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Agevolazioni Covid, stop ai controlli sulle perdite delle imprese

- di: Vittorio Massi
 
Agevolazioni Covid, stop ai controlli sulle perdite delle imprese
Agevolazioni Covid, stop ai controlli sulle perdite delle imprese
Il Mef frena il Fisco: niente più contestazioni sugli aiuti e sui bilanci in rosso.

Una parola che le imprese aspettavano da tempo: stop. Il Ministero dell’Economia mette un freno alle verifiche fiscali sulle perdite maturate durante e dopo la pandemia, chiudendo una stagione di accertamenti che aveva riaperto ferite mai rimarginate.

Con un atto di indirizzo firmato dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo e dal direttore del Dipartimento delle Finanze Giovanni Spalletta, arriva lo stop alle contestazioni legate agli aiuti Covid e, più in generale, a una serie di agevolazioni che avevano generato interpretazioni fiscali controverse.

Stop ai controlli del Fisco

Il nodo nasce da una lettura restrittiva adottata negli ultimi anni: secondo l’Agenzia delle Entrate, il valore dei contributi Covid doveva ridurre le perdite fiscali riportabili negli esercizi successivi.

Tradotto: meno perdite utilizzabili, più imposte da pagare. Una combinazione che ha fatto scattare avvisi di accertamento e richieste di chiarimenti a centinaia di imprese già provate dalla crisi pandemica.

Ora il Mef interviene per chiudere le pratiche in corso e disinnescare il rischio di nuove contestazioni, riconoscendo che il quadro normativo non era così lineare come sostenuto in passato.

Non solo Covid: lo stop si allarga

La portata del provvedimento va oltre l’emergenza sanitaria. L’atto di indirizzo chiarisce che lo stesso principio vale anche per altre misure agevolative costruite con formulazioni simili a quelle dei ristori pandemici.

Nel mirino rientrano anche incentivi strategici come i crediti d’imposta Transizione 4.0 e 5.0, pilastri delle politiche industriali più recenti. Un passaggio che evita il rischio di nuove ondate di controlli a distanza di anni.

Proventi esclusi ed esenti: il cuore della questione

Il chiarimento ruota attorno all’articolo 84 del Tuir, che disciplina il riporto delle perdite. La norma prevede che le perdite siano ridotte dai proventi esenti, ma non dice lo stesso per quelli che non concorrono alla formazione del reddito.

La distinzione, introdotta con la riforma Ires del 2004, è cruciale: i proventi esclusi consentono la deducibilità dei costi correlati e il pieno riporto delle perdite, allineandosi al trattamento dei ricavi imponibili.

Secondo l’atto di indirizzo, molti contributi Covid rientrano proprio in questa categoria. Di conseguenza, non devono ridurre le perdite fiscali riportabili.

Cosa cambia ora per le imprese

L’effetto pratico è immediato: stop agli accertamenti in corso e maggiore certezza per il futuro. Le imprese possono finalmente archiviare una fase di incertezza che rischiava di pesare sui bilanci e sui piani di investimento.

Una scelta che, secondo fonti del Ministero dell’Economia (dicembre 2025), mira a ridurre il contenzioso e ristabilire un rapporto più equilibrato tra Fisco e contribuenti, evitando interpretazioni punitive a posteriori. 

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