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COP30, al via il vertice dei leader a Belém: Tajani per l’Italia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
COP30, al via il vertice dei leader a Belém: Tajani per l’Italia

Si apre oggi la COP30, la Conferenza Onu sul clima che riunisce nel cuore dell’Amazzonia oltre cento leader mondiali. A ospitare il vertice è il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che punta a fare di Belém – città simbolo della foresta amazzonica – la capitale di un nuovo equilibrio tra sviluppo e tutela ambientale.
Tra i partecipanti, anche il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che rappresenta l’Italia insieme a una delegazione tecnico-istituzionale impegnata a sostenere le iniziative europee per la transizione verde.

COP30, al via il vertice dei leader a Belém: Tajani per l’Italia

Nell’aprire i lavori, Lula ha richiamato i leader a una “responsabilità storica”: «L’Amazzonia non è una miniera da sfruttare, ma un patrimonio dell’umanità da proteggere».
Il Brasile, che ospita la conferenza per la prima volta, intende rilanciare la cooperazione Sud-Sud e dare voce ai Paesi emergenti, troppo spesso penalizzati dalle rigidità dei meccanismi di compensazione e dai limiti agli investimenti in infrastrutture verdi.
Al centro del dibattito, la proposta di un fondo globale per la biodiversità, finanziato dai Paesi più ricchi, per sostenere la conservazione delle grandi foreste tropicali.

L’accordo europeo: -90% di emissioni entro il 2040
Alla vigilia della COP30, l’Unione Europea ha annunciato un accordo interno sul nuovo target climatico al 2040, che prevede una riduzione del 90% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990.
Un obiettivo ambizioso, che arriva dopo settimane di trattative tra Commissione, Parlamento e Consiglio.
Il compromesso finale introduce però un principio di flessibilità: gli Stati membri potranno modulare i propri impegni in base alle caratteristiche economiche e industriali, mantenendo comunque la traiettoria di neutralità climatica entro il 2050.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha definito l’intesa “un passo necessario per mantenere credibile la leadership europea sul clima”, ma ha anche invitato i governi a “non trasformare la flessibilità in una scusa per rallentare”.
La Francia e l’Italia avevano chiesto di tutelare i settori ad alta intensità energetica e di riconoscere il ruolo dei biocarburanti e del gas a basse emissioni nella fase di transizione.

Tajani: “Equilibrio tra ambiente e lavoro”
Da Belém, Antonio Tajani ha ribadito la posizione italiana: «La lotta al cambiamento climatico deve andare di pari passo con la difesa dell’occupazione e della competitività delle nostre imprese. Serve realismo, non ideologia».
Il ministro ha sottolineato l’importanza di investire in tecnologie pulite, idrogeno e rinnovabili, ma anche di “garantire un percorso sostenibile per le famiglie e per il tessuto produttivo”.
L’Italia, ha aggiunto, “è pronta a fare la sua parte, ma con l’obiettivo di una transizione giusta e non punitiva”.

Belém, laboratorio del nuovo clima globale
La scelta del Brasile come sede del vertice non è solo simbolica.
Belém si trova alle porte della foresta amazzonica, oggi minacciata da deforestazione e incendi, ma anche da interessi minerari e agricoli.
Per Lula, ospitare la COP30 è un modo per riportare l’Amazzonia al centro della geopolitica mondiale e ribadire che “non ci sarà transizione ecologica senza giustizia sociale”.

Nei prossimi giorni, i leader discuteranno di finanziamenti internazionali, tassazione delle emissioni e del futuro del Green Climate Fund, il meccanismo dell’Onu che dovrebbe sostenere i Paesi più vulnerabili.
Sul tavolo anche la proposta di istituire un sistema di monitoraggio globale delle foreste, con tecnologia satellitare, per certificare in tempo reale gli interventi di conservazione e riforestazione.

Il nodo delle risorse e la sfida del tempo

La vera partita, come sempre, sarà quella dei finanziamenti.
Molti Paesi in via di sviluppo chiedono agli Stati industrializzati di rispettare gli impegni presi nel 2015 a Parigi, quando fu promesso un contributo annuale di 100 miliardi di dollari per sostenere la transizione ecologica globale.
Ad oggi, quella cifra non è mai stata realmente raggiunta.

A Belém si decide, dunque, non solo il futuro del clima, ma anche il nuovo equilibrio politico del pianeta, in un mondo diviso tra crisi energetica, conflitti e diseguaglianze crescenti.
E forse, come ha detto Lula, “la vera sfida non è più solo salvare l’ambiente, ma ritrovare un patto tra l’uomo e la Terra”.

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