La premier estone Kaja Kallas ha proposto di convocare un vertice straordinario tra i leader europei prima dell’appuntamento in Alaska, dove Stati Uniti, partner UE e alleati asiatici discuteranno della sicurezza in Eurasia. Kallas ha sottolineato che “non possiamo presentarci divisi” in un momento in cui le tensioni tra Mosca e Bruxelles sono tornate ai massimi livelli. L’obiettivo del summit anticipato sarebbe definire una posizione comune dell’Unione prima del confronto con Washington e gli altri attori globali.
Ucraina: vertice straordinario prima dell’Alaska, tensioni tra Mosca e Bruxelles
L’amministrazione Trump ha accolto con interesse l’iniziativa europea, ma il presidente ha ribadito la sua linea: “Questa guerra deve finire in modo realistico, non con sogni irraggiungibili”. Secondo fonti della Casa Bianca, Trump ritiene che un cessate il fuoco duraturo richieda concessioni reciproche, senza condizioni pubbliche che possano bloccare i negoziati prima ancora di iniziare. In più occasioni, il presidente ha insistito sul fatto che gli Stati Uniti non intendono sostenere all’infinito un conflitto “che logora tutti e non avvantaggia nessuno”.
attacco verbale di Mosca
Da Mosca, la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha accusato l’UlE di diffondere “un volantino nazista” camuffato da comunicato diplomatico. Secondo il Cremlino, Bruxelles chiede la pace ma continua a rifornire Kiev di armi, definendo questa politica “ipocrita e aggressiva”. Il governo russo sostiene che la vera condizione per fermare i combattimenti sarebbe “la cessazione immediata del sostegno militare al regime di Kiev”.
La posizione dell’Unione Europea
Dall’altra parte, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE ha ribadito con fermezza che “il diritto internazionale è chiaro: tutti i territori temporaneamente occupati appartengono all’Ucraina”. Una dichiarazione che conferma la linea dura europea sul rispetto delle frontiere riconosciute e che, di fatto, esclude ogni riconoscimento delle annessioni proclamate da Mosca.
Il nodo dei confini
Per Bruxelles, il principio è intoccabile: “i confini non devono essere modificati con la forza”. Questo è diventato il pilastro della posizione europea, rafforzato da sanzioni economiche e dal sostegno militare a Kiev. Tuttavia, diversi analisti avvertono che questa fermezza, pur coerente con il diritto internazionale, rischia di lasciare poco spazio alla diplomazia.
Una pace ancora lontana
Sul terreno, le distanze tra le parti restano profonde. Kiev chiede il ritiro totale delle truppe russe, garanzie di sicurezza a lungo termine e un percorso di adesione accelerata all’UE e alla NATO. Mosca, invece, esige il riconoscimento delle annessioni territoriali e un impegno formale alla neutralità dell’Ucraina. Entrambe le posizioni sono per ora inconciliabili, e ogni tentativo di mediazione finisce per arenarsi sulle stesse questioni.
L’orizzonte dell’Alaska
Il vertice in Alaska, voluto dall’amministrazione Trump come piattaforma per discutere di sicurezza e stabilità nell’area euroasiatica, potrebbe diventare un momento di svolta o di ulteriore irrigidimento. La Casa Bianca punta a far emergere proposte concrete che possano almeno aprire un canale negoziale diretto, senza la mediazione di troppi attori. La proposta di Kallas di un incontro preliminare mira proprio a evitare che le divergenze interne tra Paesi UE si riflettano nei colloqui con Washington.
La diplomazia alla prova
Nei prossimi giorni, missioni diplomatiche europee e statunitensi continueranno a muoversi tra Kiev e Mosca, cercando di creare le condizioni per un tavolo di negoziato. Tuttavia, le parole dure di Zakharova e la rigidità della linea europea lasciano prevedere che l’autunno sarà ancora segnato da scontri militari, crisi umanitarie e un clima di sfiducia reciproca. In questo scenario, l’amministrazione Trump dovrà decidere fino a che punto impegnarsi direttamente come mediatore, bilanciando il sostegno all’alleato ucraino con l’obiettivo dichiarato di ridurre l’impegno militare statunitense all’estero.