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L’Ucraina cerca sponde negli Stati Uniti: Yermak vola a Washington dopo Istanbul, Zelensky sprona Trump

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
L’Ucraina cerca sponde negli Stati Uniti: Yermak vola a Washington dopo Istanbul, Zelensky sprona Trump

Dopo il secondo round di colloqui tra Russia e Ucraina tenutosi a Istanbul, il capo dell’Ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, si prepara a volare negli Stati Uniti con l’obiettivo di rafforzare il sostegno politico, militare ed economico di Kiev presso l’amministrazione americana. Il viaggio arriva in un momento particolarmente sensibile: da una parte il negoziato che tenta di prendere forma, seppure tra ostacoli enormi, dall’altra la crescente incertezza internazionale sulle vere intenzioni di Mosca e sul futuro del conflitto.

L’Ucraina cerca sponde negli Stati Uniti: Yermak vola a Washington dopo Istanbul, Zelensky sprona Trump

A Istanbul i rappresentanti russi avrebbero ribadito le loro richieste per un cessate il fuoco, tra cui l’abolizione della legge marziale in Ucraina e la smobilitazione di parte delle forze armate ucraine. Si tratta di condizioni considerate irricevibili da Kiev, che le interpreta come un invito alla resa più che un’apertura negoziale. Il Cremlino, a sua volta, non ha mostrato flessibilità, rifiutando qualsiasi formula che non contempli concessioni immediate da parte ucraina.

Zelensky punta su Trump per la pressione su Mosca
È in questo quadro che si inserisce l’appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, rivolto direttamente al presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il messaggio è chiaro: se i colloqui dovessero arenarsi, Washington deve reagire con una nuova ondata di sanzioni contro Mosca, ancora più severe e selettive. “Serve fermezza contro chi vuole distruggere la pace europea”, ha detto Zelensky, sottolineando che l’attuale fase negoziale può reggere solo se accompagnata da una pressione internazionale continua.

Il presidente ucraino ha scelto di rivolgersi a Trump nella convinzione che il tycoon, per quanto critico verso l’approccio interventista dei suoi predecessori, possa esercitare un’influenza decisiva su Putin. La strategia di Kiev si basa sul presupposto che solo una posizione di forza diplomatica e militare può forzare la Russia a trattare realmente. All’interno del campo repubblicano americano, tuttavia, non mancano le voci più attendiste, che chiedono una revisione del sostegno economico a Kiev. Il viaggio di Yermak avrà quindi anche l’obiettivo di consolidare le relazioni con l’ala pragmatica del Congresso.

La trattativa fragile e i nodi della sicurezza
Le trattative in Turchia, iniziate nel 2022 e mai del tutto abbandonate, sono state riprese su iniziativa di Paesi mediatori come la Turchia e alcuni membri dell’Unione Africana. Ma secondo fonti diplomatiche, nonostante l’apertura formale di un canale di dialogo, nessuno dei due fronti intende per ora modificare la propria posizione di fondo. La richiesta russa di revocare la legge marziale viene letta dagli osservatori come una mossa propagandistica, mentre Kiev rifiuta qualsiasi precondizione che implichi un disarmo unilaterale.

Sul tavolo restano anche le questioni del Donbass, della Crimea e della sicurezza dell’intero fianco orientale della Nato. Il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti è ritenuto da Kiev imprescindibile, sia per garantire il rispetto di eventuali intese, sia per bilanciare il peso diplomatico della Russia nei negoziati. Il vertice di Istanbul, secondo le stesse fonti, è stato utile a definire un’agenda minima, ma non ha portato risultati tangibili.

Il sostegno americano e le prossime mosse
Durante la visita di Yermak a Washington, sono previsti incontri con membri del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, rappresentanti del Dipartimento di Stato e alti funzionari del Pentagono. Si parlerà di nuove forniture militari, ma anche di aiuti per la ricostruzione e di garanzie a lungo termine per la sovranità ucraina. In gioco c’è il pacchetto da oltre 60 miliardi di dollari già approvato dal Congresso, ma che deve ancora essere completamente erogato. Il nodo politico riguarda anche la gestione delle prossime elezioni in Ucraina, che si avvicinano in un contesto ancora segnato dallo stato d’emergenza.

Donald Trump, che si appresta a giocare un ruolo centrale nella politica estera globale nei prossimi mesi, ha mantenuto finora un profilo prudente. Non ha mai interrotto il sostegno a Kiev, ma ha insistito su una “strategia negoziale più efficace”, criticando alcune scelte dell’amministrazione Biden. Il viaggio di Yermak rappresenta dunque un test diplomatico importante per misurare il futuro orientamento della Casa Bianca sul conflitto russo-ucraino.

Lo scenario europeo tra esitazioni e riassetti
Mentre Washington si prepara a un ruolo più attivo, l’Unione Europea si mostra divisa. Francia e Germania spingono per una mediazione diplomatica che mantenga l’Ucraina all’interno della sua integrità territoriale, mentre l’Ungheria e altri Paesi più vicini a Mosca continuano a frenare. Bruxelles ha confermato l’invio di nuovi fondi per il sostegno civile a Kiev, ma non è ancora in grado di parlare con una voce sola sulla questione militare.

Il viaggio di Yermak sarà seguito con attenzione anche dai vertici europei. Per Kiev, l’obiettivo è costruire un asse transatlantico saldo, in grado di garantire che il dossier ucraino resti una priorità dell’agenda internazionale, anche in vista dei prossimi appuntamenti multilaterali. La finestra per una trattativa reale resta aperta, ma il margine è sempre più stretto.

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