Il mercato dell’auto usata non fa rumore, ma fa numeri. E quelli di ottobre confermano un copione ormai chiaro:
tenuta mese su mese, con un saldo positivo da inizio anno. Il quadro emerge dalle elaborazioni
UNRAE sui passaggi di proprietà e sulla composizione degli scambi.
Ottobre “piatto”, anno in crescita: cosa significa davvero
Nel mese di ottobre, i trasferimenti legati all’usato si muovono in continuità con i mesi precedenti, senza scossoni.
Il dato che pesa, però, è quello cumulato: da gennaio a ottobre il bilancio resta in aumento (+3,2%).
In pratica: anche quando il singolo mese appare stabile, il trend annuale continua a spingere.
Chi si scambia le auto: privati e aziende restano il “cuore”
La fetta più grande resta quella degli scambi tra privati/aziende: a ottobre valgono il 56,2%
di tutti i passaggi (e 56,4% nel cumulato dei dieci mesi). È un segnale doppio: il mercato “diretto”
continua a contare e la circolazione dell’usato non dipende soltanto dai canali professionali.
In parallelo, calano le operazioni da operatore a cliente finale: 38,5% a ottobre e 39%
nel cumulato. Crescono invece due segmenti piccoli ma interessanti: le auto provenienti da auto-immatricolazioni
(4,4% nel mese; 3,8% nel cumulato) e quelle dal noleggio, ancora marginali ma in lieve risalita (1,0% nel mese; 0,9% nel cumulato).
La mappa dell’usato: Lombardia davanti, Lazio insegna
Sul fronte territoriale, ottobre ribadisce la geografia classica: Lombardia prima con 16,5%
di quota, seguita dal Lazio al 10%. Dietro, un terzetto che conferma volumi e vivacità:
Campania (9%), Sicilia (8,2%) e Veneto (7,9%).
Tradotto: l’usato segue densità abitativa, mobilità quotidiana e capacità di assorbire offerta, con le grandi regioni
a fare da “motore” degli scambi.
Età delle auto: l’Italia compra soprattutto “over 10 anni”
Qui sta il punto che racconta più di mille slogan. A ottobre, la quota di trasferimenti netti di vetture con
oltre 10 anni sale al 48,6%. Quasi un’auto su due che cambia mano, insomma, ha già spento
almeno dieci candeline.
Le fasce successive disegnano un mercato “a scalini”:
6-10 anni al 17,1%;
4-6 anni al 10,6%;
2-4 anni all’11,8%;
1-2 anni al 5,1%;
e le auto fino a 1 anno al 6,7% nel mese (6,3% nel cumulato).
Nel complesso, le vetture fino a 4 anni coprono il 23,6% a ottobre, cioè 0,8 punti in più rispetto
allo stesso mese dell’anno precedente: un segnale che le auto “semi-nuove” stanno guadagnando spazio, pur restando
lontane dal dominare.
Fonte: UNRAE, anzianità dei veicoli nei trasferimenti (ottobre 2025; sintesi diffusa il 25 dicembre 2025).
Perché l’usato tiene: disponibilità, tempi e convenienza
La lettura economica è piuttosto lineare: l’usato continua a reggere perché risponde a tre esigenze immediate.
Disponibilità (l’auto c’è, si vede, si compra), tempi (consegna rapida rispetto al nuovo) e
convenienza (spesa più gestibile, soprattutto su fasce medio-basse).
E la fotografia dell’età media elevata — con il peso enorme degli “over 10 anni” — suggerisce anche un’altra cosa:
una parte consistente di famiglie e imprese preferisce sostituire l’auto restando su fasce di prezzo compatibili,
piuttosto che fare il salto su modelli più recenti.
Che cosa aspettarsi nei prossimi mesi
Se il 2025 chiude con un usato in crescita, il nodo 2026 sarà capire quanto spazio avranno le vetture più giovani.
L’aumento della quota “fino a 4 anni” è un indizio, ma il baricentro resta sulle auto datate. Il mercato, per ora,
sembra dire una cosa con chiarezza: l’usato non è un ripiego, è una scelta strutturale.