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Da Capitol Hill a Brasilia, la democrazia parlamentare sotto attacco

- di: 09/01/2023 08:30
 
Da Capitol Hill a Brasilia, la democrazia parlamentare sotto attacco
Ridurre quanto è accaduto nelle ultime ore a Brasilia, con migliaia di persone che hanno assaltato fisicamente, espugnandolo, il parlamento, ad un ''semplice'' fatto di cronaca sarebbe un errore grave, perché è ben altro: è stato un nuovo attacco alla democrazia da parte di chi non crede in essa e, quindi, si sente autorizzato a ribaltarla ricorrendo alla forza. La drammaticità delle immagini che arrivano dal Brasile è eguale allo sgomento che il mondo democratico provò assistendo all'attacco al Campidoglio di Washington, perché conferma la fragilità di un sistema che si basa sul rispetto reciproco, e sull'ammissione di una sconfitta. Cosa che è mancata sia negli Stati Uniti post-Trump che nel Brasile che ha girato le spalle a Bolsonaro. Forse lo ha fatto per una manciata di voi, ma lo ha fatto, e pure di questo non sembra si voglia tenere conto, nella convinzione che anche una buona causa ha bisogno della forza e della sopraffazione per essere alla fine vincente.

Da Capitol Hill a Brasilia, la democrazia parlamentare sotto attacco

È un segnale preoccupante, non solo per il Brasile, quel che accade nella sua capitale, perché fa sospettare che esista un disegno, che ci sia una concordanza di strategie che appartengono a chi non ritiene che il consenso maggioritario sia sufficiente ad esercitare il potere. Per diverse che siano - la democrazia statunitense è certo più solida di quella brasiliana -, le due situazioni sembrano essere rese simili dal sospetto che non avrebbero potuto concretizzarsi se non con la complicità da parte di chi doveva garantire la sicurezza e invece ha girato lo sguardo altrove. E parliamo di complicità, non certo di inettitudine, che pure c'è stata. Che i sostenitori di Bolsonaro da settimane cercassero di impedire che il nuovo presidente Lula assumesse i suoi poteri era sotto gli occhi di tutti. Però a migliaia di loro è stato permesso di arrivare sin dentro il cuore della democrazia brasiliana, violentandolo con gli stessi atti di vandalismo che avevano caratterizzato l'assalto a Capitol Hill.

Sono molto più che semplici segnali, sono la conferma che le dinamiche dell'alternanza non sono più ritenute un fondamento della civile convivenza, ma solo un fastidioso inciampo nella strada verso il potere e il suo perenne consolidamento. Perché è questa la vera posta in palio: confermarsi al potere anche quando il gioco della democrazia non te lo consente, per via di una sconfitta elettorale. Il presidente Lula ha già annunciato che userà il pugno di ferro contro quelli che ha etichettato come fascisti. Non sappiamo sino a che punto onorerà questa minaccia e se, magari, realismo e pragmatismo consiglieranno prudenza per evitare ulteriore esacerbazione degli animi. Di certo, l'assalto al parlamento di Brasilia segna un cambio di registro nella democrazia del gigante sudamericano, mai come oggi ad un passo dal baratro. Se ciò accadesse sarebbe contemporaneamente un monito per tanti e una tentazione per pochi.
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