La crisi che attraversa il Teatro La Fenice, uno dei principali poli culturali del Paese, assume contorni non solo artistici ma anche economici. Lo sciopero proclamato dai sindacati per venerdì 17 ottobre, che ha portato alla cancellazione della prima di Wozzeck di Alban Berg, rischia di compromettere l’avvio della stagione autunnale, con ripercussioni sul bilancio e sull’indotto turistico e culturale della città.
Scontro su Venezi: alla Fenice salta la prima di Wozzeck, sciopero il 17 ottobre
Alla base della protesta resta la richiesta di revocare la nomina di Beatrice Venezi a direttore musicale, una contestazione che si è trasformata in un braccio di ferro con la direzione del teatro e con il sindaco Luigi Brugnaro, presidente della Fondazione Fenice.
Fallisce il tentativo di mediazione al tavolo con il sindaco
Dopo tre ore di confronto tra rappresentanti sindacali, Brugnaro e il sovrintendente Fortunato Colabianchi, non è arrivata la svolta auspicata. I lavoratori hanno confermato lo sciopero, giudicando inaccettabile la nomina di Venezi.
Colabianchi ha espresso preoccupazione per le conseguenze della protesta: “Lo sciopero non è la forma più utile agli scopi dei lavoratori, perché danneggia il pubblico e rischia di compromettere la reputazione e i conti del teatro”.
La Fenice, che negli ultimi anni ha faticosamente recuperato equilibrio finanziario grazie anche all’aumento della biglietteria e al sostegno dei fondi pubblici, vede ora a rischio non solo il risultato economico della stagione ma anche i rapporti con sponsor e istituzioni.
Brugnaro: “Il muro contro muro non serve”
Il sindaco ha invitato le parti a riconsiderare le posizioni: “Il muro contro muro non porta a nulla. La Fenice è un patrimonio della città e del Paese, serve responsabilità da parte di tutti”.
Brugnaro ha sottolineato come il blocco della programmazione possa ripercuotersi sul turismo culturale, settore che a Venezia vale miliardi di euro l’anno e che vede nel teatro una delle attrazioni principali. L’appello, tuttavia, non ha smosso i sindacati, determinati a mantenere lo stato di agitazione fino a quando non verrà affrontata la questione della direzione musicale.
Perdita di incassi e rischio di danno d’immagine
La cancellazione della prima di Wozzeck, evento che aveva richiamato prenotazioni da tutta Europa e l’interesse della stampa internazionale, rappresenta un colpo pesante sul piano economico. Ogni serata saltata comporta perdite di biglietteria e minori entrate collaterali, mentre l’eventuale protrarsi dello sciopero potrebbe allontanare il pubblico e creare sfiducia negli investitori privati.
Il sovrintendente Colabianchi ha ricordato che il teatro “sta uscendo da anni difficili, segnati dalla pandemia e dai vincoli di bilancio. Mettere a rischio la stagione significa indebolire il lavoro fatto per consolidare le finanze e la reputazione della Fenice”.
Venezi al centro della contesa, frattura nel mondo musicale
Beatrice Venezi, scelta per dare nuovo slancio al teatro e attrarre un pubblico giovane, è diventata il fulcro del conflitto. La sua nomina è stata voluta dalla governance per rafforzare l’immagine internazionale della Fenice, ma è contestata da parte del personale che la considera in discontinuità con la tradizione lirica veneziana.
La figura della direttrice musicale divide anche il mondo della musica: se per alcuni rappresenta un’opportunità di rinnovamento, per altri rischia di introdurre una visione meno coerente con il profilo storico della Fondazione.
Una vertenza che pesa sull’economia culturale nazionale
Il caso Fenice si inserisce in un quadro più ampio di tensioni tra innovazione e gestione economica nelle principali fondazioni lirico-sinfoniche italiane. La protesta di Venezia mette in evidenza quanto la stabilità dei conti di un teatro dipenda non solo dai finanziamenti pubblici ma anche dalla continuità della programmazione e dalla capacità di mantenere l’appeal internazionale.
Brugnaro ha annunciato l’intenzione di riconvocare le parti dopo lo sciopero, ma i tempi di una ricomposizione non appaiono brevi. Intanto, l’assenza della musica sul palcoscenico della Fenice diventa il simbolo di un conflitto che incrocia interessi artistici, economici e di governance, e che rischia di indebolire un settore che contribuisce in modo rilevante all’economia culturale del Paese.