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Honda rallenta tra Giappone e Cina: i chip tornano a dettare legge

- di: Bruno Coletta
 
Honda rallenta tra Giappone e Cina: i chip tornano a dettare legge
Honda rallenta tra Giappone e Cina: i chip tornano a dettare legge
Catene di montaggio “a intermittenza” tra fine dicembre e inizio gennaio: la carenza di semiconduttori non molla, e il braccio di ferro su Nexperia continua a far tremare la filiera dell’auto.

Una pausa a cavallo delle feste (e non per ferie)

Honda rimette mano al calendario produttivo e lo fa nel modo più antipatico per un costruttore: fermando e rallentando gli impianti perché mancano componenti chiave. Secondo quanto riportato da ANSA (18 dicembre 2025) e da testate internazionali che hanno seguito la vicenda in parallelo, lo stop riguarda sia il perimetro asiatico della casa sia quello delle joint venture in Cina.

Il punto non è solo “quanti giorni” si perde. È il messaggio: anche dopo anni di promesse di normalizzazione, i chip restano il collo di bottiglia capace di riscrivere turni, consegne e piani commerciali.

Il calendario degli stop: date e perimetro

La fotografia, in soldoni:

  • Cina: fermata di cinque giorni per tre impianti legati alla joint venture Guangqi Honda, con partenza dal 29 dicembre e ripresa a inizio gennaio.
  • Giappone: alcune fabbriche ferme il 5 e 6 gennaio; dal 7 gennaio ripartenza con capacità ridotta per alcuni giorni.           

Non è un fulmine isolato. A novembre Honda aveva già segnalato che le interruzioni di fornitura potevano tradursi in aggiustamenti continui della produzione, con effetti a catena sulle linee nordamericane e messicane.

Il “chip factor”: perché basta un componente per far saltare tutto

Nell’auto moderna un semiconduttore non è un accessorio: è un interruttore generale. Dall’ADAS all’infotainment, dalla gestione energetica dei modelli ibridi fino ai moduli di potenza, un singolo pezzo mancante può bloccare un veicolo “quasi finito”.

E quando la catena si inceppa su un fornitore specifico, la fragilità diventa immediata. In un’intervista riportata da Reuters, il vicepresidente esecutivo Noriya Kaihara ha indicato come la dipendenza da un unico fornitore per alcuni componenti abbia amplificato l’impatto della crisi.

Il nodo Nexperia: quando la geopolitica entra in fabbrica

Qui la storia cambia tono: non è solo domanda e offerta, è anche controllo, governance e sovranità tecnologica.

Nexperia è un produttore di semiconduttori con base nei Paesi Bassi, controllato dal gruppo cinese Wingtech. A fine settembre, il governo olandese ha annunciato un intervento straordinario sulla società, motivandolo con preoccupazioni legate alla governance e alla tutela di competenze considerate critiche. La misura è stata formalizzata tramite l’invocazione della Goods Availability Act.      Da lì, l’effetto domino: secondo Reuters, Pechino ha chiesto all’Olanda di favorire un confronto tra Nexperia e Wingtech e ha collegato esplicitamente la disputa al rischio di nuove frizioni sulla filiera, citando anche l’impatto sull’industria automobilistica globale. Nella ricostruzione di Reuters, un portavoce del ministero del Commercio cinese ha sollecitato l’Aia a creare le condizioni per negoziati e a rimuovere gli ostacoli che, dal punto di vista di Pechino, stanno irrigidendo lo scontro societario.

De-escalation a metà: segnali di tregua, ma la partita non è chiusa

Nelle ultime settimane si sono visti segnali di raffreddamento, senza però una vera normalizzazione. La stampa britannica ha raccontato che l’Olanda avrebbe sospeso (non cancellato) parte dell’intervento, come gesto di distensione, mantenendo comunque la possibilità di riattivare misure se tornassero rischi sulla continuità produttiva.

Sul fronte societario, sempre secondo Reuters, Wingtech avrebbe invitato i custodi nominati dal tribunale per la controllata olandese a recarsi a Pechino per colloqui sulla governance e sul controllo. Un segnale utile, ma non ancora la soluzione: la filiera, intanto, consuma scorte.

Il conto per Honda: numeri, avvisi e rischio “peggioramento”

La crisi non si misura solo in giornate di stop, ma in profitti erosi e piani rinviati. Nel taglio delle previsioni annuali, Honda ha incluso un impatto stimato di 150 miliardi di yen legato alla scarsità di chip collegata alla vicenda Nexperia.         

In altre parole: non è un inciampo “da magazzino”. È una variabile che entra direttamente nei conti e obbliga a ragionare su alternative di fornitura, ridondanza e riprogettazione dei componenti.

Cosa aspettarsi adesso: tre scenari (realistici)

  1. Ritorno a singhiozzo: ripartenze con capacità ridotta e ulteriori micro-stop, finché le scorte non tornano robuste e regolari.
  2. Ricalibrazione dei fornitori: più contratti, più qualifiche, più “piani B” anche a costo di pagare di più nel breve.
  3. Geopolitica come variabile permanente: non un’emergenza, ma una nuova normalità, in cui decisioni pubbliche e contenziosi societari possono incidere su consegne e volumi.

La lezione, ormai, è brutale nella sua semplicità: la fabbrica dell’auto può essere ultramoderna, ma resta dipendente da filiere globali dove basta un ingranaggio politico (oltre che industriale) per far saltare la catena. 

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