Caldo record, le Regioni corrono ai ripari: stop al lavoro all’aperto nelle ore più calde
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Il caldo record che sta investendo l’Italia spinge un numero crescente di Regioni ad adottare misure straordinarie per tutelare la salute dei lavoratori. In particolare, si moltiplicano le ordinanze che vietano il lavoro all’aperto nelle ore più torride della giornata, tra le 12.30 e le 16.00, nei settori esposti come agricoltura, edilizia, florovivaismo e logistica.
Caldo record, le Regioni corrono ai ripari: stop al lavoro all’aperto nelle ore più calde
In Lombardia l’ordinanza firmata dal presidente Attilio Fontana entra in vigore dal 2 luglio e sarà valida fino al 15 settembre. Il provvedimento stabilisce il divieto di lavoro all’aperto nelle aree edili, nelle cave e nei settori agricoli e florovivaistici, limitatamente ai giorni in cui il rischio viene classificato come “alto” secondo le rilevazioni del sito specializzato Worklimate.it. La decisione è maturata a seguito di un incontro con sindacati e rappresentanze datoriali, coordinato dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso. Il presidente Fontana ha dichiarato: “La nostra priorità è la tutela della salute dei lavoratori. Continueremo a monitorare attentamente la situazione”. Escluse dal divieto le attività urgenti o di pubblica utilità, come interventi per la sicurezza, la salute o la protezione civile.
Abruzzo, misure valide fino al 31 agosto
Anche l’Abruzzo ha deciso di intervenire con un’ordinanza firmata dal governatore Marco Marsilio, in sinergia con gli assessori alle Attività produttive, alla Salute e all’Agricoltura. Il provvedimento dispone lo stop delle attività all’aperto nei cantieri, nei campi e nelle serre tra le 12.30 e le 16.00, fino al 31 agosto. L’obbligo scatta in caso di esposizione prolungata al sole e attività fisica intensa. La norma lascia comunque spazio a eventuali regolamenti comunali più stringenti, purché compatibili con le disposizioni regionali. Anche in questo caso, l’ordinanza non si applica agli enti pubblici e ai servizi essenziali, ma impone l’adozione di tutte le misure organizzative necessarie a prevenire il rischio da stress termico.
Emilia-Romagna, ordinanza unitaria e omogenea
L’Emilia-Romagna ha scelto di uniformare le misure su tutto il territorio regionale. Dal 2 luglio al 15 settembre sarà vietato lavorare all’aperto negli stessi orari critici già individuati dalle altre Regioni, in particolare nei settori dell’edilizia, dell’agricoltura, del florovivaismo e della logistica. Il vicepresidente Vincenzo Colla e l’assessore al Lavoro Giovanni Paglia hanno spiegato che l’obiettivo è “tutelare i lavoratori in modo omogeneo e garantire la possibilità di sospendere l’attività in presenza di caldo estremo o anomalo”.
Veneto, misure preventive e possibili divieti futuri
Anche il Veneto si sta muovendo in questa direzione. Il presidente Luca Zaia ha emanato un decreto che contiene raccomandazioni per ridurre i rischi derivanti dal caldo, tra cui la rotazione del personale, un’adeguata idratazione, la sorveglianza sanitaria e l’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale. I parametri di riferimento saranno gli indici internazionali WBGT e PHS. Qualora le ondate di calore diventino eccezionali, la Regione si riserva la possibilità di intervenire con misure più restrittive, compreso il divieto totale nelle ore centrali.
La mappa delle Regioni coinvolte
Con Lombardia, Abruzzo, Emilia-Romagna e Veneto, salgono a diciotto le Regioni italiane che hanno già adottato ordinanze per limitare o vietare il lavoro all’aperto durante le ore più calde della giornata. Le misure si basano in genere sul monitoraggio quotidiano del rischio climatico elaborato da Worklimate, strumento scientifico sviluppato dal CNR e dall’INAIL. Alcune Regioni, come Lazio e Campania, avevano già introdotto disposizioni simili nella seconda metà di giugno. In quasi tutti i casi, i divieti resteranno in vigore fino alla fine di agosto o alla metà di settembre.