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Elezioni 2022 - Fascismo sì, no, forse...

- di: Diego Minuti
 
Elezioni 2022 - Fascismo sì, no, forse...
In fondo lo si sapeva: il tema del fascismo, in tutte le sue possibili sfumature cromatiche (quindi non parliamo solo del nero..) , sta diventando preponderante tra quelli al centro di questa campagna elettorale.
Che, per abissale distacco, è la più brutta in termini di contenuti, oltre che di scelte strategiche degli ultimi 40/50 anni. Eppure, piuttosto che di problemi economici e, quindi, sociali, si analizza soprattutto il profilo genetico di Giorgia Meloni che secondo l'Spd, per bocca del suo presidente, Lars Kingbeil, è pericolosa in quanto ''post-fascista'', quale che sia il significato di questa obliqua definizione.

Elezioni 2022 - L'Spd apostrofa Meloni come "post-fascista"

Il fatto che l'esponente socialdemocratico abbia emesso il suo ''verdetto'' dopo avere colloquiato con Enrico Letta, poco sposta del problema o dell'interrogativo: qual è il rapporto reale di Giorgia Meloni con il fascismo?
Lei, appena poche ore fa, ha detto a chiare lettere, che il suo giudizio sul fascismo è ben più che di facciata. E in proposito ha fatto riferimento a Gianfranco Fini, che, in occasione di un viaggio in Israele, di quasi vent'anni fa, quando era ancora un protagonista della vita politica nazionale, definì il fascismo come parte del ''male assoluto''.
Un concetto dal quale, dice oggi Meloni, ''non mi dissociai''.

Più che un giudizio, una pietra tombale su chi ancora la etichetta come nostalgica del fascismo, che pure fa parte della sua storia personale, ma dal quale ha preso le distanze.
Ma un conto è il fascismo come movimento che spianò la strada alla dittatura, un altro sono i valori cui la presidente di Fratelli d'Italia fa riferimento e che, tanto per non andare troppo lontani, riguardano essenzialmente le tematiche della famiglia, che lei intende sono in senso tradizionale, con tutte le appendici che da essa derivano, come i ruoli (padre+madre, meglio se naturali) in seno al nucleo familiare.
Ora queste posizioni - ribadite nell'ormai famoso discorso in Spagna, all'adunanza del partito neofranchista Vox - devono essere inserite in una logica tradizionalista che non necessariamente prepara la strada al fascismo.
Con questo vogliamo soltanto dire che non bastano idee conservatrici (col massimo rispetto per questo concetto) per autorizzare a bollare di fascismo chi se ne fa portavoce. Come d'altra parte dicono di Meloni sia i suoi alleati (Berlusconi) che gli avversari (Calenda).

Però, mentre Giorgia Meloni si affanna a battere ogni città e paese d'Italia per chiedere voti, c'è qualcuno che sembra volere metterle il bastone tra le ruote, certo involontariamente. Come un candidato di Fratelli d'Italia, Calogero Pisano, di cui, dal passato che lui pensava di avere cancellato, sono riemerse frasi inneggianti ad Adolf Hitler. Cosa che gli è costata la sospensione immediata da parte dei vertici di Fratelli d'Italia. Lui si è scusato dicendo che si trattava di cose vecchie di anni e che lui aveva già ripudiato. E' però un intoppo, nemmeno raro, che Giorgia Meloni deve risolvere a causa dei suoi sostenitori. Se poi si aggiunge che Pisano tutto è fuorché un semplice candidato, visto che era il coordinatore provinciale di Agrigento di FdI, si capisce come la corsa a salire sul carro dei vincitori imporrebbe maggiore rigore nella selezione.
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