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Adolescenti senza filtri: fragile benessere e psicofarmaci in aumento

- di: Bruno Legni
 
Adolescenti senza filtri: fragile benessere e psicofarmaci in aumento

Sei adolescenti su dieci in Italia dicono di essere soddisfatti di sé, ma dietro questa media si apre una frattura netta tra ragazzi e ragazze. I maschi che dichiarano di stare bene con se stessi sono il 71%, le coetanee si fermano al 50%. E mentre poco più di un terzo delle ragazze entra nella soglia del “buon equilibrio psicologico”, tra i ragazzi la quota sale a circa due su tre, con un divario che non ha eguali nel resto d’Europa.

A questo si aggiunge un dato che allarma gli esperti: quasi un adolescente su otto ha assunto psicofarmaci senza prescrizione nell’ultimo anno, con percentuali ancora una volta più alte tra le ragazze. In parallelo, cresce il ricorso all’Intelligenza artificiale come confidente nei momenti di solitudine e ansia, mentre si riducono spazi fisici, attività culturali e sportive.

Un ritratto “senza filtri” degli adolescenti italiani

Questi numeri arrivano dalla XVI edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, intitolata significativamente “Senza filtri” e dedicata quest’anno proprio alla fase delicatissima dell’adolescenza. Il rapporto si basa su un’ampia analisi di dati statistici nazionali e su un sondaggio condotto su un campione rappresentativo di ragazze e ragazzi tra i 15 e i 19 anni, incrociato con altre ricerche sulla popolazione adulta.

Ne esce l’immagine di una generazione “onlife”, che vive senza confini netti tra online e offline. Una quota consistente dei 15-19enni ammette di tenere spesso lo smartphone in mano anche in presenza di amici o familiari, di sentirsi nervoso quando non ce l’ha con sé e di usare la rete in modo così intenso da rientrare in profili di uso problematico di internet. Una parte non irrilevante ha già sperimentato cyberbullismo, sia come vittima sia come spettatore, e conosce da vicino fenomeni come il ghosting e l’esclusione dai gruppi online.

“L’Atlante fotografa le tante, diverse adolescenze vissute in Italia da una generazione segnata dall’emergenza Covid”, osserva Raffaela Milano, responsabile delle ricerche di Save the Children, sottolineando come le ferite della pandemia si intreccino oggi con nuove vulnerabilità legate al digitale.

Benessere psicologico: la frattura tra ragazzi e ragazze

Dietro la percentuale complessiva di adolescenti soddisfatti di sé si nasconde, però, una fortissima diseguaglianza di genere. Se tra i ragazzi due su tre riportano un buon equilibrio psicologico, tra le ragazze la quota scende a poco più di una su tre. Complessivamente, meno della metà degli adolescenti italiani mostra un buon livello di benessere psicologico.

Questa forbice non è un’anomalia isolata: è in linea con quanto rilevato dalla sorveglianza internazionale HBSC, coordinata dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’Istituto superiore di sanità. Già intorno ai 13-15 anni, le ragazze tendono a valutare peggiore il proprio stato di salute e a riferire più sintomi di malessere emotivo – come stanchezza, irritabilità, difficoltà a dormire – rispetto ai coetanei maschi.

Nella fascia dell’adolescenza avanzata questa differenza si accentua: la quota di ragazze che descrivono la propria salute come eccellente si dimezza rispetto ai maschi, mentre aumentano i casi in cui compaiono autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare, ansia e depressione. I dati dell’Atlante confermano questo trend: dietro alla statistica della “soddisfazione di sé” c’è un universo di insicurezze, pressioni performative e confronto costante con corpi e vite “filtrate” dai social.

“Le adolescenti vivono una pressione continua su corpo, relazioni e risultati scolastici, amplificata dai social media”, spiegano i neuropsichiatri dell’infanzia, ricordando che i segnali d’allarme – insonnia, ritiro sociale, calo del rendimento – spesso compaiono molto presto e vengono sottovalutati.

Psicofarmaci senza ricetta: l’altra faccia del disagio

Tra i numeri più inquietanti del rapporto c’è quello sull’uso di psicofarmaci senza prescrizione medica. Quasi un adolescente su otto dichiara di aver assunto nell’ultimo anno farmaci per dormire, calmanti o medicinali per l’umore senza passare dal medico o dallo specialista. Le ragazze, ancora una volta, risultano più esposte: intorno al 16% contro percentuali molto più basse tra i coetanei maschi.

Questi dati si intrecciano con quanto emerge dal Rapporto ESPAD Italia 2024 sulle abitudini di consumo degli studenti delle scuole superiori: l’uso di psicofarmaci senza ricetta raggiunge circa il 12% degli studenti, con un divario netto tra ragazze (circa 16%) e ragazzi (poco più del 7%). L’automedicazione viene spesso vissuta come un modo rapido per “staccare la spina”, addormentarsi più in fretta o attenuare ansia e pensieri intrusivi.

In parallelo, il Rapporto OsMed 2024 dell’Agenzia italiana del farmaco segnala che in meno di dieci anni l’uso di psicofarmaci fra bambini e adolescenti è più che raddoppiato: i minori che assumono questi farmaci sono passati da circa lo 0,26% nel 2016 allo 0,57% nel 2024, pari a un ragazzo ogni 175. A crescere sono soprattutto prescrizioni di antidepressivi, antipsicotici e farmaci per l’ADHD.

