Ue, Brunetta: “Ora svolta per produrre i beni pubblici europei, dall'energia alla sicurezza”

 
"Un discorso straordinario, quello di von der Leyen, cui devono seguire i fatti. Non possiamo morire di bollette, le famiglie non possono spendere tutto il loro reddito per pagare luce e gas, le imprese non possono chiudere perché non riescono a sostenere i costi dell'energia. Occorre che l'Europa sia in grado di dare risposte presto e bene, affiancando gli Stati, che stanno facendo tutto quello che possono”.

Lo ha dichiarato il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, intervenendo all'evento promosso in Campidoglio dall'Ufficio di collegamento del Parlamento europeo in Italia e dalla Rappresentanza della Commissione Ue, in occasione del discorso sullo stato dell'Unione di Ursula von der Leyen.

"Ora che la situazione della guerra in Ucraina sembra avere un finale aperto, con la vittoria del popolo ucraino, la vittoria delle democrazie e dell’Europa, l’Unione Europea sarà in grado di vincere questo finale di partita? Probabilmente è il finale di partita più difficile, quello anche più pericoloso e incerto. Per questo serve un’Europa forte".

Necessaria una svolta "hard power"

“Come inquadrare e realizzare i sogni che oggi Ursula von der Leyen ha illustrato e che sono i sogni di tutti noi europei? Non può più bastare l’Europa del soft power, com’è stato finora, cioè il potere dolce della regolazione, del convincimento, della coesione. Sarò schematico, occorre riuscire a fare sintesi tra soft power e hard power, anche e soprattutto in Europa, altrimenti ci troveremo come il classico vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro di Oriente e Occidente. L’Europa deve darsi nel più breve tempo possibile anche una dimensione di hard power, di potere duro”.

Produrre un catalogo di beni pubblici europei

“L’Europa - continua il ministro - deve essere in grado, deve impegnarsi a produrre direttamente e con metodo comunitario un pacchetto di beni pubblici europei di cui non si può più fare a meno. L’energia è un bene pubblico europeo, attualmente non è nei Trattati. E ne vediamo le conseguenze: una non risposta, una non reazione. La gestione della pandemia, l’abbiamo visto, è stata una storia di successo, ma ricordiamo tutti i primi mesi, in cui ci rubavamo tra Paesi mascherine e ventilatori per i reparti di emergenza degli ospedali: anche la salute non era nei Trattati”.

Il Ministro spiega che per produrre i beni pubblici europei “bisogna cambiare i Trattati, al più presto possibile, altrimenti rincorreremo sempre i problemi”.

“Per questo dobbiamo fare un nuovo inventario rispetto all’Europa e alla sua collocazione nella geopolitica internazionale. Nuovi Trattati con una governance comunitaria, non intergovernativa. Fare l’inventario dei beni pubblici europei comuni da produrre insieme il prima possibile. Difesa, pace, energia, clima, sicurezza alimentare, salute, crescita, giustizia e coesione. Il catalogo è questo".

“Altrimenti dovremo inventarci ogni volta un percorso complementare che non c’è nei Trattati - spiega il ministro - come abbiamo fatto per la pandemia e con il Next Generation Ue, e tutto questo porta via tempo e risorse. Ma non c’è più tempo".

Allargare l’Ue

“C'è un altro punto importante: widening and deepening. Dobbiamo allargare l’Europa. Non un allargamento superficiale ('widening', in estensione), ma ‘deepening’ in profondità, perché solo così rispondiamo alle esigenze della storia, in cui l’Europa ha sempre avuto un ruolo centrale, ora in Ucraina e ieri nei Balcani”.

Servono nuove riforme

"Per questo occorre capacità economica e politica, costruire l'unione politica europea e per farlo servono grandi capacità di riforme politiche ed economiche. È finita la gloriosa storia del Patto di stabilità, del fiscal compact: anticaglie gloriose, ma anticaglie”.

“Abbiamo vinto la pandemia sospendendo le regole europee con due provvedimenti che hanno messo in stand by i vincoli che ingessavano la possibilità di fare debito per l’Europa e da parte degli Stati. Questo significa buttare via tutto? Assolutamente no, ma quelle regole non potevano valere in un momento eccezionale. Questa è l’intelligenza che dovremmo avere. Cogliere dalle crisi, come diceva Jean Monnet, la capacità di dare risposte a queste crisi. Siamo qui a dare risposte”.

"Giusto redistribuire gli extraprofitti"

"Quando il mercato non funziona lo si deve poter dire e lo Stato deve intervenire. Lo stiamo vedendo con il gas dove nello stesso istante abbiamo due prezzi distanti fino a venti volte: uno ad Amsterdam in Europa e un altro Henry Hub in Florida. È giusto che chi ha fatto extraprofitti con il gas li restituisca alla comunità”.

Combattere il caro bollette

“Ricevo decine di telefonate da imprenditori e cittadini. È possibile che un’impresa o una famiglia muoia di bollette? Che negozi, alberghi, fabbriche chiudano perché non si riesce a pagare bollette decuplicate di gas e luce? Sappiamo da mesi che sarebbe successo. Conosciamo tutti l’estrema complessità della situazione, ma governare significa conoscere e decidere e non rinviare di consiglio in consiglio”.

Serve un salto di fase

“Non c'è più tempo. L'Europa deve osare, se vogliamo che ci sia la fiducia della gente in questa straordinaria istituzione che è l’Europa fatta di popoli eterogenei che si sono combattuti, un continente di egoismi, una straordinaria di babele di lingue", spiega Brunetta.

“Ce la possiamo fare, von der Leyen ha fatto un discorso straordinario a quell’aula che rappresenta 450 milioni di europei. È tempo di un salto di fase: passare dal mix intergovernativo comunitario pesato col bilancino alla vera scelta di una vera Europa che decida i suoi beni comuni e la sua strada per il futuro”.
 
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