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Bianca Balti denuncia la carenza di farmaci oncologici: “Mi salvano la vita, non posso aspettare”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Bianca Balti denuncia la carenza di farmaci oncologici: “Mi salvano la vita, non posso aspettare”
Bianca Balti rompe il silenzio e lo fa con la forza di chi ha deciso di non accettare passivamente un sistema che non funziona. In remissione dopo un tumore ovarico diagnosticato nel settembre 2023, la modella italiana ha affidato ai social un appello diretto e durissimo: “Sono una paziente oncologica. I farmaci che sto aspettando non sono facoltativi, mi salvano la vita”. Il suo sfogo si inserisce in un contesto sempre più critico: la carenza di medicinali salvavita che sta colpendo migliaia di pazienti oncologici in Italia e in Europa.

Bianca Balti denuncia la carenza di farmaci oncologici

“Sono ore che sto al telefono con chi dovrebbe fornirmi i medicinali. Nessuno si prende la responsabilità. Nessuno se ne occupa”, ha scritto Balti. “State fallendo proprio quando c’è più bisogno di voi. Ed è inaccettabile”. Un’accusa che non lascia spazio all’ambiguità, rivolta tanto alle aziende farmaceutiche quanto alle istituzioni incaricate di vigilare sull’accessibilità dei trattamenti. La sua denuncia si fa immediatamente collettiva: parla a nome di chi non ha visibilità mediatica ma affronta lo stesso dramma, tra attese, rinvii, promesse non mantenute.

La carenza strutturale di farmaci oncologici

Il caso Balti riaccende i riflettori su una crisi strutturale. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha più volte segnalato difficoltà crescenti nella disponibilità di principi attivi fondamentali per la cura del cancro. Problemi di approvvigionamento, interruzioni nelle forniture internazionali, scarsità di materie prime e dinamiche di mercato hanno reso sempre più complicata la distribuzione regolare di chemioterapici, immunoterapie e farmaci target. Il risultato è che migliaia di pazienti rischiano di vedersi sospendere o rinviare trattamenti essenziali.

Un problema sanitario che diventa questione politica


Lo sfogo della modella arriva in un momento in cui la sanità pubblica è sotto pressione da più fronti. E la sua voce risuona oltre i confini del caso personale. Balti, in passato già molto attiva sul fronte della consapevolezza del corpo e della salute mentale, usa il proprio profilo per denunciare una mancanza che mette a rischio la continuità terapeutica. Il sistema – suggerisce – non è solo inefficiente: è irresponsabile. E chi ne paga il prezzo sono i malati, lasciati in attesa di un farmaco da cui dipende la vita.

Oltre lo sfogo: l’urgenza di una risposta strutturale

Il problema sollevato da Balti non è episodico. Riguarda un’intera filiera: da chi produce a chi distribuisce, passando per chi dovrebbe garantire che ogni paziente riceva quanto gli spetta. La sua denuncia chiama in causa la responsabilità pubblica. Non è una questione di celebrità, ma di diritti. In gioco non c’è solo l’efficienza logistica, ma il principio – elementare e insieme fondante – che la salute è un bene pubblico. E che nessuno, mai, dovrebbe sentirsi dire: “Aspetta il tuo turno, anche se può costarti la vita”.
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