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Borrelli lascia la guida del cinema al MiC, Giuli prende atto e lo ringrazia: la fine di un’epoca

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Borrelli lascia la guida del cinema al MiC, Giuli prende atto e lo ringrazia: la fine di un’epoca
Un foglio consegnato, poche righe formali, poi il silenzio. Nicola Borrelli si è dimesso. Ha lasciato il suo ruolo di Direttore Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura. Un ruolo che non è mai stato solo amministrativo. Per il mondo del cinema italiano, per l’audiovisivo, per le decine di associazioni, produttori, autori, esercenti e distributori che da quindici anni dialogavano con lui, è la fine di un’epoca. E come ogni epoca che finisce, lascia dietro di sé domande e riverberi. A darne notizia è stato, con un comunicato asciutto ma denso, il Ministro della Cultura Alessandro Giuli: “Prendo atto delle dimissioni del Direttore generale Cinema e audiovisivo, Nicola Borrelli. Lo ringrazio e gli confermo la mia stima per il lavoro svolto fin qui”.

Borrelli lascia la guida del cinema al MiC, Giuli prende atto e lo ringrazia: la fine di un’epoca

Borrelli era in carica dal 2009. Ha attraversato governi, riforme, tagli, rilanci. Ha firmato documenti fondamentali per la regolamentazione del Fondo cinema, ha gestito il passaggio cruciale tra i contributi a pioggia e il sistema misto tra incentivi automatici e selettivi. È stato il regista invisibile delle norme che hanno accompagnato la stagione d’oro delle coproduzioni internazionali e l’esplosione del tax credit, tanto per le grandi major quanto per le opere prime. Un tecnico puro, con una visione d’insieme e una presenza costante, quasi silenziosa, nella macchina ministeriale. Le sue dimissioni, anche se non del tutto inattese da chi conosce le tensioni degli ultimi mesi, arrivano comunque come una scossa in un momento delicatissimo per l’intero comparto.

Un sistema sotto pressione


Il settore del cinema e dell’audiovisivo vive una fase di profonda ristrutturazione. La rivoluzione imposta dallo streaming, la pandemia e le sue cicatrici ancora aperte, la difficile ripartenza delle sale, la complessità dei bandi e dei nuovi criteri di accesso ai fondi pubblici. Tutti temi sui quali Borrelli ha sempre cercato di garantire equilibrio, anche nel mezzo di scontri duri tra sigle di categoria e apparati politici. Le scelte della Direzione generale hanno spesso determinato i tempi, le opportunità, le traiettorie di un intero comparto industriale. Le sue dimissioni ora aprono uno spazio, forse una faglia, che il Ministro Giuli dovrà colmare con attenzione e tempestività.

Il profilo di Borrelli, oltre la tecnica

Non era solo un burocrate. Per molti produttori indipendenti era un argine al caos, per altri un interlocutore difficile ma affidabile. Dietro l’apparente freddezza formale si nascondeva una profonda conoscenza del settore e delle sue dinamiche. Aveva saputo costruire relazioni istituzionali solide anche a Bruxelles, contribuendo a portare l’Italia al centro delle politiche europee per il cinema. Il suo lavoro ha attraversato anche le complesse stagioni del PNRR, affiancando l’allora ministro Franceschini nel disegno dei bandi legati all’industria culturale e creativa. Le tensioni emerse negli ultimi mesi con la nuova gestione politica del MiC non sono mai state esplicitate, ma chi lavora nel settore ha letto in più occasioni segnali di frizione.

La sfida del dopo, tra attese e incognite

Ora si apre la partita del dopo. Un interim potrebbe essere affidato a una figura interna, ma il nodo vero sarà quello politico. Il successore dovrà gestire non solo l’ordinaria amministrazione, ma anche una fase di ripensamento complessivo dell’impianto di sostegno pubblico. Il Ministro Giuli, finora attento ad equilibrare cambiamenti e continuità, si trova davanti a una scelta che avrà ricadute ben oltre i confini del dicastero. Il settore guarda, scruta, misura i movimenti. Perché ogni direttore generale è anche, nel suo ruolo, un interprete della politica culturale del governo in carica.

Un mondo in attesa

Il mondo del cinema, che vive in equilibrio costante tra creatività e regole, avverte ogni minimo spostamento dell’asse istituzionale. Le dimissioni di Borrelli segnano la fine di una lunga fase di stabilità, amata o contestata che fosse, e aprono un tempo nuovo, incerto e carico di interrogativi. Chi conosce i meccanismi del MiC sa quanto il lavoro di un direttore generale sia decisivo. Molto più di quanto emerga dai comunicati. Ora quel posto è vacante. E con esso, per qualche giorno, anche una parte dell’orizzonte su cui il cinema italiano aveva imparato a orientarsi.
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