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Transizione 5.0, fondi finiti: imprese in coda e governo in affanno

- di: Marta Giannoni
 
Transizione 5.0, fondi finiti: imprese in coda e governo in affanno

Sostegni esauriti dopo la rimodulazione Pnrr: aziende sospese fra investimenti già avviati e nuove prenotazioni, polemica politica in salita e promessa di una soluzione rapida.

(Foto: il ministro Adolfo Urso).

Fine corsa per Transizione 5.0. Il plafond si è azzerato mentre le imprese continuano a prenotarsi, spingendo il Gse a non confermare nuove domande e il Mimit a promettere coperture aggiuntive. Nel mezzo restano progetti già impegnati, fabbisogni energetici da ridurre e piani di digitalizzazione collegati a software, sensoristica e intelligenza artificiale.

Cosa è successo davvero

Con un decreto direttoriale di inizio novembre, il ministero ha annunciato l’esaurimento delle risorse del piano, lasciando aperta la piattaforma per le prenotazioni fino al 31 dicembre ma senza ulteriori conferme, salvo l’arrivo di nuovi fondi. Il risultato è una lista d’attesa per tutte le richieste successive all’azzeramento, mentre le imprese che hanno già impostato gli investimenti rischiano di restare a metà del guado.

Perché i fondi si sono prosciugati

La dote iniziale collegata al Pnrr era stata comunicata in 6,3 miliardi; con la rimodulazione di metà anno è scesa a circa 2,5 miliardi. Nel frattempo la domanda, spinta dal caro-energia e dai progetti di automazione, ha accelerato: il combinato disposto di taglio delle risorse e boom di prenotazioni ha portato al rapido overbooking.

Il governo prova a rassicurare

Dal dicastero arriva la garanzia che si sta lavorando per reperire nuove coperture e gestire le prenotazioni in ordine cronologico. L’obiettivo dichiarato è tutelare chi ha investito confidando nel credito d’imposta e non trasformare il successo di adesioni in un boomerang di fiducia.

Il fronte delle imprese

Il malumore nel sistema produttivo è immediato. Il presidente di Assolombarda, Alvise Biffi, definisce lo stop “una scelta incoerente e un segnale preoccupante”, perché interrompe una programmazione di investimenti anticiclici indispensabili a transizione digitale e sfida dell’IA. Anche dalle territoriali di Confindustria arrivano richieste di un tavolo urgente con ministero e Gse. Il vicepresidente di Confindustria Marco Nocivelli parla di decisione che “mette in difficoltà numerose imprese” e chiede una soluzione rapida per evitare un danno di credibilità delle regole.

Maggioranza e opposizione ai ferri corti

La contesa politica si accende. L’opposizione interpreta la chiusura come fallimento operativo e scelta politica sbagliata, mentre esponenti della maggioranza rivendicano l’efficacia del piano e ricordano che la rimodulazione è maturata alla luce di stime di utilizzo circolate nei mesi scorsi. Nel botta e risposta si inserisce anche il tema dei settori esclusi su indicazione europea, elemento che aveva già alimentato frizioni.

Che cosa succede alle domande già presentate

Le prenotazioni restano valide in coda: potranno essere confermate solo se si libereranno risorse (ad esempio per rinunce o rifinanziamenti). Per i progetti avviati il nodo è garantire continuità finanziaria, evitando blocchi di cassa e ritardi nella messa in esercizio di impianti e software. Tracciabilità degli step, comunicazioni trasparenti e tempi certi sono le tre variabili decisive per non disperdere gli obiettivi di efficienza energetica.

Gli scenari possibili

Nelle prossime settimane potrebbero prendere forma coperture aggiuntive o soluzioni ponte (si discute di misure fiscali sostitutive nella legge di bilancio). In ogni caso, la vicenda apre un tema più ampio: per rendere strutturale la transizione tecnologica delle Pmi servono strumenti pluriennali, meno intermittenti e agganciati a obiettivi misurabili di riduzione dei consumi e aumento della produttività.

Da tenere d’occhio

  • Calendario: prenotazioni accettate fino al 31 dicembre ma senza nuove conferme finché non arrivano fondi.
  • Priorità: eventuali rifinanziamenti gestiti in ordine di arrivo delle richieste.
  • Documentazione: imprese pronte a dimostrare avanzamento e cantierabilità degli investimenti (energia, automazione, software, formazione).
  • Bilancio: possibili misure alternative per non frenare il ciclo di investimenti 2025–2026.

Qualunque sia la soluzione, la credibilità delle politiche industriali si gioca qui: coerenza delle regole, tempi certi e visione. Senza, il rischio è che la corsa alle tecnologie 5.0 si trasformi in frenata improvvisa.

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