa nella revisione generale della politica industriale americana avviata all’inizio del secondo mandato Trump.
Il piano, elaborato in stretta sinergia con il Dipartimento del Commercio e con l’Ufficio del Rappresentante per il Commercio Estero (USTR), mira a “riequilibrare le relazioni commerciali bilaterali e incentivare la localizzazione della produzione su suolo americano”, si legge nella nota ufficiale diffusa dalla Casa Bianca.
Industria manifatturiera al centro
Le categorie di beni colpite dai nuovi dazi comprendono prodotti industriali a media e alta tecnologia, componentistica, apparecchiature meccaniche, alimentari trasformati e materiali intermedi. Settori dove, secondo l’amministrazione, la dipendenza dalle importazioni ha ridotto nel tempo la resilienza produttiva degli Stati Uniti.
Il Presidente Trump, in più occasioni, ha ribadito che l’obiettivo di questa nuova fase è ricostruire la base manifatturiera interna e rafforzare la sicurezza economica nazionale. Le misure sui dazi, in questa logica, non sono considerate punitive, ma strumentali al rilancio produttivo.
L’Europa reagisce: “Misura unilaterale e destabilizzante”
Non si è fatta attendere la reazione dell’Unione Europea, tra i partner più colpiti dalla nuova politica tariffaria. Bruxelles ha definito la decisione statunitense “unilaterale e potenzialmente in contrasto con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio”, annunciando che valuterà contromisure per tutelare la propria industria, pur auspicando una riapertura del dialogo transatlantico.
Le tariffe colpiscono in particolare settori ad alta intensità di export europeo verso gli Stati Uniti, come il comparto meccanico, alimentare, vitivinicolo e chimico, con possibili effetti sulle filiere integrate e sulle piccole e medie imprese esportatrici.
Mercati globali in osservazione
L’annuncio ha generato una reazione immediata sui mercati internazionali, con un aumento della volatilità in alcuni settori sensibili all’andamento degli scambi globali. A Wall Street, i titoli delle aziende attive nella produzione interna hanno registrato un moderato rialzo, mentre sono apparse più incerte le prospettive per i gruppi fortemente integrati in filiere globali.
Analisti e investitori valutano ora la sostenibilità di una strategia commerciale che, se da un lato può offrire vantaggi di breve periodo in termini di protezione dei margini domestici, dall’altro potrebbe provocare tensioni a catena sui mercati emergenti e nei rapporti con gli alleati tradizionali.
Nuovo assetto per il commercio globale
Il ritorno strutturale a una politica commerciale fondata su barriere tariffarie selettive rappresenta un cambio di paradigma. Dopo decenni di globalizzazione progressiva, l’azione dell’amministrazione americana contribuisce a delineare un mondo economico più frammentato, fondato su blocchi regionali, accordi bilaterali e logiche di sicurezza economica.
La Casa Bianca ha già annunciato che altri pacchetti di intervento sono allo studio, in particolare per rafforzare la tracciabilità delle catene di approvvigionamento e per sostenere il reshoring in comparti considerati strategici: semiconduttori, batterie, tecnologie per la difesa e agritech.
Le sfide dei prossimi mesi
In assenza di scadenze elettorali imminenti, l’amministrazione Trump punta ora a radicare una nuova visione del commercio globale, orientata al principio del vantaggio nazionale e della protezione industriale selettiva. Resta da verificare come reagiranno i principali partner internazionali, e se le frizioni attuali possano trasformarsi in una guerra commerciale permanente o lasciare spazio a una nuova diplomazia economica multilaterale.
I prossimi vertici internazionali – a cominciare dal G20 – saranno un banco di prova importante per misurare la tenuta del sistema e l’efficacia delle nuove direttrici politiche tracciate da Washington.