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Trump continua ad accanirsi con Harvard, che risponde: “Non ci sottometteremo mai”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump continua ad accanirsi con Harvard, che risponde: “Non ci sottometteremo mai”

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, al secondo mandato dallo scorso gennaio, ha rinnovato oggi il suo attacco contro Harvard, accusando l’università di “fare politica invece di educare” e minacciando nuovamente di vietare l’iscrizione agli studenti stranieri. “Se non si adegueranno alle linee guida federali – ha dichiarato – non riceveranno un centesimo e non potranno accogliere studenti che non siano cittadini americani”. L’ultimatum riguarda i visti F-1 e i finanziamenti pubblici, legati ora a criteri di “neutralità ideologica”, “patriottismo nei programmi” e “trasparenza su ammissioni e assunzioni”. È l’ennesimo passo in una crociata politica contro il mondo universitario, iniziata già in campagna elettorale e ora istituzionalizzata.

Trump continua ad accanirsi con Harvard, che risponde: “Non ci sottometteremo mai”

Di fronte alle minacce della Casa Bianca, Harvard non arretra. La presidente Claudine Gay ha rilasciato una dichiarazione ufficiale nella quale ribadisce che l’università “non si trasformerà mai in un’istituzione governativa. Siamo nati liberi e liberi resteremo. Non c’è autorità politica che possa imporre cosa insegnare, a chi insegnare o chi accogliere tra i nostri studenti”. Il messaggio è stato accompagnato da una lettera aperta firmata da oltre 400 docenti e da numerosi alumni, che sottolineano come la forza di Harvard risieda proprio nella sua indipendenza culturale e nel pluralismo del sapere. “Questa università ha formato presidenti e premi Nobel, non accetteremo diktat da chi vuole censurare la libertà accademica”, si legge nel testo.

Una minaccia che scuote l’intero sistema universitario
Il blocco dei visti F-1 e il taglio dei fondi rappresentano una minaccia concreta per tutte le università americane. Attualmente sono oltre un milione gli studenti stranieri iscritti negli Stati Uniti, molti dei quali contribuiscono in modo significativo sia dal punto di vista economico che scientifico. Harvard da sola conta più di 20.000 studenti internazionali. Colpirli significherebbe non solo danneggiare il bilancio degli atenei, ma anche minare la loro leadership globale. La Association of American Universities ha parlato oggi di “attacco senza precedenti all’identità stessa dell’università americana”, mentre il MIT, Stanford e Columbia hanno espresso solidarietà con comunicati congiunti.

Una strategia elettorale travestita da riforma culturale
Gli analisti concordano: la guerra di Trump contro Harvard e contro il mondo accademico è una strategia politica pensata per consolidare il consenso tra le fasce conservatrici dell’elettorato. Nella sua retorica, le università rappresentano “il regno delle élite liberal”, accusate di diffondere un’ideologia “woke” lontana dai valori americani tradizionali. Dopo aver lanciato il curriculum patriottico per le scuole pubbliche e riformato il board federale delle università, ora il presidente punta a riformare radicalmente l’università americana partendo dal simbolo più prestigioso: Harvard. Ma il rischio è quello di spaccare in due il mondo dell’istruzione e di compromettere l’immagine culturale degli Stati Uniti a livello globale.

Un clima da guerra fredda culturale
Il dibattito intorno ad Harvard sta trasformandosi in un confronto ideologico destinato a travolgere il sistema educativo. Mentre l’amministrazione annuncia un “piano per riportare la neutralità nelle università”, cresce tra i docenti e le associazioni studentesche il timore che si voglia imporre un controllo politico sui contenuti scientifici e sulla selezione dei candidati. Il confronto ricorda, per intensità e retorica, il clima del maccartismo, con un nuovo nemico interno: non più i comunisti, ma l’università. E mentre il mondo accademico americano si compatta, Harvard rivendica il suo ruolo storico: “Non rinunceremo a ciò che siamo. Ne va del futuro della conoscenza libera in America”.

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