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Cuore di mamma (e papà): ferì a coltellate la prof, i genitori contro la bocciatura

- di: Bianca Balvani
 
Cuore di mamma (e papà): ferì a coltellate la prof, i genitori contro la bocciatura
Se, traducendo dal napoletano, ogni scarafaggio è sempre bello agli occhi della mamma, si può dire che anche il peggiore dei figli per i genitori merita perdono e considerazione. Anche se, come nel caso del ragazzo che, il 29 maggio, ad Abbiategrasso, ha ferito a coltellate la sua professoressa per un gesto che resta, apparentemente, senza una spiegazione.
Il consiglio classe, in seduta straordinaria, ha deciso l'espulsione del ragazzo dalla scuola e la sua bocciatura. Quindi, l'anno prossimo il protagonista di questa vicenda dovrà iscriversi allo stesso anno che ha frequentato sino all'episodio, per il quale è ancora in stato di reclusione in un carcere per minori.

Cuore di mamma (e papà): ferì a coltellate la prof, i genitori contro la bocciatura

Una decisione che, vista la gravità dell'accaduto, appare abbastanza giustificata, ma non agli occhi dei genitori che hanno annunciato che impugneranno le decisioni dell'organismo scolastico.
Ora, tanto per riportare la cosa in un alveo di comprensione totale, bisogna dire che la professoressa Elisabetta Condò - l'aggredita - non è stata graffiata, perché su di lei i medici hanno contato sei (dicasi sei!!) ferite da taglio e anche una lesione al polso per la quale è stata sottoposta ad un intervento chirurgico, cui dovrà seguire le riabilitazione, fisica, ma anche psicologica, dal momento che la docente è ancora oggi sotto stress.
Quindi, un fatto estremamente grave che, ai tempi della monarchia , avrebbe comportato l'espulsione ''da tutte le scuole del Regno'', recitava la formula. Ma il provvedimento per i genitori è esagerato, anzi, peggio, poco motivato soprattutto per quanto riguarda la bocciatura, posto che, nel liceo scientifico Alessandrini di Abbiategrasso, l'accoltellatore non sarebbe comunque potuto tornare, per ovvi motivi.
Il perché lo ha spiegato il legale della famiglia, Stefano Rubio, che ha motivato la scelta di impugnare la bocciatura con il fatto che il ragazzo ''aveva la media del 9 in fisica e dell’8 in matematica: è arrivato secondo ai giochi matematici dell’istituto. L’unica insufficienza era in storia, con la professoressa in questione''.

Ora, certamente il legale avrà soppesato le parole, ma leggere la sottolineatura che l'unica materia in cui il ragazzo non eccelleva era quella della docente accoltellata sembra quasi la formulazione di una attenuante, ingenerando l'interrogativo sulla strage scampata se il giovanottino avesse avuto scarsi risultati anche in altre materie.
Per come è giusto che sia, l'avvocato della famiglia del ragazzo si preoccupa del futuro del suo assistito, dicendo che ''la bocciatura e l’allontanamento renderanno più difficile un inserimento futuro in classe, tra l'altro con ragazzi più piccoli. Invece di non ammetterlo agli scrutini, avrebbero potuto giudicarne il rendimento e poi decidere in seguito sull’espulsione''.
Si sa che la giustizia non sempre è giusta, ma qui, forse, si rasenta l'assurdo perché si sostiene che la giusta punizione per il ''reo'' deve essere al massimo l'espulsione della scuola, non anche la bocciatura, dando per scontato che tutto finirà in una sculacciata e poco altro e che quindi lui, a settembre, dovrebbe essere tranquillamente presente alla ripresa delle lezioni.

Il carcere, si dice giustamente, non deve essere afflittivo (o almeno tentare di esserlo), ma una punizione ci deve essere, simbolica sin che si può, ma ci deve essere.
Non sappiamo cosa sia passato per la testa del ragazzo quando ha impugnato una lama e ha cominciato a colpire la sua insegnante e dobbiamo fidarci di quel che dice il suo avvocato: ''Il ragazzo non ha ancora cognizione piena di quanto accaduto e non è in grado di dare spiegazioni. Bisogna ricordare che, oltre alle lesioni all’insegnante, si è autoinflitto coltellate al capo''.
E allora, verrebbe da dire? Che sia confuso ci sta; che non capisca ancora oggi cosa lo ha spinto ci sta anche questo. Ma lasciamolo dire ai periti, agli psicologi che, speriamo, lo abbiano esaminato e ne lo stiamo aiutando a fare uscire i demoni fuori dalla sua mente.
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