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Trump e Netanyahu riallineano le agende: rinviati i colloqui Usa-Iran

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump e Netanyahu riallineano le agende: rinviati i colloqui Usa-Iran

Una telefonata che rimescola le carte nel delicato equilibrio del Medio Oriente. Donald Trump e Benjamin Netanyahu si sono parlati a lungo, riallineando le rispettive agende in un momento segnato dal rinvio dei colloqui tra Stati Uniti e Iran. A darne notizia è stato lo stesso Trump, attraverso un post pubblicato su Truth Social: “Abbiamo parlato di molti argomenti, tra cui il commercio e l’Iran”. Un messaggio essenziale, ma carico di implicazioni politiche. Il primo ministro israeliano ha subito rilanciato il contenuto con un tweet di ringraziamento: “Grazie Presidente”, ha scritto, senza aggiungere altro.

Trump e Netanyahu riallineano le agende: rinviati i colloqui Usa-Iran

Nel frattempo, Teheran ha ufficializzato il rinvio dei colloqui previsti con la delegazione statunitense. La nuova data indicata è sabato prossimo, ma le ragioni del rinvio non sono state chiarite nei dettagli. Secondo fonti diplomatiche, l’Iran avrebbe voluto attendere l’esito dei colloqui informali tra Israele e Washington, temendo che un’intesa bilaterale potesse ridimensionare il suo margine di manovra. I negoziati con gli Stati Uniti, che dovevano vertere principalmente sulla sicurezza regionale e sul programma nucleare iraniano, restano per ora congelati, in attesa di sviluppi dal fronte israeliano.

Una convergenza tattica sul dossier iraniano

La telefonata tra Trump e Netanyahu non è solo un fatto di cortesia istituzionale. Segnala, piuttosto, la convergenza strategica tra due leader storicamente legati da un rapporto personale e politico. Entrambi hanno espresso in passato forti riserve sull’accordo sul nucleare iraniano e ora, in un momento di tensione crescente tra Teheran e Tel Aviv, sembrano tornare a parlarsi con l’intenzione di tracciare una linea comune. Per Israele, la possibilità che gli Stati Uniti possano ammorbidire le proprie posizioni sul programma nucleare iraniano rappresenta una minaccia diretta. Per Trump, un rafforzamento dell’asse con Netanyahu può tradursi in credibilità internazionale in vista di una futura campagna elettorale.

Il contesto regionale: equilibri fragili e timori di escalation
La tensione in Medio Oriente è nuovamente in crescita. I recenti attacchi lungo il confine tra Libano e Israele, le continue incursioni aeree su Gaza e le tensioni a Gerusalemme Est compongono un mosaico instabile, dove ogni mossa diplomatica o militare può far deragliare le trattative. Il rinvio dei colloqui con l’Iran, in questo quadro, assume un significato più ampio: è il segnale che i fronti sono ancora troppo contrapposti per sperare in una de-escalation duratura. La diplomazia resta attiva, ma le condizioni per un accordo appaiono sempre più lontane.

Un Medio Oriente ancora ostaggio dei veti incrociati
Le prossime ore saranno cruciali per capire se la telefonata tra Trump e Netanyahu rappresenti un reale rilancio del dialogo o l’ennesima occasione mancata. Gli Stati Uniti devono gestire un equilibrio delicato: mantenere viva l’opzione diplomatica con l’Iran, rassicurando al contempo Israele sulla propria affidabilità. Intanto, il rinvio dei colloqui è solo l’ultimo episodio di una lunga catena di attese, promesse e ripensamenti. Nel cuore del Medio Oriente, la pace resta ancora appesa a un filo di parole e telefonate.

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