“L’aumento delle prescrizioni e dell’automedicazione è il segnale di una sofferenza che non trova risposte sufficienti nella rete dei servizi”, avvertono gli esperti, ricordando che gli psicofarmaci, soprattutto in età evolutiva, vanno sempre inseriti in percorsi di cura strutturati e monitorati, mai gestiti in autonomia o su consiglio di coetanei.

Intelligenza artificiale, solitudine e l’“amico” digitale

Un altro elemento nuovo emerso dall’Atlante è il rapporto tra adolescenti e Intelligenza artificiale generativa. Una fetta consistente dei 15-19enni dichiara di essersi rivolta a chatbot e strumenti di IA per chiedere aiuto nei momenti di tristezza, solitudine o ansia, o per avere consigli su decisioni importanti riguardanti scuola, lavoro e relazioni.

Secondo il sondaggio incluso nel rapporto, oltre quattro adolescenti su dieci hanno usato l’IA come supporto emotivo almeno una volta, mentre una quota non trascurabile lo fa con frequenza elevata, quasi ogni giorno. Per molti di loro, il chatbot è sempre disponibile, non giudicante, immediato: un interlocutore digitale che appare meno faticoso di un confronto con adulti o pari.

Questo avviene in un contesto in cui quasi la metà dei giovani dichiara di aver subito episodi di cyberbullismo e oltre un decimo presenta indicatori di iperconnessione, con difficoltà a scollegarsi dalla rete e a mantenere ritmi regolari di sonno, studio, relazioni offline. La vita sociale si sposta su piattaforme e chat, mentre attività “offline” come cinema, musei, lettura o sport vengono sacrificate: una quota elevata di adolescenti non ha mai visitato una mostra o un museo nell’ultimo anno, e molti non praticano alcuna attività fisica.

“L’IA non è di per sé un nemico, ma non può sostituire lo sguardo di un adulto, la relazione educativa, l’ascolto competente”, avvertono gli psicologi dell’età evolutiva. Il rischio è che il confronto con un algoritmo – per quanto sofisticato – alimenti una solitudine silenziosa, in cui le emozioni più difficili restano confinate nello schermo.

Italia dentro una crisi globale della salute mentale

Il ritratto che emerge dall’Atlante colloca l’Italia dentro una crisi globale della salute mentale giovanile. Secondo le stime delle società scientifiche di neuropsichiatria infantile, nel nostro Paese circa un quinto dei minorenni convive con un disturbo neuropsichiatrico, dal ritardo del linguaggio ai disturbi dello spettro autistico, fino ai disturbi dell’umore e d’ansia.

A livello mondiale, i dati più recenti richiamati anche dall’UNICEF indicano che un adolescente su sette ha un disturbo mentale diagnosticato, con ansia e depressione che rappresentano circa il 40% dei casi. Il rapporto dell’OMS/Europa sulla salute mentale di bambini e adolescenti sottolinea come la combinazione di crisi economiche, pandemia e precarietà climatica abbia creato una “tempesta perfetta” per il benessere dei più giovani.

L’Italia presenta però alcune fragilità specifiche: una rete di servizi di neuropsichiatria infantile a macchia di leopardo, forti differenze territoriali nell’accesso alle cure, liste d’attesa lunghe mesi per una prima visita e un’offerta ancora insufficiente di supporto psicologico nelle scuole. In questo scenario, è più facile che il disagio si cronicizzi e che le famiglie, esasperate, finiscano per ricorrere a soluzioni frammentarie, tra psicofarmaci, consulti privati e ricerche online.

Cosa chiedono gli esperti: prevenzione, sportelli, alleanze educative

Di fronte a questo quadro, chi lavora ogni giorno con gli adolescenti converge su alcune priorità. La prima è investire in prevenzione precoce: intercettare i segnali di disagio già nella scuola primaria, formare gli insegnanti a riconoscere campanelli d’allarme, rafforzare la presenza di psicologi e educatori nei territori.

“Non possiamo limitarci a intervenire quando l’emergenza è esplosa”, sottolineano i neuropsichiatri, “serve una rete che accompagni bambini e ragazzi lungo tutto il percorso di crescita, con tempi di accesso alle cure compatibili con la vita reale delle famiglie”.

Un secondo snodo è la scuola come presidio di salute mentale. Sportelli di ascolto stabili, percorsi strutturati sull’uso consapevole del digitale, momenti collettivi di educazione emotiva e affettiva possono aiutare i più giovani a dare nome alle proprie emozioni e a chiedere aiuto per tempo. Non si tratta solo di “fare educazione ai social”, ma di creare spazi di parola in cui ci sia tempo per parlare di paura, rabbia, tristezza, fallimenti.

Infine, c’è la questione del tempo e degli spazi fuori dallo schermo: accesso allo sport, alla cultura, ai viaggi, alle esperienze di gruppo. Le diseguaglianze economiche pesano molto: chi vive in famiglie in difficoltà ha meno probabilità di fare sport, uscire, viaggiare. Proprio quei ragazzi che avrebbero più bisogno di luoghi dove sentirsi visti finiscono per passare più ore davanti a uno schermo, spesso in solitudine.

“Se vogliamo ridurre l’uso improprio di psicofarmaci e il ricorso all’IA come unico confidente, dobbiamo offrire ai ragazzi alternative concrete: relazioni, spazi, occasioni di partecipazione reale”, è il messaggio che arriva da associazioni, servizi e operatori che hanno contribuito all’Atlante.

L’immagine che chiude questo ritratto “senza filtri” non è solo quella di una generazione fragile, ma anche lucida e consapevole delle proprie ferite, desiderosa di essere protagonista delle soluzioni. La sfida, ora, è non lasciarla sola a cercare risposte nel buio di una chat.

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