Rubinetti a singhiozzo, profitti a fiume: Acea sotto accusa
- di: Bruno Coletta

Perdite idriche sopra il 40%, rete colabrodo e disservizi cronici: il caso Acea tra investimenti carenti, periferie dimenticate e tensioni crescenti nei comuni laziali. Il sindaco di Roma latita, la Regione è silente.
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Un servizio essenziale che fa acqua da tutte le parti
Il paradosso è servito: mentre Acea chiude bilanci da record — 1,5 miliardi di ricavi nel 2024, +7% rispetto all’anno precedente — centinaia di migliaia di cittadini nel Lazio continuano a fare i conti con interruzioni improvvise dell’acqua, perdite mai risolte e una rete idrica che in alcuni tratti ha più di cinquant’anni. Secondo l’ultimo rapporto Istat (dicembre 2024), la dispersione idrica nella rete gestita dalla multiservizi romana supera in media il 42%, con picchi drammatici in alcuni comuni della provincia di Roma, Frosinone e Latina.
A Roma città le criticità si concentrano nelle periferie: Tor Bella Monaca, La Rustica, Corviale, Casal Monastero. Quartieri dove, come denuncia l’Unione Inquilini in una nota del 3 aprile 2025, “le rotture sono continue, i tempi di intervento eterni, e le comunicazioni da parte di Acea praticamente inesistenti”. In alcuni casi, come nel Municipio VI, si sono registrati blackout idrici superiori alle 36 ore, senza alcun preavviso.
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Una rete colabrodo e investimenti al minimo storico
La relazione dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) dello scorso febbraio è impietosa: Acea investe nel ciclo idrico meno della media nazionale, con un valore di circa 35 euro per abitante all’anno contro i 52 euro della media italiana. “Una cifra largamente insufficiente per sostenere la manutenzione ordinaria, figurarsi quella straordinaria”, ha dichiarato il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, che da anni contesta la logica di profitto nella gestione del servizio idrico integrato.
Il problema non è solo quantitativo, ma strutturale: nel biennio 2022–2023, Acea ha ridotto la spesa per il rifacimento delle reti del 12%, privilegiando invece gli investimenti in nuove acquisizioni e nell’espansione fuori regione. “Si tratta di una strategia industriale miope e irresponsabile, che lascia i territori già fragili in balia del degrado infrastrutturale”, ha commentato il presidente di Cittadinanzattiva Lazio, Elio Rosati.
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Comuni in rivolta, contenziosi in aumento
Cresce intanto il malcontento nei comuni serviti da Acea Ato 2 e Ato 5. Ad Alatri, Ferentino, Colleferro e Fiuggi, i sindaci hanno scritto congiuntamente alla Regione Lazio e al Ministero dell’Ambiente per denunciare “la costante inefficienza della società, i ritardi nelle riparazioni e una gestione opaca del rapporto con l’utenza” (lettera del 12 marzo 2025). In alcuni casi, i comuni hanno anche avviato contenziosi per danni dovuti a mancate forniture o a interventi di emergenza mal gestiti.
L’ex sindaco di Subiaco, Francesco Pelliccia, già nel 2023 definì il rapporto con Acea “una battaglia quotidiana contro il disinteresse”. La situazione, denunciano i cittadini, non è cambiata.
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Una governance silente, mentre la rabbia cresce
La politica locale tace. Il Campidoglio, azionista di riferimento di Acea con oltre il 51%, non sembra intenzionato a sollevare il tema. “Troppi interessi convergenti tra utility e amministrazione”, denuncia l’ex assessore capitolino all’ambiente Pinuccia Montanari. Nessun commento ufficiale neanche dalla Regione Lazio, nonostante le proteste dei comitati e le interrogazioni presentate in Consiglio.
Intanto, Acea continua a incassare dividendi record, mentre il rubinetto dei cittadini si apre sempre più a singhiozzo. L’acqua pubblica — almeno nel Lazio — resta in ostaggio di una gestione privatistica, inefficiente e, soprattutto, impunita.