Tra vegetazione incenerita e colate laviche vertiginose, due vulcani simbolo dell’Italia sono protagonisti di un agosto che richiede riflessioni urgenti e strategie decise.
Questi giorni consegnano un doppio monito della natura. Da un lato il Vesuvio, avvolto dalle fiamme; dall’altro l’Etna, con una colata lavica che emerge a quote impressionanti. Due scenari diversi, ma un’unica richiesta: agire con coscienza e rapidità.
Vesuvio: incendi inarrestabili e stato di emergenza
Da venerdì scorso l’incendio sul fianco del Vesuvio avanza senza tregua. Il fronte di fuoco si estende per circa 3 km e ha bruciato circa 500 ettari di vegetazione.
I tre focolai principali si concentrano nella valle del Gigante verso Monte Somma, sul versante meridionale del cratere e nella zona del Vicinale, dove il vento ha riattivato le fiamme durante la notte.
La reazione è stata immediata e massiccia: sei Canadair, un elicottero e decine di squadre tra Vigili del fuoco, Protezione civile e volontari da varie regioni d’Italia sono al lavoro per spegnere il rogo. Il prefetto ha riferito che, sebbene la situazione si stia contenendo, ci vorrà tutta la giornata per mettere un freno definitivo all’incendio.
Nessun centro abitato è stato colpito, ma è scattata l’indagine della Procura di Nola, che ha istituito una task force investigativa per accertare eventuali responsabilità tra dolo o negligenza.
Etna: lava a tremila metri e allerta voli arancione
Sul fronte opposto, l’Etna torna a farsi sentire. Nella mattinata del 10 agosto, l’INGV ha registrato l’apertura di una nuova bocca effusiva sul versante meridionale della Bocca Nuova, da cui si riversa una colata lavica che ha già raggiunto i 3 000 metri di quota.
Non sono state rilevate variazioni sismiche o attività infrasonica degne di nota, e non si registra alcuna emissione di cenere. Tuttavia, è stata attivata l’allerta arancione per i voli diretti all’aeroporto di Catania, che per ora resta operativo con cautela.
Serve prevenzione strutturata
Agosto si conferma mese infuocato, non solo per le temperature, ma per l’emergenza ambientale che investe due vulcani simbolo dell’identità italiana. Il Vesuvio arde, mettendo in pericolo ecosistemi, vite e memoria storica: la risposta immediata è stata forte, ma la lezione è chiara: serve prevenzione strutturata, non solo pronto intervento.
L’Etna, la cui lava si alza ma senza pericoli immediati, ricorda invece l’importanza del monitoraggio continuo e della capacità di convivere con un territorio instabile. Contenimento dei rischi, investimenti nella Protezione civile, pianificazione territoriale: questi sono gli ingredienti che devono prevalere per trasformare questa crisi in una scossa di civiltà.